Don Filippo ci scrive.... n°11

Sto sperimentando in questo periodo la diversità della cultura africana e in particolare quella Nuer con quella nostra, provando molto volte smarrimento, confusione, nuove scoperte nel modo di vivere, pensare, concepire la realtà da parte dei Nuer. Ecco alcuni esempi...

Don Filippo ci scrive.... n°11

da MGS News

del 07 marzo 2010

Carissimi, un saluto da Gambella.

 

Spero tutto bene da quelle parti: quaresima che avanza, freddo che se ne và, impegni che si accumulano, Pasqua che si avvicina …

In questo mese, dopo la bella Ordinazione Episcopale di Abuna Angelo, ho avuto modo di fermarmi e per capire una nuova cosa stava succedendo dentro il mio cuore, una cosa che gli esperti chiamano: LO SHOCK CULTURALE.

 

Che cos’è lo Shock Culturale? Sto sperimentando in questo periodo la diversità della cultura africana e in particolare quella Nuer con quella nostra, provando molto volte smarrimento, confusione, nuove scoperte nel modo di vivere, pensare, concepire la realtà da parte dei Nuer. Ecco alcuni esempi:

-      Dal modo con cui si affrontano i discorsi, mai in modo diretto, sempre facendo un giro attorno, cercando di farsi capire per allusioni, al modo di concepire la verità di una cosa, che può cambiare a seconda dei contesti;

-      da quello che ti dicono e ti confidano, quasi tutto solo per far piacere a te, a quello che ti nascondono, che non sono bugie, ma è solo la loro vita privata, che si distacca da quando sono con te;

-      dal modo di concepire il tempo, senza orologi, scadenza, ansie, al modo di vivere la giornata, cercando di sopravvivere il meglio possibile senza tanti pensieri per domani;

-      dal modo di vivere la famiglia, allargata, con due o tre mogli e vari bambini, senza tanto pensare al legame affettivo tra i due o tre, ma soprattutto al legame di sangue, che resta dovunque tu vada; al modo con cui vengono pensati l’uomo, che ha diritto a tutto quello che vuole, e la donna, che non ha diritto a quasi niente rispetto all’uomo;

-      al modo di vivere l’arrivo di un bambino al modo di vivere la malattia e la morte, quasi dei fatti naturali, senza tanti patemi d’animo….

 

Così ho ripreso le lezioni di lingua nuer con una nuova prospettiva, non solo di imparare a comunicare senza traduttore, che sarebbe già una bella cosa, ma di entrare gradualmente nella cultura, nella mentalità, nel modo di intendere la vita del popolo Nuer.  Non è un’impresa facile, ma con il tempo e soprattutto tanto Spirito Santo, ci sono buone speranze. Non ho mai visto un datore di lavoro che non fornisca agli operai gli strumenti di lavoro.

 

Nel frattempo ho ripreso a pieno ritmo il lavoro nei villaggi: AD ILEA, il primo distante da Gambella solo 35 km, c’è davvero tanto entusiasmo: per il nostro arrivo, prete, suore e traduttori; per la nuova casa in legno che stanno costruendo, al mattino sarà il futuro asilo, mentre la pomeriggio luogo di incontro per la preghiera della Comunità che si sta formando. Fare qualche cosa per loro, soprattutto per i tantissimi ragazzi che ci sono, per il loro futuro, insegnando a leggere e a scrivere, ma anche a cantare, a pregare, a giocare, a ballare, in verità a ballare sono loro che lo insegnano a noi, è per loro una  grande fonte di collaborazione per far nascere all’interno del loro villaggio qualche cosa di bello.

 

A FULLDAN, l’asilo sotto l’albero e qualche frasca, è ormai collaudato, anche se i due maestri più di insegnare a leggere e scrivere non sanno, uno voleva andare in Sudan per cercare qualche mucca per la famiglia, ma se andava via lui il villaggio ne avrebbe risentito troppo e l’abbiamo convinto a rimanere almeno fino alla stagione della piogge.

Valentino è andato in Sudan o almeno così dicono e degli uomini pochi sono rimasti nel villaggio. Abbiamo anche portato tre vecchi copertoni per far loro dei sandali per poter camminare.

 

ANCHE A NYINENYNAG stiamo raccogliendo le iscrizioni per una classe di asilo, con due maestri che insegneranno nuer, inglese, disegno e matematica. Anche qui l’entusiasmo non manca, lo metteremo alla prova in questi pochi mesi fino alla termine della scuola, a giugno, per vedere costanza, voglia di stare in classe ogni giorno, capacità di imparare … cosa pensate… non dei bambini, quelli vengono sempre volentieri, ma dei maestri, speriamo bene.

Inoltre vogliamo iniziare con un piccolo progetto agricolo, una specie di “orto comunitario”, preparando adesso il terreno per maggio quando, speriamo, arriveranno le prime piogge. Anche mettendo alla prova i nuer nella loro voglia di lavorare.

 

INFINE MATAR, A 150 KM DA GAMBELLA, qui abbiamo trovato il terreno per la nuova cappella in legno che vorremmo costruire, adesso stiamo organizzando un viaggio con un camion per portare fino a là tutto il materiale e iniziare a costruire una casa in legno e frasche, anche qui in prospettiva un bel asilo al mattino ci starebbe proprio bene.

Infine ultima notizia, fresca fresca, abbiamo trovato vicino a Karthum in Sudan, un sacerdote cattolico Nuer, diocesano, e l’abbiamo invitato qui per agosto. In questi giorni abbiamo ricevuto il suo si, anche da parte del suo Vescovo, perciò stiamo organizzando per tre settimane la visita a tutte le comunità Nuer e una “Special Convention” per tutti i cattolici Nuer: catechisti, ragazzi, donne e uomini, pecore, capre, mucche e tutti quelli che vorranno parteciparvi per essere o diventare cattolici.

Una missione popolare tra la gente, la visita a tutti i villaggi e un meeting finale all together: questo sarà il nostro programma. Perché tanta attesa? Qui la Chiesa è ancora giovane, solo pochi anni di vita e poter avere un sacerdote che proviene dalla loro gente, parla la loro lingua, capisce la loro vita e la loro cultura, penso che sia una cosa straordinaria.

 

Ad Agosto avete qualche cosa da fare? Siete invitati tutti per la nostra Nuer Special Convention.

 

Una preghiera comune in questo preparazione alla Pasqua.

A presto con affetto

Abba Filippo

don Filippo Perin

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