Donare se stessi: l'invito del Papa ai giovani nella Domenica delle Palme

Rispondere con il dono di noi stessi al dono più grande che il Signore Gesù rinnoverà in questa Settimana Santa. E' uno dei concetti espressi dal Papa nel corso della Santa Messa della Domenica delle Palme. Benedetto XVI ha anche esortato i giovani ad accogliere e seguire il Signore fino in fondo.

Donare se stessi: l'invito del Papa ai giovani nella Domenica delle Palme

da Benedetto XVI

del 02 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          Rispondere con il dono di noi stessi al dono più grande che il Signore Gesù rinnoverà in questa Settimana Santa. E’ uno dei concetti espressi dal Papa nel corso della Santa Messa della Domenica delle Palme, celebrata in una Piazza San Pietro gremita e ornata da tredici ulivi secolari. Benedetto XVI ha anche esortato i giovani ad accogliere e seguire il Signore fino in fondo.

          Il verde delle palme levate in alto verso un cielo leggermente coperto, la processione e il ricordo della Passione di Gesù. Sono i momenti forti che hanno scandito la celebrazione di oggi, Domenica delle Palme, “il grande portale – ha detto il Papa – che ci introduce nella Settimana Santa”. Gesù dunque sale a Gerusalemme “per portare a compimento le Scritture e per essere appeso sul legno della croce, il regno da cui regnerà per sempre”. Nell’ultimo tratto del percorso sono due gli episodi che si verificano: la guarigione del cieco Bartimeo – un segno prodigioso – e la processione di Gesù verso Gerusalemme, con i pellegrini che esultano perché “il Messia desiderato è finalmente giunto”. “Colui che è acclamato dalla folla come il benedetto è, nello stesso tempo, - ha evidenziato il Papa - Colui nel quale sarà benedetta l’umanità intera”. Ed è qui un primo grande messaggio: 'L’invito ad assumere il giusto sguardo sull’umanità intera, sulle genti che formano il mondo, sulle sue varie culture e civiltà. Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani'.          Ma cosa c’è nel cuore di chi acclama Cristo? E’ la domanda che il Papa rilancia anche oggi perché “la questione cruciale” è chiedersi chi è per noi Gesù Cristo e che idea abbiamo di Dio. Una domanda che non si può eludere soprattutto in questa Settimana Santa: 'Tanto più che siamo chiamati proprio in questa Settimna a seguire il nostro Re che sceglie come trono la croce; siamo chiamati a seguire un Messia che non ci assicura una facile felicità terrena, ma la felicità del cielo, la beatitudine di Dio. Dobbiamo allora chiederci: quali sono le nostre vere attese? quali i desideri più profondi, con cui siamo venuti qui oggi a celebrare la Domenica delle Palme e ad iniziare la Settimana Santa?'          Rivolgendosi poi ai giovani, il Papa ha ricordato l’esempio di Santa Chiara di Assisi che a 18 anni “ebbe il coraggio della fede e dell’amore, di decidersi per Cristo”: 'La Domenica delle Palme sia per voi il giorno della decisione, la decisione di accogliere il Signore e di seguirlo fino in fondo, la decisione di fare della sua Pasqua di morte e risurrezione il senso stesso della vostra vita di cristiani. E’ la decisione che porta alla vera gioia'.           Lode e ringraziamento sono i sentimenti che in questa Settimana Santa dovranno accompagnarci nel ricevere “il dono più grande che si possa immaginare”, il dono della vita, del corpo, del sangue e dell’amore del Signore Gesù: 'Ma a un dono così grande dobbiamo rispondere in modo adeguato, ossia con il dono di noi stessi, del nostro tempo, della nostra preghiera, del nostro stare in comunione profonda d’amore con Cristo che soffre, muore e risorge per noi'.          E concludendo la sua omelia, il Papa ha rievocato le bellissime parole di Sant’Andrea, vescovo di Creta che, guardando al gesto di stendere i mantelli per terra davanti al Signore, esortava a stendere la nostra vita, in atteggiamento di adorazione e gratitudine, a stendere noi stessi “rivestiti della sua grazia”. “Prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese ... per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria”.

          E in piazza San Pietro ad assistere alla celebrazione erano presenti migliaia di pellegrini. Ma come si preparano a vivere l’imminente Settimana Santa?

          “Questo è un evento importantissimo per tutti noi cristiani perché da oggi si apre la Settimana Santa ed è giusto arrivare con il giusto raccoglimento per poter vivere pienamente la gioia della Pasqua e della Risurrezione”.

          “Sicuramente pregando, riflettendo sul significato della Pasqua per noi cristiani, e facendo opere di bene e poi vivendo bene il triduo pasquale”.

          “Penso che il modo migliore per prepararsi sia seguire quello che la liturgia ci propone, cioè un cammino lento dietro a Gesù che va a Gerusalemme e quindi seguendo la liturgia, con la preghiera. Penso che raccogliendo i frutti della Quaresima che abbiamo vissuto ci possiamo preparare molto bene a celebrare la Pasqua”.

          E’ tutta la Quaresima che mi preparo per questa settimana di Pasqua. Insieme ai miei ragazzi abbiamo deciso di venire, in questa Domenica delle Palme, a pregare insieme al nostro Papa per avvicinarci sempre di più a Gesù. Noi siamo coscienti che Gesù vuole la nostra felicità, vuole il nostro bene e quindi noi chiediamo a Lui di aiutarci a diventare felici, di aiutarci a diventare quello che Lui vuole che noi siamo”.

Oggi è anche la 27.ma giornata mondiale della gioventù. Il Papa ci esorta a essere missionari della gioia. In che modo rispondi al suo invito?

          Io, personalmente, da anni rispondo a questo invito e attraverso la mia esperienza posso solo dire che tenendo duro, raccontando ai giovani, anche con la propria testimonianza nella cose pratiche, riusciamo a cercare di infondere agli altri la nostra testimonianza, quello che Lui vuole, quindi anche la nostra gioia: in fondo Lui ci vuole felici! 

          “Quotidianamente con un impegno costante nell’altruismo che deve essere la caratteristica che segna il giovane in sé. Mettere a disposizione degli altri questa forza della gioventù, questa vitalità”. “La gioia di Cristo, seguire Lui e non lasciarlo mai!”

Benedetta Capelli, Marina Tomarro

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