“Dio non ha risparmiato il proprio Figlio”

Un brano che trabocca di consolazione ci viene offerto in questa seconda Domenica di Quaresima.

“Dio non ha risparmiato il proprio Figlio”

da Teologo Borèl

del 04 marzo 2009

ANNUNCIARE

“Dio non ha risparmiato il proprio Figlio” Rm 8,31-34

 

Un brano che trabocca di consolazione ci viene offerto in questa seconda Domenica di Quaresima.

Esso si pone quasi come una conclusione di quanto san Paolo ha detto nei capitoli precedenti della Lettera: il Vangelo di salvezza, la giustizia misericordiosa di Dio, la redenzione gratuita ottenuta col sangue di Cristo, la fede del credente che salva, la pace con Dio, la sottrazione dal dominio del peccato, l’inserimento in Cristo, il dono dello Spirito, la tensione verso la gloria futura... Quanto Dio ha fatto concretamente per l’uomo, questa cascata di doni riversata sull’umanità, viene sintetizzato da Paolo in un’immagine: “Dio è per noi”. Questa frase, se da un lato dice l’azione di Dio che dona, dall’altro dice l’azione di Dio che difende e protegge. I termini “essere contro”, “accusare”, “condannare”, infatti, ci portano in un contesto giuridico. Siamo in tribunale e qualcuno non meglio identificato esercita una serie di azioni a sfavore dell’uomo, azioni che mirano alla sua rovina. Ma a questa triplice azione di opposizione, corrisponde una triplice azione di protezione e di difesa: per tre volte Paolo afferma che Dio fa qualcosa “per noi”. Qualsiasi processo debba affrontare il credente, egli non può essere condannato perché il suo avvocato e difensore è Dio stesso. Né gli eventi della storia, né le persone, e neanche il più forte avversario – che nella lingua ebraica risponde al nome di Satan, da cui il termine con cui noi identifichiamo il Maligno – possono vincere il processo che vuole separare l’uomo dall’amore del suo Dio (cfr. Rom 8,35-39).

Evidentemente Paolo utilizza il contesto giuridico per dare un insegnamento che si situa a livello esistenziale. Per questo pone davanti al credente sfiduciato - tentato di credere che il processo contro di lui volgerà a suo sfavore a causa delle prove della vita e delle sofferenze - un segno di speranza: Dio ha dato una prova del suo amore fedele, ha dato il suo Figlio per tutti noi. Già nell’Antico Testamento, il pio ebreo aveva ripetutamente espresso la sua fiducia in Dio che proteggeva il credente da ogni male (cfr. Sal 26 (27),1-3); inoltre, nella vicenda del Servo sofferente raccontata da Isaia (Is 52,13-53,12), aveva ricevuto la profezia che un uomo sarebbe stato “dato”, cioè consegnato alla sofferenza per espiare il peccato del suo popolo. Ora questa profezia si realizza: Dio non “risparmia” il suo unico Figlio come, invece, aveva fatto con il figlio di Abramo, Isacco (I lettura), ma lo “dà” nelle mani degli uomini. Come mostrare più chiaramente e più fortemente che Dio è “per noi”? E se ha dato il Figlio, ciò che di più caro e prezioso aveva, a maggior ragione darà ogni cosa. L’uomo non può avere segno più grande e dimostrazione più evidente dell’amore di Dio per lui. Quella cascata di doni di cui si è parlato si concentra, se così si può dire, nella persona di Gesù e acquista ora la sua massima consistenza. Con Gesù dalla propria parte il credente sa che non solo verrà difeso in tribunale, ma che la causa è stata già vinta: il Figlio di Dio ha preso su di sé la condanna che l’uomo meritava a causa del suo peccato, e ha liberato così la sua creatura da tutto ciò che la soffocava. E questo non si riferisce solo al passato. L’uso del tempo presente per il verbo “intercedere” sottolinea che l’opera di mediazione di Gesù a favore dell’uomo continua anche oggi, nella storia. Come dice la Lettera agli Ebrei Gesù, poiché vive per sempre, può salvare perfettamente quelli che si accostano a Dio per mezzo di lui (cfr. Eb 7,25).

 

 

CELEBRARE

Benedetto sei Tu, Signore!

Con la riforma del Concilio Vaticano II, il rito della preparazione dei doni è stato arricchito dalla preghiera di benedizione: Benedetto sei Tu Signore, Dio dell’universo. Dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane (questo vino) frutto della terra (vite) e del lavoro dell’uomo. Lo presentiamo a Te perché diventi per noi cibo di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

La preghiera di benedizione richiama lo stile delle berakot ebraiche ed esprime la gratitudine, lo stupore, per i doni di Dio: il soffio della sua benedizione è effusa sul creato e rende feconda la terra, come dona all’uomo e la donna quell’energia di vita per lavorarla e trarre da essa il nutrimento e la vita.

Benedire Dio, è confessare il suo Nome, riconoscere in Lui, Dio dell’universo, il creatore e la fonte della vita. La sua mano opera instancabilmente, ogni mattina fa sorgere il sole, dà mangiare agli affamati, mantiene in vita ogni cosa: «Tutti da te attendono il nutrimento in tempo opportuno, se lo dai essi lo accolgono, apri la mano ed essi si saziano, se nascondi il tuo volto, si spaventano, se togli il respiro muoiono e ritornano nella loro polvere» (Salmo 104)».

Il pane e il vino, sono dunque espressione di ogni dono elargito dalla mano di Dio e posto con abbondanza tra le nostre mani, ma sono anche espressione dell’attività umana, che dalla terra sa trarre frutti buoni e datori di vita.

Questi umili doni, hanno dunque un profondo legame con la terra, fonte di vita, e sono il simbolo del lavoro dell’uomo che da Dio ha ricevuto intelligenza e sapienza per continuare la sua opera creatrice.

La preghiera di benedizione illumina il senso e il significato dell’intera processione offertoriale: portando all’altare il pane e il vino, riconosciamo in Dio la fonte di ogni dono. Egli è il Creatore, a Lui non dobbiamo offrire nulla, se non un sacrificio di lode e di benedizione: Benedetto sei tu, Signore! Le nostre mani, colme delle sue misericordie, si tendono verso l’altare e attendono di essere riempite con un cibo di vita eterna. Si comprende perciò la motivazione per cui l’Ordinamento Generale del Messale Romano, raccomanda vivamente che i fedeli portino all’altare il pane e i vino: «E’ bene che i fedeli presentino il pane e il vino; il sacerdote, o il diacono, li riceve in luogo opportuno e adatto e li depone sull’altare. Quantunque i fedeli non portino più, come un tempo, il loro proprio pane e vino destinati alla Liturgia, tuttavia il rito della presentazione di questi doni conserva il suo valore e significato spirituale» (OGMR 73).

La preghiera di benedizione spalanca il cuore della Chiesa verso la grande preghiera Eucaristica, in cui il Benedetto è lodato e ringraziato per il dono del figlio Gesù Cristo, nostro Signore.

 

 

TESTIMONIARE

Incontri lungo il cammino...

 

Raccontare in poche righe questi mesi di servizio civile non è per niente facile, ma se devo riassumere e testimoniare la mia avventura mi sento di poter dire che è un'esperienza unica e irripetibile. È per me un modo di 'lavorare' con senso, un modo per prendersi cura degli altri nella maniera più semplice che c'è, e cioè ascoltandoli e riconoscendogli la loro dignità.

Già, perchè non tutti i cittadini italiani sono pronti ad ascoltare chi definiscono 'diverso'!... ma sono proprio loro, i diversi, gli stranieri e le loro mille provenienze a insegnarmi e a trasmettermi tanto, sia nel lavoro sia nella vita.

Ed è questa per me la grande esperienza, rendersi utili e capire che esiste per me la possibilità in un futuro non poi molto lontano, per fare di questa mia attitudine davvero il mio lavoro!

Il servizio civile è proprio una bella invenzione, perchè aiuta chi è perennemente indeciso come me a rendersi conto di 'cosa si vuole fare da grandi'; è un'esperienza di passaggio che consente di fare quel salto di qualità utile a se stessi quanto agli altri per i quali ci si mette in gioco.

Una giovane in servizio civile... verso una vita nuova

I giovani sono capaci di capire e orientare la propria vita verso gli altri: ma occorre farli crescere curiosi, spingerli a sperimentare fin da bambini. E poi lasciarli andare, senza inutili apprensioni… Il servizio civile, ma anche il volontariato tra i più poveri, li aiutano a capirsi e capire gli altri più profondamente. Proviamo a parlarne in famiglia.

 

PREGHIERA INTORNO ALLA MENSA

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (Rom 8,31-32).

Padre, tu hai dimostrato il tuo grande amore per noi mandando il tuo Figlio nel mondo; con il dono della sua vita sulla croce “tu hai rivelato un amore sconosciuto ai nostri occhi, un amore disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio” (dal Rito del Matrimonio, Benedizione, quarta formula).

Fa’ che siamo rassicurati da questo segno del tuo affetto per noi e che affrontiamo senza paura tutti gli imprevisti della vita.

 

Conferenza Episcopale Italiana

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