Don Filippo ci scrive.... n°12

Abbiamo pregato ancora per l'ultima volta insieme, per essere in questa Via della Croce, dei buoni CIRENEI, che portano la propria croce, ma anche che aiutano, in questo momento di bisogno, gli altri a portare la croce...

Don Filippo ci scrive.... n°12

da MGS News

del 02 aprile 2010

Carissimi, una Buona Pasqua da Gambella.

 

Proprio in questa settimana santa abbiamo sperimentato che la Via della Croce, che Gesù ha percorso tanti anni fa, passa anche per Gambella e in particolare per Matar, un villaggio di 7-8 mila persone, in gran parte Nuer al confine con il Sudan.

 

Certamente avete già sentito questa notizia su tutti i telegiornali, sulla BBC o AlJazeara, vista l’importanza del luogo, ma ve la voglio raccontare lo stesso, visto che l’ho vissuta in prima persona.

Il 28 marzo, domenica delle Palme, con le suore, un catechista e un traduttore siamo partiti come di consuetudine per Nyinenyang, dove abbiamo celebrato una bellissima S. Messa, facendo la processione attorno alla nuova cappella che sta sorgendo, alla nuova casa della parrocchia, al pozzo d’acqua e alla piccola cappella dove per adesso celebriamo la Messa.

C’è stata solo qualche piccola difficoltà con il mio nuer, nella lettura del Vangelo, ma sono riuscito ad arrivare alla fine, soprattutto del lungo Vangelo.

Finita la Messa, insieme a cinque membri del coro, ci siamo diretti a Matar, altri 30 km da Nyinenyang per celebrare verso mezzogiorno la Messa delle Palme.

Al nostro arrivo abbiamo visto al di là del piccolo fiume che attraversa la città una casa in fiamme: sono fatte solo di paglia e legno, per cui quando il fuoco arriva si incendiano subito. Molta gente correva per aiutare a spegnere il fuoco, anche noi ci siamo fermati per vedere cosa succedeva, ma dopo poco ci siamo diretti verso la nostra nuova cappella, situata appena fuori del villaggio, per inaugurarla.

Arrivati abbiamo diretto il nostro sguardo di nuovo verso il centro del villaggio e a causa del forte vento e del fortissimo caldo che c’era, molte altre case avevano già preso fuoco. Dovete pensare che soprattutto al centro del villaggio, nella piazza, tutto è molto vicino, negozi, case, recinzioni, e tutto è fatto di paglia, erba e legno.Ebbene nel giro di pochi minuti enormi fiamme di fuoco si alzavano dal villaggio, un fumo nero saliva verso l’alto, il quale sospinto dal vento andava verso ovest.

Moltissime donne iniziavano a scappare dalle capanne con i bambini in braccio e con varie borse contenenti le uniche cose che possedevano, gli uominiaccorrevano verso il centro cercando di spegnere o quanto meno arginare il fuoco gettando terra con le mani, con dei secchi, con quello che avevano, alcuni poliziotti sparavano in aria con il loro kalashnikov tentando di richiamare l’attenzione dei villaggi vicini, visto che qui non esistono i pompieri e siamo nella stagione secca quando l’acqua è veramente scarsa, e manca anche per bere.

In questa scena terribile e apocalittica, gli adulti della nostra comunità sono corsi immediatamente alle loro case e hanno lasciato a noi in custodia una cinquantina di bambini e ragazzi che erano venuti per la Messa. Molte altre famiglie si sono riparate all’interno della nostra cappella, visto che sembrava abbastanza lontana dal centro e dopo circa mezz’ora, visto che il fuoco non cessava ma ricominciava nuovamente raggiungendo nuove case, abbiamo iniziato a pregare Gesù perché mettesse in salvo le persone di Matar e fermasse il fuoco.Gesù ascolta sempre le nostre preghiere, soprattutto quelle dei ragazzi e dei bambini, di questo ne eravamo certi. Ed ecco comparire, non proprio subito, ma dopo circa una bella ora, un’autobotte della ditta che costruisce la nuova strada, da Gambella a Matar, portare inaspettatamente acqua. Proprio questa e l’aiuto di molti altri uomini hanno contribuito a spegnere l’incendio.

Scene di panico poi sono capitate: una donna aveva perso il marito nell’incendio,così almeno ci avevano detto, e tentava di suicidarsi, correndo fuori del villaggio rincorsa da molti parenti. E’ arrivata fino a noi, gridando e urlando, cercando di arrampicarsi su di un albero, ma è stata fermata, soccorsa e accompagnata verso il centro, dai suoi parenti; un bambino non ritrovava più i suoi genitori e si era rifugiato da noi, con una faccia tristissima cercava conforto e voleva vedere dove erano i suoi, verso la fine ha riconosciuto un suo parente ed è andato con lui;molti cattolici non sono più tornati da noi a raccontarci se la loro casa era stata colpita dal fuoco, ma altri ci hanno suggerito di non passare per il centro con la macchina perché visto la disperazione della gente poteva capitarci qualche cosa e siamo partiti, verso le tre del pomeriggio, dopo aver mangiato qualche cosa, per la via del ritorno, per Gambella, vista la distanza, circa tre ore di macchina, che ci separa.

Abbiamo pregato ancora per l’ultima volta insieme, per essere in questa Via della Croce, dei buoni CIRENEI, che portano la propria croce, ma anche che aiutano, in questo momento di bisogno, gli altri a portare la croce.

Con i catechisti a Pasqua, vedremo cosa possiamo fare, visto che ci fermeremo due giorni da loro e come poter aiutare il villaggio. Qui sono presenti anche i Medici senza Frontiere, con una piccola clinica, e l’Unicef, con un centro di distribuzione del cibo.

Vi chiedo un ricordo e una preghiera per questa povera gente, che non ha niente, ma ha perso anche quel poco che aveva, perché ritrovi coraggio e forza nel ripartire, nel credere in Dio e nel suo amore soprattutto in questi giorni in cui ricordiamo la morte e passione di Gesù Cristo.

 

Un caro saluto a tutti e una buona Pasqua.

Abba filippo

 

 

P.S. L’immagine di questo monaco che guarda attraverso una finestra a forma di Croce, ci ricorda che “SOLO GUARDANDO LA NOSTRA VITA ATTRAVERSO IL MISTERO DELLA CROCE, POTREMMO VEDERE LA VERA VITA.”

don Filippo Perin

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