Niente più delle loro parole può testimoniare il clima che si è respirato a Madrid. Niente più delle loro emozioni può spiegare cosa significhi far parte di una grande, gioiosa famiglia.
del 16 settembre 2011
 
Gabriele, Gaia, Martina
          “Torno a casa saldo nella fede perché questa bella esperienza mi ha aiutato a crescere e così ripartirò nel modo migliore”. Gabriele è di Parma, ha appena compiuto 18 anni. Quella di Madrid è stata la sua prima Gmg e certamente non la dimenticherà. Perché tra quei quasi due milioni di giovani che a Cuatro Vientos hanno resistito al calore del sole e alla bufera di pioggia e vento c’era anche lui, insieme al gruppo dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana del Movimento Giovanile Salesiano: “sotto il profilo cristiano capisci che non sei solo, che in tanti credono come te”, dice con semplicità. E per Gabriele ha un grande valore dato che da qualche tempo sentiva la sua fede vacillare. “Senti di far parte di qualcosa di più grande e vedi che non sei solo a farne parte... E tutto questo ti dà una carica immensa”, aggiunge Gaia di Reggio Emilia. Del resto, conferma Martina, la “Gmg ti cambia totalmente” tanto che alla fine puoi solamente dire “grazie alle persone conosciute, a quelle salutate, a quelli con cui si è pregato, cantato, ballato, riso, giocato e ovviamente a chi ha reso questa settimana speciale”.
          Sono giunti a Madrid da ogni continente, ma gli italiani hanno davvero fatto la parte del leone: alla fine erano 110 mila, accompagnati da 110 vescovi (praticamente metà dell’episcopato) e rappresentavano tutte le diocesi della nostra penisola, nessuna esclusa. C’è chi ha scelto di partecipare ai giorni di accoglienza nelle diocesi iberiche, chi ha raggiunto direttamente la capitale. In aereo, in nave, in pullman, perfino in bici. Con uno zaino pieno di speranze, attese, ma anche dubbi, interrogativi, inquietudini.  
Donata
          “Tutto ciò che mi aspettavo dalla Gmg è stato ampiamente superato dalla incredibilità di questa esperienza, che non è nemmeno riassumibile a parole”, confida Donata, studentessa della provincia di Varese. All’appuntamento spagnolo era arrivata con “la voglia di poter respirare ad ampi polmoni l’universalità della fede nel nostro amorevole Dio”. E non è rimasta delusa. Anzi: è convinta che la Gmg non sia finita, ma possa e debba continuare nella quotidianità. “Sono sicura che lo slancio che porteremo a casa ci darà la grinta per contagiare tutti gli amici che incontreremo”, afferma ricordando che l’impegno è proprio quello di “essere testimoni di quanto sia straordinario vivere la fede nel Vangelo”. 
          L’evento spagnolo infatti non è stato un fatto isolato, un episodio destinato (sebbene abbia colpito positivamente anche i più scettici) a rimanere circoscritto in un certo momento storico e in un unico spazio. I giovani hanno accolto davvero l’invito di Benedetto XVI a testimoniare la fede “negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza” perché “non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri”. “Non conservate Cristo per voi stessi; comunicate agli altri la gioia della vostra fede”, è stato l’appello del Papa. 
          E loro lo hanno fatto. Lì, per le strade e le piazze di Madrid dove i colori, i cori e le bandiere hanno aggiunto calore alle già alte temperature di metà agosto. A Cuatro Vientos, nell’aerodromo che non ha smesso di emanare entusiasmo neppure di fronte agli scherzi atmosferici. Nelle parrocchie, nei gruppi e negli oratori che nei prossimi mesi diventeranno i luoghi del racconto.
Angela 
          Di quell’esperienza che, spiega Angela di Catania, resta indimenticabile: “le emozioni sono state tantissime e per certi versi indescrivibili perché le gioie intime del cuore sono difficili da esprimere a parole ed esse possono trasparire solo attraverso la nostra gioia”. Perché si tratta “un'esperienza di fede condivisa, un cuor solo ed un’anima sola con i giovani provenienti da tutto il mondo che hanno popolato come un fiume in piena Madrid; sì, un fiume in piena per le vie che non faceva che testimoniare e urlare l’amore per Cristo”. Per Angela la Gmg è stata “una gioia indescrivibile, una festa di sguardi, una moltitudine di lingue differenti che parlava la stessa lingua del cuore: l’amore per Gesù”. 
Stefano
          Stefano ricorda “silenzi e suoni; festa e raccoglimento”. “Alla Gmg – osserva - trovi questi accostamenti che non stridono, ma si armonizzano in modo unico e irripetibile. Vedi allora giovani saltare ad un concerto e un po’ dopo in ginocchio alla Messa, vedi il clamore di una città per l’arrivo del Papa e più tardi il silenzio di preghiera per la Via Crucis”. “Contraddizioni?”, si chiede. “No, – è la sua risposta - è piuttosto la sana capacità di essere uomini a più dimensioni. E questo alla Gmg s’impara”. E si impara anche dalla Gmg. 
Nicola
          “Il Papa ha potuto vedere come siamo realmente, come abbracciamo la fede”, sottolinea Nicola di Torino. Non solo il Papa, per il quale le giornate madrilene sono state una nuova e bella conferma della forza dei giovani, della speranza che rappresentano per la Chiesa e la società. Ma soprattutto la stampa sempre incredula e guardinga, la città e gli organizzatori sicuramente stupiti da numeri che non si aspettavano, gli osservatori e gli analisti troppo attenti a statistiche e tendenze.
Giulia e Sara
          Quantità e qualità: “esta es la joventud del Papa”. Che non ha paura, che si impegna, che c’è: “partecipare alla Gmg – dice Giulia - mi ha aiutato a riscoprire la figura e l’importanza dei giovani, a ritrovare la fiducia nella nostra generazione”. “Anche se a volte, nei nostri paesi, ci può sembrare di essere soli, queste occasioni ci fanno invece rendere conto che siamo veramente un ‘esercito’, e ciò che ci unisce è la fede in Gesù”, le fa eco Sara di Iglesias che da Madrid riparte con una certezza: “non siamo pochi e, quindi, non possiamo mai permetterci di lasciarci prendere dallo sconforto”. 
 
Stefania Careddu
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