Morire di fame davanti ad un campo profughi, succede ancora! E il peggio non era ancora arrivato perché, visto le centinaia di persone arrivate, le UN hanno fatto aspettare per settimane intere moltissime persone, questionando su tutto, ma non dando ne cibo ne acqua per chi aspettava...
Carissimi amici, come state?
Spero bene, un saluto dalla caldissima Gambella.
La prima notizia che vi voglio dire è che da tre settimane hanno aperto un nuovo Campo Profughi proprio nel villaggio di Nyinenyang. Era da un po’ che se ne parlava e adesso le Nazioni Unite hanno aperto questo nuovo campo soprattutto per le persone che vengono dal sud sudan, dove per via della guerra civile durata due mesi, moltissime persone sono fuggite dai propri villaggi, molte in Uganda, Kenia e anche qui in Etiopia.
A dir la verità non sono tantissime le persone che sono arrivate dal sud sudan, invece quasi tutte le donne e i bambini dei villaggi di Nyinenyang, Matar e tutti gli altri villaggi intorno sono andati e stanno andando ad iscriversi per poter entrare. Molti sono residenti ormai da lungo tempo qui, ma molti hanno il marito o qualche familiare in sud sudan e temono di averlo perso nella guerra civile appena conclusa, perciò sono andati all’ufficio delle Nazioni Unite a Matar ad iscriversi.
Fiumi di persone hanno percorso in queste settimane a piedi prima i vari km per arrivare a Nyinenyang e poi i 30 km per arrivare a Matar.
E il peggio non era ancora arrivato perché, visto le centinaia di persone arrivate, le UN hanno fatto aspettare per settimane intere moltissime persone, questionando su tutto, ma non dando ne cibo ne acqua per chi aspettava fuori dalla porta dell’ufficio e infine la disgrazia è arrivata: mercoledì scorso hanno trovato due donne e tre bambini morti di fame, perché era da settimane che aspettavano e non avevano più da mangiare.
Visto quello che era successo le UN hanno poi spostato metà delle persone ad Adura, altri 12 km a piedi per circa 500 persone, facendoli ancora oggi aspettare là.
Un’altra mamma è morta per andare ad iscriversi a Matar, perché lungo il tragitto ha dato alla luce due gemelli, che sono poi sopravvissuti grazie a chi l’ha aiutata e adesso sono dalle suore di Madre Teresa, mentre la donna è purtroppo morta all’ospedale di Gambella il giorno dopo.
Ogni giorno seguiamo da Nyinenyang quello che di nuovo succede, cercando di aiutare più persone possibili, almeno per chi viene all’interno della Chiesa a Matar, dando loro un posto per dormire la notte e la colazione, dando il più possibile passaggi in macchina, ma le persone sono tantissime.
Viene proprio da pensare a questa incompetenza delle Nazioni Unite, che hanno aggiunto disgrazia, la morte di queste persone per fame, a disgrazia, all’arrivo di tutti questi profughi, e loro girano con 11 macchine, una di seguito all’altra, quasi vuote, in convogli scortati da soldati. Incredibile!
Tutto questo sta portando a molta tensione tra la gente dei villaggi, soprattutto quella che incontri per la strada che vorrebbe assolutamente salire in macchina, anche se è già piena.
Due settimane fa, il sindaco di Matar è entrato nella nostra Chiesa con la forza della polizia, perché non aveva nessuna sala così grande e con la possibilità del microfono e dei ventilatori per fare l’annuale riunione politica della zona nuer. Era venuto a chiederla qualche giorno prima e noi avevamo risposto che potevamo dare la libreria, ma assolutamente non la chiesa, invece per cinque giorni sono entrati in chiesa e, mattina e pomeriggio, hanno fatto il loro comizio e la loro riunione in chiesa, per fortuna non era stata ancora consacrata, sarà il 1 marzo.
A nulla sono valse le nostre proteste ogni giorno, il parlare con uno o l’altro, alla fine se ne sono andati, lasciando tutto in disordine e lasciandoci solo una lettera di scuse per l’accaduto, naturalmente senza dare un minimo di contributo. Che sopruso!
In tutte queste situazioni cerchiamo, insieme ai catechisti, che sono del posto e conoscono meglio l’ambiente, di portare avanti le attività della parrocchia, senza spaventarci, cercando di aiutare la gente in questi spostamenti e cercando di farci rispettare dal governo.
Ci sono anche delle belle notizie: sabato 8 febbraio a Gambella il nostro Vescovo abba Angelo ha ordinato due nuovi preti locali, abba Ziade e abba Meseret, due giovani sacerdoti molto bravi, speriamo possano inserirsi nella pastorale e dare il loro contributo all’evangelizzazione e allo sviluppo di questa zona. Tutte le parrocchie erano presenti, oltre a quella di Gambella in gran numero, dopo la Messa di ordinazione, ci siamo spostati in una grande sala per danze etniche, scenette divertenti sui due nuovi preti e vari discorsi, infine un bel pranzo per tutti, compresi i 500 bambini che dalla città sono venuti per l’occasione.
Sabato 1 marzo inaugureremo la Chiesa di Matar, a 150 km da Gambella. Avremo una bella festa con l’arrivo del Vescovo abba Angelo, una ventina di cresime, danze, pranzo e tornei al pomeriggio tra le varie cappelle. Stiamo cercando di preparare la festa anche se c’è molta tensione per tutto quello che è successo, la gente vuole farla lo stesso perché porti un momento di serenità.
Infine stiamo continuando a pregare per il sud Sudan, hanno raggiunto ad Addis Abeba un accordo di pace, ma ancora in varie parti del paese non è arrivato il cessate il fuoco e soprattutto ci sono ancora tantissimi profughi che non sono tornati alle loro capanne. La situazione è sicuramente migliorata, ma non conclusa. E’ facile cominciare un conflitto e si conosce il giorno, ma nessuno può sapere quando finirà, per le atrocità che capitano all’interno della guerra, e così è ora questo conflitto.
Un ricordo speciale per la nostra gente che come profughi sta viaggiando di qua e di là per entrare in questo nuovo campo.
Con affetto, Abba Filippo
Don Filippo Perin
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