Vorrei raccontarvi questa volta di come Sergio e Federica hanno deciso di vivere il loro viaggio di nozze, non in una famosa spiaggia o in un'isola turistica, ma a Gambella, sperduta cittadina etiopica vicino al confine con il Sudan, portando i frutti del loro matrimonio (la rinuncia a tutti i regali) per aiutare la nascita della missione nel villaggio di Nyinenynag.
del 06 ottobre 2009
Carissimi, un saluto da Gambella, come va?
 
Spero bene, vorrei raccontarvi questa volta di come Sergio e Federica hanno deciso di vivere il loro viaggio di nozze, non in una famosa spiaggia o in un’isola turistica, ma a Gambella, sperduta cittadina etiopica vicino al confine con il Sudan, portando i frutti del loro matrimonio (la rinuncia a tutti i regali) per aiutare la nascita della missione nel villaggio di Nyinenynag.
Qualcuno penserà: ma sono stati dei pazzi, proprio 'sono stati' … perché sono già ritornati a casa il 29 settembre, felici di aver fatto questa scelta.
 
Perché avete fatto questa scelta, non volendo regali per il vostro matrimonio, ma chi voleva poteva dare un contributo a due realtà salesiane, qui a Gambella e in Albania: “è stata una cosa naturale, dovuta all’esperienze vissute precedentemente, scuola di mondialità, spedizioni missionarie, non avremo mai fatto una crocera o qualcosa solo per noi, da turisti, ma qualcosa anche a servizio degli altri. Se non era Gambella, poteva essere anche un’altra missione”.
 
Cosa avete visto e fatto a Gambella: “Abbiamo visto un altro mondo, un altro modo di vita, un’altra cultura, abbiamo incontrato tanta gente, tanti ragazzi, vari missionari:
- Dai Nuer, neri e alti, allevatori di mucche, che vivono in poverissime capanne, ma sono sempre vestiti bene, dove alcuni bambini piangono se cerchi di dargli la mano perché non hanno mai visto una pelle diversa dalla loro, o ti chiedono se sei veramente una donna (alla Federica) perché porti i pantaloni,
- Agli etiopi, la loro pelle è più sul marrone, lavoratori, molto religiosi, soprattutto ortodossi, e sempre a chiedere l’elemosina con la mano tesa,
- Dagli Anuak, ai Como, ai Mejenghir… che abbiamo visto di sfuggita,
- Ai missionari: dal Vescovo salesiano, abba Angelo, instancabile lavoratore per il Regno dei Cieli, ha centrato molto bene la missione qui a Gambella: non posso dare a questa gente, che sta morendo di fame, solo il Vangelo, devo dargli insieme una dignità di persona umana, perciò l’annuncio del Vangelo è sempre accompagnato da un progetto agricolo, con l’arrivo dell’acqua potabile, del cibo, di un lavoro, per rialzare ogni persona alla sua vera dignità di Figlio di Dio, senza cadere nel fare la carità, ma cercando di dare un pezzo di terra da coltivare per mantenersi; alla Comunità Salesiana, con abba Larcher in testa, un trentino sulla settantina, sempre in mezzo alle centinaia di ragazzi dell’oratorio e della scuola; ai vari missionari sparsi nella regione di Gambella: abba Aldo, abba Giorgio, abba Tesfay, abba Brane, abba Giancarlo, alla suore di Madre Teresa e di st. Anna.
- Un particolare accento va messo alle varie coppie italiane, Gigi e Chiara, Sebastiano e Fulvia, Franco e Barbara, che vivono qui in Etiopia ormai da vari anni e che abbiamo incontrato: molto presenti nella realtà, pur avendo una famiglia e dei figli, e infine anche due consacrate nel mondo, Maria Teresa e Mellesech, eccezionali.
 
Oltre alla visita alle varie missioni, soprattutto quella nascente nel villaggio di Nyinenynag con abba Filippo per due domeniche consecutive, abbiamo realizzato in due quartieri di Gambella lo “Yuoth Festival”, una mini Estate Ragazzi, prima in lingua Nuer e poi in Amarico e Anuak, con naturalmente dei traduttori.
Sono capitate anche cose molto divertenti: abbiamo preso sotto con la macchina un capretto, comprato e poi mangiato il giorno dopo, una gallina, per vedere delle cascate siamo sprofondati nel fango fino alle ginocchia, abbiamo trovato lucertole nel letto, abbiamo provato la velocità di abba Angelo per prendere delle faraone, e incontrato scimmie, babbuini, geki, lucertole gialle e blu, antilopi, camaleonti, un cobra rosso, per fortuna morto, uccelli, pellicani, gru, un lupo, varani (piccoli coccodrilli) e altro ancora non identificato…
Cosa portate a casa: “prima di tutto la forza di volontà dei missionari, che nonostante tantissime difficoltà, economiche, governative (lavorano senza alcune certezza), culturali, ambientali, climatiche…sono dedicati ai poveri e al Signore, spendendosi fino all’ultimo con gli ultimi della terra: i più poveri dei poveri, vedove, orfani, bambini di strada, malati di lebbra, Aids, tubercolosi, denutrizione. Questo grande cuore per gli altri e per il Signore vorremmo portarlo a casa per iniziare a vivere così la nostra nuova vita familiare. Si può fare altrettanto per gli altri sia qui a Gambella che a casa, ci diceva una sera Gigi e Chiara. Dobbiamo rivedere la nostra vita in base a quello che abbiamo visto qui, lasciarci cambiare dentro, nei piccoli atteggiamenti quotidiani e continuare a conoscere e ad accostarci ai più poveri.
Cosa direste a qualcuno che vuole fare un viaggio di nozze? “Cercate una missione dove dare una mano, dove incontrare i più poveri. Non è tanto quello che farai, ma è il fatto di sporcarsi le mani e di incontrare veramente il Signore. Sposarsi è mettersi a servizio l’uno dell’altro, all’interno della coppia, e mettersi insieme a servizio di chi nella vita ha avuto di meno.”
 
Un grazie di cuore a Sergio e Federica, e spero che questa testimonianza possa suscitare, in questo mese missionario di ottobre, il desiderio di far entrare nella propria vita chi, vicino o lontano da noi, ha avuto di meno dalla vita.
 Un saluto sempre affettuoso,
Abba Filippo
 
 
 
don Filippo Perin
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