Tu sei l'infinito, mio Dio, il senza confini. Tutto, quanto è e può essere, è presente realtà in te. Quanto io posso conoscere ha avuto dall'eterno sua patria nella tua mente; quanto io bramo tu hai da sempre posseduto; quanto io amo, è, nella sua ultima verità, quello che tu hai compreso da sempre nel tuo amore: sei tu...
del 01 gennaio 2002
Tu sei l'infinito, mio Dio, il senza confini. Tutto, quanto è e può essere, è presente realtà in te. Quanto io posso conoscere ha avuto dall'eterno sua patria nella tua mente; quanto io bramo tu hai da sempre posseduto; quanto io amo, è, nella sua ultima verità, quello che tu hai compreso da sempre nel tuo amore: sei tu. Tu la sapienza, la potenza, la bontà, la vita, la forza, tu tutto quanto io posso pensare, tutto quello in cui può terminare la mia nostalgia. Ma tu come sei tutto insieme?
Quanto io so e bramo ed amo, qui, dove ha dimora il mio essere, è sempre spartito e disperso. Tutto si dissolve: il pensiero è atono e smorto; la bontà è impotente; la potenza è senza amore, e l'incurante forza vitale è bruta e senza mente. Non ci è mai dato, nel nostro piccolo essere, di stringere assieme tutto: vita e sapienza, bontà e potere, forza e tenerezza e tutti gli altri valori della nostra vita a cui non vogliamo né possiamo rinunciare. Solo questo possiamo fare noi, e lo dobbiamo anche: stabilire una scala di valori e a ciascuno fissare il suo posto e la sua parte nella nostra vita, perchè nessuno la assorba tutta ed elimini gli altri valori. Dobbiamo tenere ordine e misura. E badare che lo spirito non diventi l'avversario dell'anima, che la bontà non diventi debolezza o la forza violenza brutale. Fra tutti questi valori si svolge la nostra vita e ciascuno esige la sua parte per realizzarsi e vivere in noi e per noi. E dobbiamo stare guardinghi e dividere fra loro, come in piccole avare porzioni, la nostra forza finita. Mai non possiamo impegnare interamente il nostro vivere, mai prodigarci; sotto pena di annientare noi e la vita, in quella prodigalità immoderata ed esclusiva. Quelli che sanno tutto, raramente sanno amare; quelli che possono tutto, sono di solito duri; di chi è bello si suol dire che è sciocco. E deve anche essere così: come possiamo noi, finiti, essere tutto?
Ma pure, dov'è l'onniscienza che è eterno amore e l'onnipotenza che rimane ogni bontà, e il calore e il vigore della vita, o la bellezza che siano insieme saggezza e spirito altrettanto vivace? Dov'è che tutto quanto è grande può crescere all'infinito, espandersi inesorabile senza confini, imporsi senza riguardo e proprio così non distruggere, ma essere ogni altro valore?
In te, mio Dio: tu sei il tutto di ogni perfezione e intero in ciascuna. Ed ogni valore che noi pensiamo in te grande senza confini, non esclude nessun altro dal regno delle realtà, ma gli dà anzi luogo nella propria ampiezza senza fine. Il tuo sapere si espande in onniscienza così che l'onniscienza diviene onnipotenza e la terribile inesorabile onnipotenza è la stessa irresistibile forza della tua bontà. E ognuno dei valori che nel ,mio piccolo essere si finiscono, si comprimono e si escludono a vicenda, diviene in te l'infinità, che è unità e infinità ad un tempo. Ciascuno dei tuoi attributi è da sé solo tutto il tuo essere sconfinato, porta nel suo seno tutta la realtà.
C'è almeno un essere in cui posso amare, senza confini né condizioni, senza pensiero di misura o proporzione: e sei tu. E nell'amore della tua santità, libero da ogni misura, diventa tollerabile questa nostra vita sempre costretta alla misura e all'ordine. La nostalgia di infinito del nostro cuore si può dilatare in te senza misura, senza traviare; e in tutto quanto è in te posso prodigare il mio amore perchè tu sei tutto in tutto. Se noi amando possiamo raggiungere te, cadono quasi da noi, almeno per quell'ora dell' amore, i confini angusti della nostra finitudine. E allora ritroviamo la g101a anche nella nostra povertà consueta.
Così la tua infinità è la redenzione della nostra finitudine. Eppure, mio Dio, ti devo confessare che più ci penso, più mi invade un senso d'angoscia davanti a questo tuo essere. Minaccia la mia sicurezza e io mi ci smarrisco. Ho sempre l'impressione, e il timore, che sia solo per te questa tua infinità, in cui tutto è uno e lo stesso. Sì, tu sei sempre tutto, in ogni tuo attributo e in ogni tua opera. Tu sei sempre il tutto anche quando scendi su di me, quando entri nella mia vita. Il lampo della tua onnipotenza è sempre, da sé, il dolce lume della tua sapienza. Tu puoi immettere libero tutto il tuo essere nella tua potenza, ché con questo il tuo mare non abbandona alcun lido, non lascia scoperta alcuna possibilità che tu non riempia sempre della tua realtà. Tu puoi essere un giudizio inesorabile e il verdetto di condanna risuona sempre, per te, come il gaudio che canta la tua bontà infinita. Ma per me, per la mia piccolezza, tutto questo è tremendo e orribile e mi agita fin nelle ultime fibre del mio essere. Tu sei sempre tu, il tutto, comunque tu tratti con me; tu sei per te sempre l'infinita unità di ogni realtà, tanto se mi ami quanto se passi via da me; tanto se mi tocca la tua bontà o la tua potenza, la tua misericordia o la tua giustizia. Ma appunto perchè comunque tu ti manifesti, sei sempre l'infinita unità di ogni essere, proprio per questo io non so mai, s'io penso alla tua infinità, che cosa tu sia per me. Se voglio immetterti nel calcolo della mia vita, devo scrivere la cifra enigmatica della tua infinità, in cui c'è sempre tutto e ogni cosa, e il calcolo della mia vita diventa pure un enigma insolubile. Come posso contare sulla tua bontà se essa è il tuo santo rigore, o sulla tua misericordia, se essa è anche la tua inesorabile giustizia? Tu mi dici sempre tutto: la tua infinità. Ma questa parola annienta ogni consiglio del mio essere finito. E così tu sei la perenne minaccia nella mia vita, e la fine di ogni mia sicurezza.
No, Signore, tu mi devi dire una parola che non possa significare ogni cosa e tutto ad un tempo. Mi devi dire una parola che significhi una. cosa sola, una cosa che non sia tutto. Tu devi, affinché cessi da me il terrore della tua infinità, ridurre finita la tua infinita parola, che possa entrare nella mia piccolezza, che le si adatti. senza distruggere la piccola dimora in cui solo può vivere il mio essere finito. Allora la potrò comprendere, senza che l'infinità tua e della tua parola metta la confusione nel mio spirito e l'angoscia nel mio cuore. Nel tuo « verbum abbreviatum », nella tua parola rimpiccolita, che non dice tutto ma che io posso intendere, io ritroverò ancora il respiro. Una parola umana devi assumere a tua parola e questa devi dire, alla tua creatura. Non dire tutto quello che sei nella tua infinità: dimmi solo che mi ami, dimmi che sei buono con me. Dimmelo, ma non nel tuo linguaggio divino, in cui il tuo amore significa sempre l'inesorabile tua giustizia e la tua potenza distruggitrice; dimmelo nella mia lingua, che io non abbia a temere che il nome dell' amore nasconda in sé altro che la tua bontà e la misericordia tua dolce.
Oh Dio infinito, tu me l'hai voluta dire questa parola! Hai comandato al mare tuo infinito di non fiottare più oltre la cinta che richiude sì, il campo del mio essere, ma anche lo protegge nella sua piccola estensione, accanto alla tua infinità. Hai voluto che dal tuo mare non venisse più, sopra la mia piccola povera terra, se non la mite tua rugiada. Tu sei venuto in parola d'uomo. Poiché tu, infinito, sei il Dio di nostro Signore Gesù Cristo. Egli ci ha parlato in parole d'uomo: e il nome dell'amore non nasconde più nulla che io debba temere. Se egli dice che ci ama e che tu ci ami in lui, questa parola esce da un cuore di uomo: e in un cuore d'uomo essa ha solo un significato, che è la nostra beatitudine. E se questo cuore di uomo ci ama, il cuore del Figlio tuo, il cuore che - siine tu benedetto - è pur finito come il mio, allora s'acquieta il mio 'Cuore. S'esso mi ama, io so che l'amore di un cuore umano non è che vero amore e niente altro. E Gesù mi ha detto davvero ch'egli mi ama e la sua parola è uscita dal suo cuore di uomo. E questo cuore è il tuo cuore, tu Dio di nostro Signore Gesù Cristo. E se il cuore umano del tuo Figlio è indicibilmente più ricco e più grande del mio, è indicibilmente più ricco solo in amore, più grande in quella bontà che è solo bontà e amore e non cela in sé la terribile tua infinità, che è sempre tutto.
Dammi, o Dio infinito, ch'io tenga sempre in Gesù Cristo, mio Signore, la mia speranza. Il suo cuore mi manifesti quello che tu sei per me. Al suo cuore voglio guardare, quando io brami sapere chi tu sei. La tua infinità da sola, nella quale sei sempre tutto, abbaglia la mia anima e mi getta in quella tenebra del tuo essere senza confini, che è più dura di ogni notte di questa terra. E perciò io voglio guardare al cuore umano di Gesù, o Dio del mio Signore, e allora vedrò che tu mi ami.
E ancora una preghiera: fa il mio cuore come il cuore del Figlio tuo; così largo e così ricco di amore; che i miei fratelli... che uno almeno, nella mia vita, venga per questa via, a comprendere che tu lo ami. Dio del mio Signore Gesù Cristo, che io ti possa trovare nel suo cuore.
Karl Rahner
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