Dare del tu alle cose

stando nella tua identità qualcuno o qualcosa ti viene contro, senza che tu lo abbia cercato, e sta a te decidere se lasciare entrare nel tuo “in” chi ti viene “contro”, trasformando la “battaglia” iniziale in “compagnia”...

Dare del tu alle cose

da Quaderni Cannibali

del 09 dicembre 2010

        

        

         Ho avuto la fortuna di partecipare ad una lettura di poesie di Montale al Teatro Dal Verme di Milano. Per due motivi: ho conosciuto Mario Calabresi e ho ascoltato Montale. Incontrare, cioè imbattersi (belle queste due parole fatte con il prefisso dello stato in luogo in- e il concetto di lotta, combattimento…), è la fortuna della vita:

         stando nella tua identità qualcuno o qualcosa ti viene contro, senza che tu lo abbia cercato, e sta a te decidere se lasciare entrare nel tuo “in” chi ti viene “contro”, trasformando la “battaglia” iniziale in “compagnia” (qualcuno con cui dividere il pane: cum+panis).

         Ma non è questo il racconto, ma quel che è accaduto ri-ascoltando un verso de I limoni:

 Vedi, in questi silenzi in cui le coses’abbandonano e sembrano vicinea tradire il loro ultimo segreto…

         Vedere nel silenzio: condizione per cui le cose siano sé stesse e tradiscano il segreto volto che nascondono.

         Le cose del mondo rimandano ad un oltre, non dicono solo sè stesse. E se fosse di più?

         Se il mondo fosse il volto attraverso cui il divino ci guarda e ci insegna a dargli del tu? In una persona, in un cielo stellato, nel disegno delle ali di una farfalle, nell’armonia aurea dei petali della rosa…

         Si rischia il panteismo, ma la parola “attraverso” mantiene la giusta distanza tra ciò che si manifesta e il suo essere, tra la percezione estetica e la presenza del sacro.

         Forse il silenzio è il tu delle cose?

         Dare del tu alle cose, nel silenzio, cioè lasciandole essere, è forse dare del tu a Dio?

Alessandro D’Avenia

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