Dio parla attraverso i pensieri e i sentimenti.

Il sentimento che più garantisce il processo del discernimento è l'umiltà. Ma l'umiltà, lo sappiamo bene, è come la libertà: si trova solo nell'amore, è una dimensione costante dell'amore e fuori dall'amore non esiste, allo stesso modo in cui l'amore senza umiltà non è più amore (Rupnik, Il discernimento, Lipa).

Dio parla attraverso i pensieri e i sentimenti.

da Teologo Borèl

del 02 luglio 2007

Quando si dice che Dio parla attraverso i pensieri e i sentimenti della persona, significa anche che ci sono pensieri e sentimenti attraverso i quali Dio non parla, che addirittura possono farci deviare, confonderci o illuderci. I pensieri e i sentimenti possono infatti venire dal mondo, dall'ambiente, da noi stessi, dal demone, come pure dallo Spirito santo.

 

Ora, l'uomo può comprendere quale sia questo pensiero spirituale sperimentando la sua integralità, ossia quanto questo pensiero coinvolge anche il sentimento, in modo tale da rimanere insieme orientati all'amore, al bene, cioè alla verità, vincendo le resistenze del peccato che si esprime ed è favorito da altri pensieri e sentimenti.

 

L’interazione tra il pensiero e il sentimento è importante perché permette di vedere lo stato di adesione personale a Dio o alle realtà che mi illudono e di fatto mi allontanano da Dio. Il sentimento tradisce, cioè rivela la mia adesione o non adesione e le sue motivazioni. Un pensiero, ad esempio, è buono e di contenuto evangelico, ma il sentimento è negativo. Nasce così immediatamente la domanda: che cosa è che fa resistenza a un tale pensiero, dove cioè questo pensiero tocca nella persona un punto che suscita sentimenti negativi? Ancora: il sentimento è negativo perché tutta la persona è orientata in questo senso, oppure è il pensiero stesso, per un processo di purificazione, a far scaturire tutto ciò che esiste in lei di negativo, senza che questo significhi una sua adesione personale al male? La realtà è infatti molto complessa. I pensieri possono essere anche molto astratti e non avere nessuna relazione con il vissuto. I sentimenti, invece, rivelano più facilmente concretezza della persona, anche della sua memoria, quindi ci fanno leggere più facilmente pure i pensieri. I pensieri inoltre che in qualche maniera sono condizionati anche dalla cultura non sono disgiunti dai sentimenti, perché proprio tramite la memoria culturale si vivono tanti attaccamenti. Ma Dio parla sempre alla persona concreta, quindi tramite tutte queste realtà.

 

L’atteggiamento di discernimento è vivere costantemente una relazione aperta, è una certezza che ciò che conta è fissare lo sguardo sul Signore e che io non posso chiudere il processo del mio ragionamento senza l'oggettiva possibilità che il Signore si possa far sentire proprio perché è libero e dunque mi faccia cambiare.

 

L’atteggiamento di discernimento è quello che impedisce di intestardirsi: non ci si può rinchiudere nel proprio aver ragione, perché non sono io il mio epicentro ma il Signore, che riconosco come la fonte dalla quale tutto proviene e verso la quale tutto confluisce. L’atteggiamento del discernimento è dunque un’espres­sione orante della fede, in quanto la persona permane in quell’atteggiamento di fondo di riconoscimento radicale dell'oggettività di Dio Padre, Figlio e Spirito santo, Persone libere, che costituisce la fede.

 

Il discernimento non è allora un calcolo, una logica deduttiva, una tecnica ingegneristica in cui scaltramente bilancio mezzi e fini, né una discussione, una ricerca della maggioranza, ma una preghiera, l’ascesi costante della rinuncia al proprio volere, al proprio pensiero, elaborandolo come se dipendesse totalmente da me ma lasciandolo totalmente libero. Un atteggiamento cosi impossibile se non si è rapiti  da un’onda di amore, perché per far questo è necessaria una radicale umiltà. 

 

Ed infatti il sentimento che più garantisce il processo del discernimento è l'umiltà. Ma l'umiltà, lo sappiamo bene, è come la libertà: si trova solo nell'amore, è una dimensione costante dell'amore e fuori dall'amore non esiste, allo stesso modo in cui l'amore senza umiltà non è più amore.

 

Ogni sapienza spirituale pertanto non è tale senza l'esperienza dell'amore di Dio. Gli esercizi di discernimento portano la persona a questa esperienza fondante dell'amore di Dio che può diventare in seguito un atteggiamento costante,' orante, di discernimento, acquistando l'umiltà che è soprattutto docilità, cioè l'atteggiamento del lasciarsi dire.

Marki Ivan Rupnik

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