Dio. Ovvero l'arte di non tirarsela.

Dall'Omelia di ieri di don Marco Pozza. Troppo inaspettato un Dio così, un Dio che si fa battezzare. Come noi fummo battezzati in quella festa di candidi pizzi, di zie commosse e di brindisi. E Giovanni Gli risponde alla maniera dell'uomo: "Tu da me?" Come dire: "invertiamo i ruoli perché Tu sei Dio e io sono uomo"...

Dio. Ovvero l'arte di non tirarsela.

da Teologo Borèl

del 10 gennaio 2011

 

Festa del Battesimo di Ges√π (Anno A)

           In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì.          Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed una voce dal cielo disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» .                                                                  (Dal Vangelo secondo Matteo, cap. 3,13-17)           Appena nato e già è cresciuto! E in tutti quei trent'anni di silenzio cosa c'avrà mai combinato? Io faccio fatica a pensarLo. Posso capire l'Incarnazione, la guarigione del cieco, la risurrezione di Lazzaro. Anche lo schiaffo del soldato, la crocifissione, la morte, la Pasqua: ma questi trent'anni sono davvero difficili da guardare. Mi riesce ostico immaginarlo scalmanato rincorrersi dietro i muri di Nazaret, rincasare frettoloso sotto le prime gocce di pioggia.            Eppoi i capelli che Gli crescono, la pialla di papà tra le mani, la scheggia che può pungerlo o il passante che può urtarlo chiedendogli la via. Anni inenarrabili di donne, di stagioni e di paesi. Cosa ne avrà fatto di questi trent'anni passati in una casa di poveri, con la sua fame e il suo pane ogni giorno. Seduti a masticare tutti e tre attorno ad un tavolo col vino che scende a sorsate nelle loro gole.            E per dormire la notte. E per la sete il pozzo. E per la gioia, gli affetti e tutto il resto: silenzio. Fate presto voi a riconoscerlo quando non avrà una pietra dove posare il capo, quando ogni suo passo avvererà una profezia, quando ogni minima parola andrà a ruba. Ma a Nazaret, mentre s'addormenta ogni sera in un letto comune, mentre insegue le quotidiane faccende, mentre scambia parole che non sono di vita eterna: che cosa sono questi trent'anni? Eppoi questa passione sfrenata per tutto ciò che sa di acqua.            Pensa: si fa battezzare nel fiume da Giovanni, il suo primo miracolo sarà quello di trasformare l'acqua in vino, sceglierà uomini avvezzi all'acqua come i pescatori, si trastullerà sulla superficie dell'acqua, attorno ad un pozzo presenterà dell'acqua che disseta per l'Eterno. E ci sa pure fare con l'acqua: ci pescherà pesci a dismisura, livellerà le tempeste, laverà dei piedi con quest'elemento primordiale. Un Uomo e la sua passione per l'acqua.           Che un giorno - e questo ha dell'incredibile - s'è avvicinato a Giovanni, l'amico che da anni ne tesseva l'arrivo, e gli ha detto: 'Battezzami'. Troppo inaspettato un Dio così, un Dio che si fa battezzare. Come noi fummo battezzati in quella festa di candidi pizzi, di zie commosse e di brindisi. E Giovanni Gli risponde alla maniera dell'uomo: 'Tu da me?' Come dire: 'invertiamo i ruoli perché Tu sei Dio e io sono uomo'.            E invece Lui se ne sta lì, chino tra gli escrementi del peccato, con la faccia a specchiarsi nell'acqua di un fiume sacro, a sbattere contro le fragili spalle di mille altri peccatori. 'Tu da me?' - l'avrei detto anch'io. Ma non era l'uomo che doveva cercare Dio, che doveva riallacciare le fila dopo gli schiaffi d'Israele nel deserto, dopo le menzogne colossali dell'esilio di Babilonia? 'Dai, cristosanto, alzati e poche storie: fa' il tuo mestiere di Dio'. E Lui chino e muto, immacolato e peccatore, Eternità e carne. 'Tu da me?': lo avrà pensato pure Maria, quel pugno di pastori, il falegname davidico e i saggi curiosi d'Oriente. E a tutti la medesima risposta: un capo chino che chiede un favore: 'Battezzami!'.           Oggi Ychai s'è reso conto che Dio non è come Rebecca. Rebecca è bellissima e lei lo sa. E ogni tanto se la tira. Anche Lui sa di essere Dio, ma non se la tira. S'impantana tra gli uomini per accendere dentro l'oscurità la nostalgia della luce. Non è un fringuello che zittisci con del miglio e una vaschetta.            Nemmeno un sacrocuore di gesso da murare in una nicchia soffocandolo di candele. Ci siamo innamorati di Lui perché bello, con gli occhi dolci, i capelli divisi da una riga sottile e la barba bionda. Non abbiamo capito nulla di Te, Cristo. Perdonaci tutti. E grazie per questo tuo inseguire l'uomo nelle acque torbide, questo correre affrettato verso chi non Ti merita, questo darti in pasto alle bocca dell'umano. Io a Lui: 'Tu da me?'Lui a me: 'Sì, mi mancavi, Ychai'.

 

don Marco Pozza

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