Oggi Francesco in una parrocchia per la Giornata della Memoria e dell'Impegno. Intervista al fondatore di Libera: quel pacco di caffè per Bergoglio.
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Ogni anno, dal 1996, il 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera, 'Associazioni, nomi e numeri contro le mafie', ricorda in tutta Italia le vittime innocenti della criminalità organizzata con una 'Giornata della Memoria e dell'Impegno'. Ogni anno la manifestazione principale si tiene in una città d'Italia diversa, quest'anno (il 22 marzo) a Latina. E oggi arriveranno da tutta Italia 700 familiari delle vittime delle mafie, credenti e non credenti, per partecipare a una veglia di preghiera con Papa Francesco. All'appuntamento, dalle 17,30 alle 19 nella parrocchia di San Gregorio VII, poco lontano dal Vaticano ma fuori dallo Stato pontificio, parteciperanno anche i rappresentanti territoriali di Libera, presente con 1600 associazioni in tutta Italia. Don Luigi Ciotti, fondatore dell'Associazione, racconta come è nato l'incontro con Jorge Mario Bergoglio.
'Quando ho incontrato papa Francesco ho espresso il desiderio di tanti, di molte famiglie di vittime della mafia, di chi fa parte di Libera e del gruppo Abele, e gli ho chiesto se potesse partecipare a questo momento di preghiera che facciamo ogni anno. Il Papa non ha esitato a dire 'vengo', con semplicità e affetto. L'incontro si svolgerà non in Vaticano, ma nella parrocchia di San Gregorio VII, una scelta che mette al centro l'ascolto e le relazioni di questi famigliari di persone strappate loro dalla mafia. La stragrande maggioranza delle vittime di mafia sono persone non conosciute. Questo appuntamento, la giornata della memoria e dell'impegno, è nato a Palermo alcuni anni fa. Stavamo ricordando i magistrati uccisi dalla mafia, accanto a me c'era una signora che piangeva disperata, poi mi ha preso la mano e mi ha chiesto: ma perché non dicono il nome di mio figlio? Era la madre di Antonio Montinaro (caposcorta del giudice Falcone, ndr), morto per la stessa ragione per cui sono morti i giudici che accompagnava. Il primo diritto di ogni persona è essere ricordata per nome. Per questo ogni anno leggiamo, in tutte le città in cui siamo presenti, tutti i nomi delle vittime di mafia. E il Papa domani pomeriggio sarà con noi durante tutta la Veglia a cui verranno letti questi nomi'.
 
Proprio in questi giorni, il 19 marzo, è stato l'anniversario della morte di don Giuseppe Diana, ucciso venti anni fa dalla camorra.
'Per vent’anni il 19 di marzo sono sempre andato a Casal di Principe per ricordarlo. Per tanti anni eravamo pochi... ma ad esempio gli scout non lo hanno mai abbandonato il nostro don Peppino. Quest'anno, per il ventesimo anniversario, eravamo tanti. La sua memoria, domani la veglia a Roma, poi la manifestazione con migliaia di persone a Latina sono eventi legati tra loro. Domani è il primo giorno della primavera e vogliamo che sia una primavera di giustizia, di diritti, di libertà'.
 
Bergoglio conosceva già Libera quando era arcivescovo di Buenos Aires? Lei lo conosceva?
'Ha conosciuto alcuni di noi in Argentina, nel paese ci sono varie realtà collegate a Libera. Io, appena è stato eletto Papa, ho avuto la gioia di presentare un libro su di lui alla sede della Civiltà Cattolica, 'Guarire dalla corruzione' pubblicato dalla Editrice Missionaria Italiana, un'analisi perfetta della corruzione, e l'ho presentato di nuovo a Portocomaro, in Piemonte, paese di origine del padre di Bergoglio. La prima volta che l'ho incontrato, poi, gli ho portato un pacco di caffè. Ero stato in una piccola torrefazione di Torino gestita da parenti alla lontana del Papa, che mi avevano dato questo regalo per lui. Quando l'ho rivisto si è ricordato e mi ha detto che il caffè era buono'.
 
Lei crede che questo Papa dà fastidio alla mafia?
'Mi auguro che tutti diamo fastidio alla violenza, alla arroganza delle mafie. Non dobbiamo lasciare soli coloro che combattono la mafia. Il Papa parla con grande chiarezza, chiama il male per nome. Il problema non è solo chi compie il male, ma anche chi osserva senza intervenire. Mi auguro che si allarghi sempre di più il numero delle persone che danno fastidio alla mafia. È una speranza che non riguarda soltanto i politici o chi ha responsabilità pubbliche, ma ciascuno di noi'.
Iacopo Scaramuzzi
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