Dio mi aiuta anche a giocare a calcio

Nel ritiro di Hong Kong c'era chi cercava ristoranti o negozi di elettronica, lui solo una chiesa. Storia di un calciatore anomalo, convertito sul campo. Che è riuscito a trovare la felicità oltre il pallone... Nicola Legrottaglie si tocca il cuore con la mano destra quando parla di Dio...

Dio mi aiuta anche a giocare a calcio

da Quaderni Cannibali

del 02 febbraio 2009

Le chiedo un favore, non parliamo della guerra in Israele. Sono stato frainteso e non vorrei tornare sull’argomento». Lei però ha detto che Israele non riconobbe Dio e per questo ora paga... «Mi creda, soffro per questa guerra. Israeliani e palestinesi sono fratelli, la guerra fa male a tutti. Dio dice: “Pregate per il popolo d’Israele”. E questo io faccio. Oltre che giocare a calcio, con il massimo impegno».

Nicola Legrottaglie si tocca il cuore con la mano destra quando parla di Dio. Ha mani lunghe e curate, è vestito con la divisa elegante della Juventus. Arriva puntuale al media center di Vinovo, a pochi chilometri da Torino, parcheggia la sua Mercedes Ml, scende e saluta tutti. Solo qualche minuto prima del suo arrivo un addetto ai lavori non riesce a trattenere la battuta: «A Torino è nevicato ma Nicola non scivola perché Dio lo sostiene».

Legrottaglie dal gennaio 2006 mette Dio al primo posto nella sua vita e da allora, chissà perché, gli sfottò negli spogliatoi si sprecano. Tra i suoi compagni di squadra alcuni lo rispettano, altri non resistono e quando arriva lui si scambiano sguardi maliziosi.

Nel ritiro estivo della Juventus a Hong Kong gli assistenti della squadra cercavano di accontentare tutte le richieste private degli atleti. C’era chi voleva mangiare in un ristorante italiano, chi cercava un negozio di elettronica; Legrottaglie desiderava solo entrare in una chiesa cristiana. Impresa non facile in Cina.

 

È vero che anche in trasferta ha sempre bisogno di una chiesa?

A Hong Kong la cercavo perché ero curioso di vedere un tempio evangelico dall’altra parte del mondo, però non vorrei passare per un baciapile. Io prego anche da solo, più volte al giorno. La verità di tutta questa storia è che sono talmente felice della mia condizione spirituale che non riesco a tenerla per me. Dio mi rende felice ed è inevitabile che gli altri se ne accorgano.

Il suo comportamento non corrisponde al cliché classico del calciatore. Ne sono consapevole. Fino a 28 anni anch’io conducevo una vita sbagliata.

 

Sbagliata in che senso?

Ero vuoto dentro. Uscivo con i compagni, andavo alle feste, facevo tardi ma poi, una volta tornato a casa, mi chiedevo: cosa mi è rimasto di questa serata? Sentivo che qualcosa stava cambiando quando sono approdato alla Juventus. Stavo realizzando il sogno della mia vita, avevo lavorato sodo tutta la vita per arrivare fino lì.

Eppure, mi sentivo solo. Forse non avrei trovato Dio se non avessi toccato il fondo.

 

Anche Gianluigi Buffon, suo compagno di squadra, ha detto pi√π o meno la stessa cosa. Che cosa vi accomuna?

Avere i soldi e la fama non basta per essere felici. Io non ero depresso come Gigi, però mi sentivo incompleto, non mi piacevo. Ho imparato a mie spese che il dolore è una strada per arrivare alla felicità.

 

 

C’è stato un motivo scatenante?

Forse la mia dipendenza dal sesso. Vedevo una donna e la desideravo sessualmente. Poi però, quando l’avevo ottenuta, non m’importava più di lei e questo mi faceva stare male. Oggi ringrazio Dio per avermi aiutato. Avrei potuto sposare la donna sbagliata e mettere al mondo figli che sarebbero stati degli infelici. E a loro volta avrebbero creato altra infelicità.

 

Chi l’ha aiutata ad avvicinarsi a Dio?

Ero in prestito al Siena. Un compagno, Thomas Guzman, e sua moglie mi hanno aiutato a ritrovarmi. Ho cominciato a pregare, a leggere la Bibbia, e passo dopo passo sentivo che seguendo le parole del Vangelo colmavo quel vuoto. Non è un caso se sono migliorato anche in campo. Oggi ne sono certo: se segui l’insegnamento di Dio non sbagli, fai sempre la cosa giusta. E sei felice.

 

Come passa le sue serate?

Con un gruppo di amici di Torino ci troviamo a leggere la Bibbia, a organizzare cene in pizzeria o a casa. Cantiamo pure. E ho scoperto di essere intonato. Si dice che da tre anni lei pratichi l’astinenza dal sesso.

Non mi piace parlare del mio privato, però è vero. Donne e uomini sono sulla Terra per un unico fine, sposarsi e procreare. Nient’altro. Oggi invece non fai in tempo a dirti ciao che hai già consumato, e dopo non hai più niente da dirti. Amando Dio sento che il desiderio viene meno, posso resistere senza il sesso. Io so che Dio ha già scelto la persona giusta per me, la sto solo aspettando. Per questo la rispetto fin d’ora. Spero che anche lei faccia lo stesso con me e si stia comportando bene.

 

E come scoprirà qual è la donna giusta?

Quando non riuscirò più a tenere a bada il desiderio, allora sarà quella la donna che sposerò.

 

Complicato...

Invece è bellissimo imparare a conquistare una donna.

 

I suoi colleghi cosa ne pensano?

Non m’importa di quello che pensano, rido alle loro battute, anch’io ero come loro. Dio mi dà la serenità per affrontare al meglio la mia vita. Negli ultimi anni sono cresciuto anche in campo perché ho una tranquillità che prima non avevo. In questo senso Dio è con me.

 

Nel calcio chi predica Dio rischia di venire emarginato. Come chi è gay. Con lei si è mai confidato qualcuno?

No, però mi fa male sapere che c’è qualcuno che soffre della propria condizione e viene escluso. Lancio un appello: se ci sono colleghi gay che cercano una parola di conforto, io sono pronto ad ascoltarli.

 

Tra i suoi compagni chi è quello che la comprende di più?

Amauri, è molto sensibile e religioso.

 

E il compagno di squadra che le piacerebbe convertire?

Cristiano Zanetti.

 

Perché?

(Ride). Siamo diversi: è il contrario di me.

 

Lei bestemmia mai in campo?

Mai. E quando qualcuno lo fa gli chiedo se può evitare.

 

Ai fedeli della Chiesa evangelica viene chiesto pi√π denaro?

Non ci sono obblighi. Quando faccio un’offerta per me è un grande piacere. Ha cambiato stile di vita ma la passione per le belle macchine rimane. Da tre anni ho la stessa auto, voglio cambiarla con una più piccola ma non ho ancora deciso quale comprare. I soldi spesi nelle macchine sono soldi buttati.

 

Come si vede fra qualche anno?

Data la mia popolarità cercherò di portare la parola di Dio in giro per il mondo. Qualcuno ha scritto che farò il sacerdote ma non credo di esserne all’altezza. Il mio primo viaggio sarà in Terra Santa. Poi mi piacerebbe trasferirmi in Africa. Seguo due associazioni, Missione possibile onlus e Compassion. Entrambe si occupano di adozioni. Mi piacerebbe fare di più per loro.

 

Ha adottato a distanza bambini?

Sì, nove. Li vedo crescere, mi mandano le foto, quando posso vado a trovarli.

 

Calcisticamente cosa sarà di lei?

Fino al 2011 sono legato alla Juve, la squadra più bella del mondo. Poi non so. Potrei andare negli Stati Uniti per qualche anno e finire lì la mia carriera. Lei è arrivato alla Juve perché l’ha voluta

 

Luciano Moggi. L’ha più sentito?

Due volte dopo che ha lasciato la squadra. Poi non pi√π.

 

Che ne pensa della sentenza?

Io a lui devo molto, con me è stato grande e lo difenderò sempre. Se ha delle colpe, questo non sta a me dirlo, però in Terra tutti siamo peccatori e tutti possiamo sbagliare. E dobbiamo essere perdonati.

 

Diplomatico. Ora sia sincero: se dovesse vincere lo scudetto, una serata sopra le righe non se la concederebbe?

Non vorrei averle dato l’impressione sbagliata. Mi piace bere del buon vino, se qualcuno m’invita vado a ballare e se trovo la donna giusta posso anche baciarla. Passando però prima per l’amicizia. Per il resto la strada per la vittoria si percorre con fatica e umiltà. Fuori e dentro il campo.

 

Annalia Venezia

http://www.panorama.it

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