Domenico Savio, ha 150 anni il volto giovane della santità.

«Tu hai tanti giovani, ma nessuno supera Domenico Savio...». È Margherita Occhiena che parla a suo figlio Giovanni Bosco... «Primizia» della avventura educativa e spirituale di don Bosco, il ragazzo viene ricordato con diverse iniziative a un secolo e mezzo dalla morte.

Domenico Savio, ha 150 anni il volto giovane della santità.

da Spiritualità Salesiana

del 11 marzo 2007

«Tu hai tanti giovani, ma nessuno supera Domenico Savio...». È Margherita Occhiena che parla a suo figlio Giovanni Bosco (Memorie biografiche, V, 207). L'avventura salesiana è cominciata da non molti anni e Domenico Savio appare come il primo «frutto maturo» che don Bosco si aspetta da quanto ha coltivato: un ragazzo, un santo.

A 150 anni dalla morte, Domenico Savio conserva, nel mondo salesiano, tutto il sapore di questa «primizia»: in qualche modo l'intero sistema dei successori di don Bosco - preti e suore, cooperatori, educatori, insegnanti... - serve non solo a educare, a insegnare a conquistare una dignità di cittadini: ma a spalancare ai giovani le prospettive della «vocazione», dalla chiamata di Dio al senso pieno della vita.

I salesiani di Torino ricordano con solennità la ricorrenza di questo 150°. Ma le celebrazioni per Domenico sono sparse a macchia d'olio anche nei piccoli centri della collina chierese e torinese, da Valdocco al C olle Don Bosco di Castelnuovo, nei luoghi dove il ragazzo santo visse, tra il 1842 e il 1857. In particolare a Mondonio, vicino a Riva di Chieri, la casa familiare dei Savio è il centro di una serie di incontri giovanili che coinvolgono anche le amministrazioni comunali e le istituzioni salesiane. La «Casetta» è infatti diventata, in questi ultimi anni, un centro di spiritualità e vita comunitaria gestito dai cooperatori salesiani, che ne hanno fatto una delle tappe obbligate per i pellegrini che ogni anno, da tutte le parti del mondo, raggiungono Valdocco. Giovanni Paolo II, nel suo viaggio «salesiano» del 1988, visitò anche questa cascina appartata ma non «sconosciuta». Quest'anno gli appuntamenti nei paesi della collina iniziati ieri proseguono, tra incontri di preghiera, giornate di festa, celebrazioni pasquali, fino al 6 maggio, festa liturgica di san Domenico Savio.

La figura di Domenico Savio è fondamentale nella spiritualità salesiana (e non solo in essa): perché la sua attualità non risiede tanto nella suggestione della morte prematura quanto nell'entusiasmo della scoperta della vocazione, del senso autentico della vita attraverso il cammino della santità. Un cammino che, nel territorio torinese, sembra conoscere, da Savio in poi, altri esempi luminosi: come Pier Giorgio Frassati, morto a 25 anni e proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 1990. O come Silvio Dissegna, il ragazzino portato via dal cancro a 12 anni, di cui l'arcidiocesi di Torino ha concluso recentemente la fase locale del processo di beatificazione. In Silvio, come in Domenico, non è difficile riconoscere «segni» di un discorso interiore che riesce ad andare oltre la malattia, la sofferenza fisica, l'angoscia anche: per trovare un modo diverso - «cristiano» - di testimoniare la gioia della vita.

Don Bosco racconta così, in uno dei suoi famosi «sogni», l'apparizione di Domenico: «Circa un mese dopo la sua morte, una notte, dopo essere stato lungo tempo senza poter prendere sonno, mi parev a di vedere spalancarsi il soffitto della camera in cui dormiva, ed ecco in mezzo ad una grande luce comparirmi Domenico col volto ridente e giulivo, ma con aspetto maestoso ed imponente. A quel sorprendente spettacolo io sono rimasto fuori di me. - O Domenico! Mi posi ad esclamare: Domenico mio, come va? Dove sei? Sei già in paradiso? - Sì, padre, rispose, io sono veramente in paradiso. - deh! Io replicai, se Iddio ti ha fatto tanto favore di poter andare a godere la felicità del cielo, prega per i tuoi fratelli e sorelle, affinché possano un giorno venir con te». (Lemoine, Vita di san Giovanni Bosco, I, 533).

 

 

San Domenico Savio: santo delle mamme e delle culle

 

Domenico nacque il 2 Aprile 1842 a S.Giovanni di Riva, presso Chieri (Torino) e morì il a Mondonio il 9 Marzo 1857.

 

Nella Prima Comunione a sette anni tracciò il suo progetto di vita: 'Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le altre volte che il confessore mi darà licenza. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati'. Accolto dodicenne da Don Bosco nell'Oratorio di Torino, gli chiese di aiutarlo a 'farsi santo'. Mite, sempre sereno e lieto, metteva grande impegno nei doveri di studente e nel servire in ogni modo i compagni, insegnando loro il Catechismo, assistendo i malati, pacificando i litigi... Un giorno disse ad un compagno appena arrivato all'Oratorio: 'Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri'. Procuriamo 'soltanto di evitare il peccato, come un grande nemico che ci ruba la grazia di Dio e la pace del cuore, di adiempere esattamente i nostri doveri'.

Fedelissimo al suo programma, sostenuto da un'intensa partecipazione ai sacramenti e da una filiale devozione a Maria, gioioso nel sacrificio, fu da Dio colmato di doni e carismi. L'8 Dicembre 1854, proclamato il dogma dell'Immacolata da Pio IX, Domenico si consacrò a Maria e cominciò ad avanzare rapidamente nella santità. Nel 1856 fondò tra gli amici la 'Compagnia dell'Immacolata' per un'azione apostolica di gruppo. Mamma Margherita che era scesa a Torino per aiutare il figlio sacerdote, un giorno gli disse: 'Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell'anima di Savio Domenico'. E spiegò: 'Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al SS.mo Sacramento... Sta in chiesa come un angelo che dimori in Paradiso'.

Morì a Mondonio il 9 Marzo 1857. I suoi resti mortali si venerano nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Canonizzato nel 1954, la sua Festa si celebra il 6 Maggio. La Basilica di Lecce, consacrata nel 1974, è l'unica basilica al mondo dedicata a questo splendido esempio di santità giovanile.

Pio XI lo definì: 'Piccolo, anzi grande gigante dello spirito'. E' patrono dei 'Pueri cantores'. 

 

 

 

La storia dell'abitino di Domenico Savio

 

Oltre che per i prodigi eclatanti che lo hanno innalzato alla gloria degli altari, San Domenico Savio è venerato da decenni dalle gestanti di tutto il mondo per le grazie ottenute con il cosiddetto 'abitino'. Specie nel caso di parto difficile, si mette al collo della mamma in attesa un'immagine del Santo, racchiuse in una piccola confezione di seta appesa ad un nastro pure di seta, immagine già benedetta ed impreziosita da una reliquia. Questo è l'abitino, fatto di vari colori (rosa, azzurro e bianco) che, sovente, a parte felicemente concluso, viene portato dalle mamme nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice, presso la tomba di Domenico, divenuto per questo anche il 'Santo delle culle'. Questa usanza gentile nasce da un avvenimento straordinario, riferito sotto giuramento ai giudici ecclesiastici da Teresa Savio, sorella del Santo. Occasione per la devozione dell'abitino, dunque, fu la nascita di una sorellina di Domenico, avvenuta sei mesi prima della sua morte. Nella circostanza, ispirato dalla Vergine di cui era devotissimo, il Santo partì da Torino per far visita alla madre, in grave travaglio e pericolo a causa del parto imminente e le mise al collo di nascosto un nastro rosa cui era attaccato un pezzo di seta piegato in due, con il volto di Maria, cucito come un 'abitino'. Le difficoltà e i problemi della mamma svanirono d'incanto e la sorellina venne felicemente alla luce. L'evento prodigioso operato da Domenico per intercessione della Madonna rivela così un'altra missione, tenera e sublime, affidata da Dio al Santo, iniziata con sua madre e, che per suo espresso volere, continua nel tempo con gli 'abitini' indossati dalle partorienti. Purtroppo, il primo prezioso 'abitino' del Santo è andato perduto, ma il patrocinio di Domenico per le mamme e per le culle risplende anche oggi. E il 'Bollettino Salesiano' segnala mensilmente le grazie più belle ottenute dalle mamme e dai bimbi per intercessione del piccolo grande patrono, evidentemente molto caro al cuore dell'Onnipotente. C'è da aggiungere che gli 'abitini' sono a disposizione di chiunque ne faccia richiesta presso le parrocchie e le comunità salesiane, confezionate a cura della Direzione Generale delle Opere di Don Bosco. E' ovvio che l'iniziativa è certo un mezzo privilegiato per diffondere la devozione per Domenico Savio ed ottenere, per suo tramite, i favori celesti, ma - come è stato giustamente evidenziato dalla Congregazione Salesiana - la pratica da sola non basta. Perché, lo sappiamo bene, il Signore dell'imprevedibile concede le sue grazie ai cuori che lo implorano con fede e speranza, attraverso la preghiera che sgorga dalla carità e da una vita secondo il Vangelo. Questo non dobbiamo scordarlo mai! Concludiamo, rivolgendo un appello ai lettori e alle lettrici di queste righe: fate conoscere alla parrocchia salesiana di Lecce dedicata al Santo i casi in cui, grazie all'abitino e all'intercessione di Domenico Savio si è ottenuto l'intervento del Cielo per le mamme in attesa e per i bimbi. Sarà anche questo un modo per onorare e venerare S. Domenico Savio, canonizzato da 50 anni, e per ringraziare l'Altissimo che lo ha donato alla Comunità salesiana, alla Chiesa e al mondo. Lui, il 'Santo dei giovani e delle culle', continuerà certamente a proteggere i fanciulli dallo sbocciar della vita e a benedire ed accompagnare le mamme del mondo nella loro difficile ma splendida e sacra missione.

 

 

AA.VV.

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