Da De Andrè a Mick Jegger, passando per Battiato: gli autori che hanno cantato Dio. In ogni epoca la musica ha regalato testi che rivelano, in modo più o meno esplicito, più o meno sorprendente, un forte anelito religioso, il bisogno di Lui. Voli pindarici (e sommari) tra le note che parlano di Lui.
del 11 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Atei, anticlericali, cristiani, cattolici, dubbiosi, praticanti. Cantanti di ogni fede o miscredenti hanno parlato di Dio nei loro testi. Lo hanno cercato, Lo hanno incontrato, Lo hanno invocato, Gli hanno chiesto aiuto, L’hanno ringraziato.
          In ogni epoca la musica ha regalato testi che rivelano, in modo più o meno esplicito, più o meno sorprendente, un forte anelito religioso, il bisogno di Lui.
          E ogni epoca lo ha fatto coniugando questo sentimento con i dubbi, le istanze, le paure, le conquiste che l’hanno contrassegnata, dando voce ai pensieri di tanti, soprattutto dei giovani che trovano nella musica uno sfogo, un conforto, un canale per comunicare al mondo sogni e bisogni.
Anni ‘60 
          Se fosse un titolo di giornale sarebbe “1960 - Scoppia la guerra in Vietnam” oppure “1962 – Inizia il Concilio Vaticano II”. Ma potrebbe anche essere “1968 - Muore Martin Luther King”. Siamo negli anni ’60, contrassegnati da grandi stravolgimenti culturali e sociali. Il sipario sulla seconda guerra mondiale è sceso da appena tre lustri. Sono i tempi delle manifestazioni e delle proteste; mentre i giovani occupano le università, contestano il perbenismo borghese e l’ipocrisia, denunciano la violenza e si oppongono alla guerra, chiedono pace e un mondo giusto, si ribellano ai cliché attraverso la trasgressione, i cantautori trasformano queste istanze in musica, manifestando il bisogno di “risorgere” dalle tenebre in cui la società e l’uomo sembrano caduti. “Perché noi tutti ormai sappiamo che se dio muore è per tre giorni e poi risorge” canta Francesco Guccini, in un brano che, a dispetto del titolo, parla del bisogno di Dio per risanare un mondo che sembra non funzionare più. “Ho visto la gente della mia età andare via, lungo strade che non portano mai a niente …dentro alle notti che dal vino son bagnate, dentro alle stanze da pastiglie trasformate …Dio … è morto nei campi di sterminio, coi miti della razza, con gli odi di partito…”.  
          E sempre in quegli anni, tra i cantautori italiani che maggiormente hanno citato Dio nelle loro canzoni c’è Fabrizio De Andrè. Su 128 testi scritti, in 88 parla di Lui. Eppure era notoriamente anticlericale e non cattolico. Ma un forte sentimento religioso animava i suoi pensieri certamente, tanto che nella canzone Il pescatore evoca un passo del Vangelo secondo Matteo, “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare …”, quando canta “versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete, ho fame”. Ma anche quando sembra dissacrante con i suoi testi, come accade nelle famose Spiritual, Si chiamava Gesù o Il testamento di Tito in cui mette in discussione la religione in modo apparentemente provocatorio, lascia però trasparire un forte bisogno di trascendenza. Tanto che se la televisione pubblica censurò le sue canzoni, la Radio Vaticana le inserì in un suo programma.
Anni ‘70/80 
          Sono quelli del terrorismo. Se fosse un titolo di giornale sarebbe “9 maggio 1978 – Aldo Moro assassinato dalle Brigate Rosse”. Ma sono anche gli anni della messa in discussione delle istituzioni, Chiesa compresa. I giovani sentono sempre il bisogno di Qualcuno a cui rapportarsi, che però non è il Dio dei Vangeli, quello che ti insegnano al catechismo, che incontri nella Messa (quello “noioso, preso andando a dottrina”, come dirà Luca Carboni nel successo del 1987 Silvia lo sai), ma un Dio molto più intimo e profondo.
          Questa esigenza si ritrova nelle canzoni dell’epoca. Una per tutti: Potrebbe essere Dio, scritta da Renato Zero nel 1980 e contenuta nell’album Tregua. “Dove abita io non saprei, magari in un cuore, in un atto d’amore, nel tuo immenso io c’è Dio, potrebbe essere Dio”.
Anni ‘90 
L’evento storico della caduta del muro di Berlino, 1989, chiude una pagina di storia e segna l’inizio di un nuovo ciclo che si apre con la guerra del Golfo, nel 1990. Nel ’91 è la volta della ex Jugoslavia. Tra la primavera e l’estate del 1992 muoiono tragicamente i magistrati Falcone e Borsellino e scoppia lo scandalo Mani Pulite. Il 1994 è l’anno del genocidio in Rwanda. La società va assumendo pian piano contorni evanescenti, in cui i valori tradizionali sono messi fortemente in discussione.
          Nel 1990 al festival di Sanremo i Pooh partecipano con la canzone Uomini soli, con la quale raccontano il fenomeno della solitudine che caratterizza le nuove generazioni “Dio delle città e dell’immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più noi, vediamo se si può imparare questa vita e magari un po’ cambiarla, prima che ci cambi lei”. Il travaglio esistenziale di quegli anni è riassunto benissimo in una canzone che Raf presenta al Sanremo successivo (1991): Oggi un Dio non ho. Un’invocazione sofferente “sono morto anch’io se oggi un Dio non ho …chissà dove sei, negli abissi miei ti ritroverò”, una ricerca che si fa sempre più pressante ed urgente come testimonia, qualche anno dopo, la canzone di Luciano Ligabue Hai un momento Dio?, contenuta nell’album Buon compleanno Elvis (1995), che lui stesso definisce una preghiera. “Sento un grande bisogno di credere. La mia canzone è una piccolissima, umile, modesta, esortazione a Dio a manifestarsi, a darmi qualche risposta a domande che non credo di porre solo io”.
Il nuovo millennio 
          L’inizio del nuovo millennio è segnato dall’attentato alle torri gemelle del 2001, dal boom nelle vendite e nella diffusione dei telefoni cellulari e dall’affermazione indiscussa del web e, in tempi più recenti, dei social network. Le dinamiche relazionali sono stravolte da questi eventi. Da un lato la paura degli attentati, dall’altro un modo diverso di approcciare al mondo, filtrato dai monitor e senza confini, fanno emergere due aspetti: inquietudine ed insoddisfazione. L’uomo si sente vulnerabile, esposto ad incognite imponderabili e costantemente alla ricerca di una felicità che non raggiunge mai. Mentre il mondo insegue chimere, nell’intimo di un uomo matura una conversione. È del rocker Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, notoriamente trasgressivo fino al giorno in cui tira fuori il suo quarto album da solista Goddes in the Doorway, che segna la sua rinascita spirituale. “«Dio mi ha dato tutto” canta in God Gave me Everything, “Puoi vederlo in un cielo azzurro e sereno. Puoi vederlo negli occhi di una donna. Puoi sentirlo negli strilli dei tuoi bambini… L'ho visto nel sole di mezzanotte …. nel viso di mio padre...”.
Senza tempo
          Merita una menzione a parte un testo bellissimo e molto esplicito di Franco Battiato. È contenuto nell’album Fisiognomica del 1988, ma è una canzone senza tempo E ti vengo a cercare è la canzone con cui il filosofo siciliano esprime tutta la sua spiritualità. “E ti vengo a cercare …perché ho bisogno delle tua presenza, per capire meglio la mia essenza. E ti vengo a cercare …perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie redici. E ti vengo a cercare, perché sto bene con te, perché ho bisogno della tua presenza”.
Stella F.
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