Discernere nello Spirito

L'impulso è qualcosa di naturale, una disposizione che appartiene all'inclinazione abituale, appartiene al mondo delle emozioni. È una disposizione umana, dove lo Spirito Santo non c'entra per nulla. L'ispirazione o illuminazione, è qualcosa di più profondo e di luminoso...

Discernere nello Spirito

da Quaderni Cannibali

del 27 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));           Nei miti antichi troviamo uno spunto che può aiutarci a capire che cosa significhi discernimento nello Spirito.  Si narra che in un’isola vivessero delle favolose creature, per metà animali e per metà umane. Erano le sirene. Abili nel canto e nella musica, chiunque avesse avuto la sventura di farsi ammaliare dalle loro soavi ed incantevoli melodie, non poteva fare a meno di raggiungerle e, affascinato, perdeva il controllo della nave, finendo miseramente contro gli scogli.            L’incanto si trasformava in tragica sciagura: le sirene divoravano senza pietà gli sventurati marinai. Apollonio di Rodio racconta che, in vista dell’isola “bella dove le melodiose sirene incantano ed uccidono”, gli argonauti furono salvati da un canto così sublime da superare e vincere quello delle sirene. Era il canto di Orfeo, intonato con la sua meravigliosa ed epica cetra.           Il discernimento è proprio questo: intonare un canto che ammutolisce la confusione e il richiamo delle cose, spesso così frastornanti e che faccia apparire quale è la vera luce che viene da Dio, per poi seguirla con coraggio e senza incertezze.            Cosa sarà mai questo canto? Chi vuole rappresentare nell’ambito del discernimento? Certamente è il canto, più forte e più melodioso che possa immaginarsi: il Canto dello Spirito, quello che proviene dal paese trinitario, là dove tutto è canto e danza d’Amore e di Luce.           Per discernere nello Spirito, in altre parole, per sapere che cosa sia per noi, ora adesso, la Volontà di Dio e quindi che cosa sia meglio per noi scegliere o fare, non possiamo prescindere dalla presenza del Consolatore.  E quando abbiamo fatto le nostre scelte, in che misura possiamo essere certi che siamo guidati dallo Spirito? Per rispondere a queste domande importantissime per il nostro cammino spirituale, dobbiamo vedere prima di tutto, come lo Spirito si dona a noi ed opera in noi. Ci sono tre modi, che a loro volta determinano una triplice fedeltà.           Il primo modo con cui lo Spirito opera in noi, è quello dell’illuminazione interiore o ispirazione. E’ per esempio, il caso delle profezie, del formarsi nel cuore e nella mente una parola interiore, o altro di simile. Il secondo modo è quello della mozione, o come la chiamano i teologi spiritualisti, “grazia di forza” che ti spinge ad agire in modo spirituale.            Questi primi due modi sono di per sé inseparabili. Nella vita spirituale, prima di agire, occorre aver ricevuto la divina ispirazione o illuminazione interiore. Poi si agisce sotto la spinta della forza dello Spirito, il quale infonde all’anima il coraggio e la determinazione a fare ciò è chiamata a compiere. Se si dovesse agire solo con l’illuminazione interiore, senza aspettare la grazia della mozione, cadremmo nella fretta, nella precipitazione e quindi, potremmo rovinare l’opera di Dio in noi. Senza contare poi il fatto che, nell’agire, i protagonisti saremmo noi e non lo Spirito. Questi due modi pertanto devono rimanere l’uno consequenziale dell’altro.            Il terzo modo è quello in cui lo Spirito opera mediante delle grazie mistiche, anche con segni visibili: basti pensare a quei santi che hanno ricevuta la grazia della stigmatizzazione, apparizioni, o altro di simile. Si tratta di anime che hanno ricevuto favori straordinari da parte di Dio. Occorre saper ben distinguere questi tre modi.            Parliamo prima di tutto dell’ispirazione o illuminazione interiore.Spesso si sente dire: “Lo Spirito Santo mi dice che…” , “Sento che lo Spirito mi stia donando queste parole…”.  E’ importante a questo punto, sia per chi pronuncia una Parola come detta dal Signore, sia per la persona a cui tale Parola è rivolta, avere le idee chiare per non cadere nelle sempre pur facili illusioni che generano tanto male e sconforto in molte persone. Anzitutto l’ispirazione o illuminazione interiore non è un istinto.            L’impulso è qualcosa di naturale, una disposizione, una spinta interna che appartiene all’indole, all’inclinazione abituale del proprio modo di essere e che sfugge alle volte al controllo della ragione e della mente, come quando si agisce o si parla d’istinto. Insomma è una disposizione umana, dove lo Spirito Santo non c’entra per nulla. Appartiene al mondo delle emozioni.            L’ispirazione o illuminazione, è qualcosa di più profondo e di luminoso, che non può provenire dalla semplice natura umana, perché porta in sé il carattere di una realtà che non è nell’uomo.            Ma anche qui occorre un sano discernimento. La Parola del Signore ci dice: “Siete figli della Luce” (1 Tessalonicesi 5, 5). La Luce è “Lui” Cristo Gesù. Ora, come in natura c’è la luce artificiale e quella naturale, così le luci che provengono dall’istinto, dalle immaginazioni, dal maligno sono luci artificiali. Hanno qualcosa di abbagliante e più di una volta, mettono nel cuore una specie di turbamento.            Quando la Luce viene dallo Spirito è molto luminosa, sì, ma non abbagliante. Il suo contenuto non è mai, o è raro che lo sia, preciso e dettagliato. Per esempio, è raro che una profezia molto precisa ed accuratamente molto esatta nei suoi particolari, venga dallo Spirito santo, perché in questo caso viene ad abolire la fede teologale e la speranza, e crea una esasperata ed esasperante attesa che poi viene delusa a danno delle anime. Le ispirazioni, le profezie, vengono date dallo Spirito non per abolire la fede e la speranza, ma per sostenerle.           La luce dello Spirito è luminosa, ma non sempre chiara in tutti i suoi elementi. Diventa chiara adagio adagio, secondo i tempi di Dio e la forza della preghiera che ci aiuta a sapere attendere che il Signore ci dia il significato pieno della sua ispirazione, e di ciò che essa significa per noi e per la nostra vita interiore.            Le idee troppo chiare spesso non sono ispirazioni o illuminazioni interiori. Quando in una ispirazione c’è troppa chiarezza, o troppa illuminazione, non si può mai essere sicuri che ci troviamo davanti ad un dono dello Spirito. La vera luminosità è interiore. Produce pace e pazienza. Per questo diventa importante saper vigilare, spogliare il proprio cuore e la propria mente da ogni tentativo di volere spiegazioni, di volere comprendere tutto e subito. Il “tutto e subito” non appartiene a Dio!             Quando si riceve una luce interiore da parte dello Spirito Santo, di solito il cuore e l’anima sono inondati di gioia e di pace. Non c’è tempo di chiedere né il come, né il perché, né il cosa significa.             Come prima conseguenza l’illuminazione interiore genera la danza interiore della gioia che con Maria e come Maria, con il Magnificat, ci fà cantare a Dio un inno di lode, senza nulla chiedere o domandare. Si adora e si ringrazia lodando.  Sono tre, in genere, i segni, che danno la sicurezza circa la provenienza dell’Ispirazione  o dell’illuminazione. Essi provengono dallo Spirito Santo quando comunicano la Pace, la libertà interiore, l’interiorità.La Pace prima di tutto           Intendo la Pace come messa in “sonno” o in stato di “riposo” di tutte le potenze che interagiscono con l’immaginazione. Quando queste potenze tacciono, allora lo Spirito ci mette in stato di quiete interiore, di gioia davanti alla presenza del Signore ed entriamo in uno stato di Amore che ama da sé quasi senza la nostra personale partecipazione. Diventiamo “inattivi”: è solo Dio che agisce per mezzo dello Spirito perché ha preso tutto lo spazio del cuore.            Quando siamo dentro questa Luce interiore, la Pace dona una fede che diventa subito confidenza e fiducia. Faccio un esempio. Mi metto in preghiera di profonda adorazione e mentre sto pregando ricevo una “visita” da parte del Signore. E’ una sua illuminazione. Egli si rende presente in me. A questo punto, se mi fermo, quasi estaticamente, lodo, adoro, ringrazio, canto. Ma se apro le porte all’immaginazione comincio a chiedermi: “Che cosa avrà voluto dirmi il Signore? E adesso cosa devo fare? Come devo agire?...”, e subito comincio ad agitarmi, perdo la pace, mi viene addosso una strana frenesia per mettere in pratica o cercare di fare quello che il Signore mi ha detto, insomma perdo la pace e con essa il frutto dell’illuminazione e della ispirazione. La libertà interiore           L’ispirazione dello Spirito ci lascia interiormente liberi. Quando un’idea  viene dall’istinto, invece, essa ci lascia impazienti, smaniosi di fare, alla ricerca di come fare presto e bene. Non ci si ferma, non si sta tranquilli, bisogna realizzarla al più presto. Ma Dio non ha fretta di solito, o se ce l’ha, la sua è diversa, molto diversa da quella degli uomini. Ciò che caratterizza l’istinto è l’urgenza di essere soddisfatto. La libertà interiore libera da ogni costrizione istintuale. L’interiorità           Ogni ispirazione che proviene dallo Spirito, conferisce ed accresce il bisogno di una vita interiore più robusta e più solida. L’ispirazione prima di tutto rimane “dentro” prima di essere data agli altri. Rimane dentro perché la grazia dello Spirito Santo la faccia maturare e la faccia divenire vita vissuta.           Essa prima di tutto non ci fa “perdere la testa”.Se rimaniamo dentro quest’ordine divino, tutto quello che dallo Spirito ci viene donato, viene anche conservato ed il cuore dell’uomo, visitato da tanta grazia, diviene come un grande serbatoio di Amore, che a null’altro serve che a lodare il Signore e a dare agli altri il frutto di tante grazie: l’Amore.

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