Avevo 13 anni e pensavo solo allo sport, soprattutto alla pallacanestro. La cosa curiosa era che non avevo le qualità necessarie per diventare una stella: ero piuttosto basso e soprattutto cicciottello. È logico, un bambino non è molto realista quando insegue i suoi sogni!
del 18 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
È questo il mio posto!            P. Jesús Parreño, L.C. è nato il 29 novembre 1975 a Castellón, in Spagna. Nell’estate del 1989 è entrato nel centro vocazionale dei Legionari di Cristo a Moncada in Spagna. Ha fatto il noviziato e gli studi umanistici a Salamanca e ha conseguito la laurea in Filosofia e il baccalaureato in Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum a Roma.Ecco la sua testimonianza vocazionale           Avevo 13 anni e pensavo solo allo sport, soprattutto alla pallacanestro. La cosa curiosa era che non avevo le qualità necessarie per diventare una stella: ero piuttosto basso e soprattutto cicciottello. È logico, un bambino non è molto realista quando insegue i suoi sogni! Mi piaceva anche leggere, soprattutto Asterix e Obelix e poi le novelle di Conan Doyle e quelle di Agatha Christie. E poi ogni settimana mi compravo la rivista dei “Giganti del basket”. A dispetto delle apparenze, non studiavo. Quando tornavo da scuola lanciavo lo zaino con i libri nella mia camera, mangiavo velocemente la merenda e andavo fuori, in strada, a giocare! Come molti altri studiavo solo, forzatamente, poche ore prima degli esami.           Dall’esito del test psicologico, che hanno fatto quell’anno a tutti gli studenti del mio corso - ancora rido quando ci penso - è emerso che volevo fare il poliziotto, cosa che non era assolutamente vera. D’altra parte devo dire che l’ultima cosa che mi passava per la testa era quella di fare il sacerdote!           Non ero nemmeno un grande esempio a scuola. Quell’anno, in inglese, mi hanno sospeso con uno zero, nella pagella trimestrale, per cattiva condotta.           Andavo d’accordo con tutti in classe. Mi muovevo in tutti gli ambienti e nei gruppi che si formavano a scuola dai più “teppisti” fino a quelli più “secchioni”. Bisogna dire che avevo una certa formazione religiosa. I miei genitori avrebbero voluto mandarmi in una scuola religiosa ma non è stato possibile. Hanno cercato comunque di darmi una formazione cristiana e hanno trovato alcuni campi organizzati dal Movimento «Unione secolare di Sant’Antonio Maria Claret». Toni, l’incaricato di questo Movimento a Castellón, conosceva mio padre. Così sin da quando avevo 11 anni partecipavo ai campi estivi di quindici giorni in cui, tra giochi e monellerie, vivevamo intensamente la nostra fede cristiana con la S. Messa quotidiana, la confessione, il rosario, i colloqui di formazione, i concorsi di catechismo… il gruppo di Castellón che prendeva parte a questi campi estivi si riuniva anche durante l’anno per diverse attività: i più grandi facevano adorazione notturna, i più piccoli facevano parte del gruppo di Tarcisi. Per Natale si organizzava un’opera di teatro sulla Natività. Mi ricordo ancora i miei due ruoli principali. Soldato romano e demonio. Sebbene non partecipassi molto al gruppo, qualcosa si stava formando.           È stato proprio nel gruppo dei Tarcisi che si è presentato un sacerdote legionario di Cristo, Padre Agustín de la Vega, per parlarci del centro vocazionale (o seminario minore) dei Legionari di Cristo a Moncada. Come era arrivato Padre Agustín nel nostro gruppo? Fu una carambola della Provvidenza che sarebbe troppo lunga da spiegare. Aggiungo anche, solo per dare un’idea più concreta di come Dio muova i fili di ogni vocazione, che sebbene mi avessero avvisato che quel girono ci sarebbe stata una persona importante, proprio quel sabato non andai all’incontro. Dissi all’incaricato che avevo un impegno molto importante (andare a una partita di basket). Però Lui si assicurò che ci andasse un mio amico, uno che non andava mai agli incontri, ma i suoi genitori volevano mandarlo in un seminario minore. Così, la settimana successiva quando lo incontrai a scuola, il mio amico mi raccontò che il fine settimana dopo sarebbe andato in un seminario. Quando mi disse che avremmo perso le lezioni del venerdì pomeriggio non potei dirgli di no!           Così visitai il centro vocazionale dei Legionari di Cristo a Moncada e rimasi colpito dall’ambiente stupendo che regnava in quel luogo. Era come un’oasi di pace e di felicità. I seminaristi avevano qualcosa di speciale: la loro gioia, l’entusiasmo. La grazia di Dio, la sua presenza si sentiva in modo misterioso ma reale. Quando P. Agustín mi invitò a tornare in estate domandai se c’era la possibilità di studiare, perché sicuramente sarei stato rimandato in inglese. Mi disse di sì. E questa fu una delle motivazioni che diedi ai miei genitori per tornare in luglio.           Mentre si avvicinava l’estate cominciai a dimenticare la prima esperienza in seminario. Cominciavo a immaginarmi come un adolescente che si crede maturo, che studia all’Istituto, che sta con le ragazze, che si diverte, va alle feste e altro. Il viaggio di fine anno accelerò ancora questi progetti. Arrivai a pensare che passare l’estate in seminario era come buttare via un’estate della mia vita. Così dissi a mia madre che non volevo più andare in seminario. La risposta di mia madre fu perentoria: «hai detto a P. Agustín che andrai e adesso ci vai. Devi essere un uomo di parola. Se poi non vuoi fermarti ritornerai». Mi madre mi disse questo pensando più all’inglese e presentendo che non sarei rimasto perché ci andavo costretto da lei.           Poi quando sono arrivato nel centro vocazionale, di nuovo, ho come intuito che quello era il mio posto. Successivamente ho cominciato a interiorizzare quell’esperienza: quello era il luogo che Dio voleva per me, quindi Dio voleva che io fossi Legionario di Cristo. Se Dio voleva che fossi legionario di conseguenza voleva che fossi sacerdote. Queste riflessioni sono venute fuori in modo semplice e spontaneo. Non ho mai ascoltato in questa prima fase la voce di Dio esplicitamente però avevo una convinzione profonda che quel luogo fosse per me. Del resto, Dio parla in molti modo diversi.           Mia madre rimase molto sorpresa quando venne a prendermi, alla fine dell’estate e trovò che stavo molto bene con gli altri studenti. Dato che volevo rimanere nel centro vocazionale i miei genitori mi diedero il permesso. Avevo solo 13 anni. Il tempo nel seminario minore passò velocemente. Per i miei genitori il passaggio al noviziato fu il momento più difficile perché io ero l’unico maschio e il prediletto della casa. Nel momento in cui ho incontrato resistenza nei miei genitori, non tanto per la vocazione ma per la difficoltà concreta del distacco, la Vergine Maria mi ha sostenuto con la sua intercessione e ha dato forza ai miei genitori affinché mi lasciassero seguire la chiamata di Dio. Non è stato facile, però Dio ha premiato anche loro con la sua generosità e adesso sono pienamente felici e soddisfatti della mia vocazione legionaria e sacerdotale.           Grazie a Dio la maturazione interiore di questa chiamata è andata crescendo con il passare del tempo e con la speranza sempre viva di arrivare al sacerdozio. Da quando sono entrato in noviziato sono passati già 15 anni. È stato un cammino meraviglioso. Non ho mai dubitato della mia vocazione sebbene ci siano state delle difficoltà. Ogni tappa di formazione è stata come una grazia di Dio.           La presenza e la vicinanza dei superiori che mi hanno accompagnato lungo questo cammino è stata fondamentale. Dio fa miracoli e toccare con mano la sua azione nelle anime che mette sul nostro cammino è bellissimo. Perciò davanti al dono del sacerdozio e al nascere della paura per la sproporzione tre le mie forze e la missione, la certezza della presenza di Maria e di Cristo, che si sono presi cura di me finora, mi ha infuso una enorme fiducia, pace e serenità. In questi momenti ho sentito anche io, dalla Vergine, le parole che disse a Juan Diego: «Non avere paura, non sono qui io che sono tua Madre?». E anche Gesù si è fatto presente con la sua promessa: «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi».
P. Jesús Parreño
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