Don Filippo ci scrive.... n°42

Nuovo anno, ma triste inizio in Africa...

Don Filippo ci scrive.... n°42

del 22 gennaio 2014

 

 

 

 

Carissimi amici, come state?

 

Un saluto dalla caldissima Gambella, la stagione secca è già iniziata da un po’ e improvvisamente siamo passati stabili sui 40 gradi, però almeno di notte si dorme ancora con un po’ di aria fresca.

Sono tornato da qualche settimana dall’Italia e prima di tutto vorrei ringraziare tutti gli amici e benefattori che ho incontrato e non, che sono ormai legati alla missione di Gambella e dei villaggi che seguo, vorrei dirvi un grazie perché avete preso a cuore questa gente e la supportate continuamente.

 

Qui intanto abbiamo appena festeggiato il Natale, l’Epifania e il Battesimo del Signore, ma soprattutto il Natale, festa sentitissima dai nuer, è stata proprio una bellissima festa. Il giorno prima sia a Matar che a Nyinenyang è arrivata moltissima gente dalle cappelle, abbiamo organizzato la cena, un piatto di polenta e tanto sugo e il posto dove dormire, una plastica per terra dentro la libreria e l’asilo. A Matar abbiamo celebrato la Messa alle otto di sera, con la luce del generatore, dei canti bellissimi, un’atmosfera proprio di festa, mentre il giorno dopo a Nyinenyang abbiamo celebrato la Messa durante la mattinata, il corte di canti e danze in giro per il villaggio poi pranzo e poi nel pomeriggio sfide a calcio e pallavolo tra le varie cappelle, naturalmente ha vinto Nyinenyang, ma i premi sono stati per tutti.

Nei giorni successivi, passata la festa, moltissima gente ha voluto raccontarmi di quello che è successo nel periodo in cui non c’ero e raccontarmi delle vicende personali e delle difficoltà per trovare qualche rimedio, e veramente sono tantissime:

- difficoltà nel trovare cibo, ora molti vanno al fiume a coltivare il granoturco, anche se la stagione secca lo permette sempre meno, altri cercano di raccimolare dei soldi per comprarlo a Gambella nei negozi, ma non sempre li trovano

- difficoltà per le malattie: quando non piove ne vediamo di tutti i colori e la macchina si riempie sempre di malati da portare a Gambella, visto che nei nostri villaggi le cliniche che ci sono quasi sempre senza medicine

- difficoltà per costruire la proprio capanna, la propria casa, ora è il momento in cui si trova l’erba per fare il tetto, ma servono anche legni e poi il lavoro di fare le pareti di fango

- difficoltà di trovare lavoro, di avere acqua pulita, di avere abbastanza mucche per sposarsi…

 

Ho visitato di nuovo tutte le nostre cappelle, sparse attorno a Nyinenyang e Matar, quelle di Muon, Barey Rual, Tormorok, Biro mi tol, Kambo, Kodo kuen, tutti molto entusiasti nel rivedermi, ma anche nel andare avanti nel cammino della fede, con alcune abbiamo già fissato la prime comunioni, dopo che avevamo fatto i primi battesimi lo scorso anno, con altre siamo ancora indietro e dobbiamo ancora costruire la cappella, ma gente sta imparando le preghiere e a rispondere alla Messa, con altre c’è una ripresa anche se molta gente ora si sposta al fiume, per tutti c’è l’attività dell’asilo che durante la settimana viene portato avanti con due maestri: insegnano l’alfabeto, inglese, matematica, i canti di chiesa, le preghiere, giochi, per avviarli poi alle elementari, perché non si disperdano.

A tutti questi cerchiamo di dare il pranzo, perché si impara meglio con lo stomaco pieno.

 

Infine i nostri orecchi e il nostro cuore ogni giorno è rivolto al sud Sudan, nel quale da oltre un mese è in atto una guerra civile, praticamente tra il governo con la maggioranza di etnia Dinka e il vice presidente di etnia Nuer.

E’ la regione immediatamente al di là del confine ad essere interessata di più, perché quella nuer, e dove ci sono ancora molti scontri, anche se il confine è ben pattugliato dai soldati etiopi, per cui non c’è nessun pericolo qui in Etiopia.

Molti giovani soprattutto da Matar sono stati reclutati come soldati e sono partiti per la guerra, noi cerchiamo di tenerli il più possibile qui.

 

E’ una guerra civile per la spartizione del potere in sud Sudan: il Presidente Salva Kir , Dinka, ha deposto in luglio parecchi ministri con l’accusa di corruzione e poi anche il Vice presidente, Riek Machar di etnia Nuer. Questi ha accusato il Presidente di imporre una dittatura dinka ed è passato alle armi a metà dicembre. Tantissimi soldati sono già morti, hanno partecipato all’offensiva anche soldati arrivati dall’Uganda e dal Rwanda a favore del Presidente. Città come Malakal, Bantiu, Pi Bor, sono passati prima sotto i nuer, poi sotto il governo, poi ancora sotto i nuer.

Varie migliaia sono le persone sfollate, sia all’interno dello stato, sia in altri stati: in Uganda circa 30.000, in Kenia circa 5.000 e anche nella regione qui di Gambella, ma al sud, vicino alla città di Dimma, circa 5.000, quasi tutte donne e bambini. Nella città di Malakal, una chiatta con quasi 300 persone  bordo che volevano scappare dai combattimenti che si stavano svolgendo all’interno della città, sono affogate nel Nilo perché la nave è affondata per il troppo peso.

Ecco la situazione è veramente critica, una debole speranza è il tentativo che creare un negoziato di pace che è iniziato ormai da una settimana a Addis Abeba tra le due parti in conflitto, ma che fin’ora non ottenuto nessun risultato, speriamo nei prossimi giorni.

La gente dei nostri villaggi è molto tesa e aspetta con ansia la fine di questa guerra civile, anche noi ogni giorno, specialmente la domenica, preghiamo per la pace, per la fine della guerra, perché tanti giovani tornino a casa salvi.

Ho sentito i salesiani che sono nella zona sud del paese e per ora non hanno avuto problemi, visto che il conflitto è concentrato nella zona nord est del sud Sudan.

A due anni della dichiarazione di indipendenza dal nord del Sudan, dopo una guerra durate per oltre 30 anni che ha creato moltissime vittime, si riapre questa ferita all’interno del sud cristiano, tra le varie etnie per il controllo del potere e dei soldi.

 

Una preghiera per la pace in sud Sudan ve la chiedo anche a voi.

Con affetto

Abba Filippo

 

 

Don Filippo Perin

 

 

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