Costa studiare e non solo per il prezzo dei libri, costa soprattutto mettere tutto se stessi e trovare in ciò che si fa qualcosa che appassioni, qualcosa di più grande dove stare bene. Non basta, però, "stare", la fatica consiste anche nell'andare, nel mettersi in gioco.
I veri costi della scuola: e non ci riferiamo ai soldi!
Quanto "costa" la scuola oggi? Siamo all'inizio del nuovo anno e proviamo subito a fare i conti, ma non quelli economici bensì con le risorse personali che studenti, famiglie e docenti sono chiamati a mettere in campo per i prossimi 200 giorni. Tra i banchi è chiesta forse la maggiore fatica, quella di intrigarsi dello studio perché non sia un'esperienza di sopravvivenza estrema, ma un'avventura avvincente. Costa studiare e non solo per il prezzo dei libri, costa soprattutto mettere tutto se stessi e trovare in ciò che si fa qualcosa che appassioni, qualcosa di più grande dove stare bene. Non basta, però, "stare", la fatica consiste anche nell'andare, nel mettersi in gioco. C'è poi il prezzo delle relazioni, del vivere la classe non da estranei ma da compagni, cioè da persone che condividono qualcosa ogni giorno, spesso il pane duro delle discipline o di qualche professore, non per necessità o per obbligo ma per il piacere di crescere insieme umanamente e culturalmente. Alle famiglie tocca l'onore e l'onere dell'accompagnamento non per forza ma per amore, tocca valorizzare quelle straordinarie risorse che sono i propri figli, creare legami significativi con i docenti, un'alleanza non tanto per controllare piuttosto per sostenere e promuovere. C'è anche qui un prezzo: spogliarsi dal fare gli avvocati difensori ad oltranza dinanzi ai prof, dal fare "il palo" per loro, dal pensare che i figli siano perfette macchine da studio pronte a realizzare le aspettative della famiglia.
E quali i costi per i professori? Sicuramente insegnare la disciplina per "incontrare" i ragazzi e non incontrarli per insegnare; costa non tenere il fiato sul collo per farsi temere, ma fargli sentire una presenza promuovente che c'è anche quando si sbaglia; essere disponibili a "fare loro credito" di fiducia e di incoraggiamento. E che dire poi del faticoso ma determinante lavoro di squadra tra colleghi e la capacità di intesa con le famiglie? In alcuni casi, forse, le tre categorie in gioco durante l'anno scolastico sarebbero persino pronte a pagare in denaro anziché affrontare le suddette questioni e gli impegni indicati giorno per giorno, faccia a faccia. Eppure investire in fatica educativa e relazionale ripaga la maggior parte delle volte; certo ci vuole tempo e si richiede la pazienza dell'agricoltore il quale sa che verranno i giorni buoni e che la tempesta passerà. Per questo nella scuola c'è bisogno di uno sguardo nuovo, meravigliato e al contempo concreto seppur visto da prospettive diverse. È lo sguardo del primo giorno di scuola all'inizio di ogni nuovo ciclo di studi, che - se ci pensiamo bene - è diverso da quello di tutti gli altri giorni ed è l'unico comune tra studenti, genitori e docenti. Andrebbe immortalato in una foto da appendere e portare con sé non per amarcord, bensì per ricordare e ricordarsi chi siamo, cosa abbiamo scelto, quando lo abbiamo fatto, perché siamo a questo punto, come ci siamo arrivati, quanto ci è costato e, insomma, che ne vale la pena!
Marco Pappalardo
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