Chissà se ciascuno di voi ricorda quali erano le sue motivazioni e le attese all'inizio di quest'anno di SC...
del 19 ottobre 2010
           “Il cambiamento che dovremmo riconoscere nella nostra vita è il passaggio dall’etica dell’individuo riconosciuto come tale fonte del diritto, per cui ogni desidero diventa un diritto, all’etica della persona che si riconosce in quanto appartenente ad una comunità, soggetto di diritti e di doveri secondo l’etica della responsabilità. Per noi credenti misurata sulla persona di Cristo, figlio di Dio”. (Un exallievo salesiano dirigente di una associazione di volontariato)
 
           Chissà se ciascuno di voi ricorda quali erano le sue motivazioni e le attese all’inizio di quest’anno di SC …Sarebbe una ricchezza poterle confrontare con l’esperienza che poi realmente abbiamo vissuto. E questo al di là dei tanti ricordi che come belle fotografie vi portate dietro: quale cambiamento ha prodotto quest’anno?
           Il motivo per cui uno stato mette in campo tante risorse (purtroppo sempre meno!) è per formare dei giovani cittadini responsabile e corresponsabili della vita comune di cui sono partecipi. Possiamo dire che questo obiettivo è raggiunto? Riconosciamo alla nostra coscienza “politica” questa identità che è cittadinanza matura?
           E di più. Abbiamo fatto SC presso i salesiani che come obiettivo della loro formazione pongono quello di educare “buoni cristiani e onesti cittadini”: ci pare che con noi ci siano riusciti? Quali ricchezze ho trovato in quest’anno? E quali povertà? Dovessi farmi carico io di questa educazione che cosa cambierei?Tante domande cui siamo chiamati a dare risposta nel monitoraggio.
           “Sono gli ultimi giorni del mio mandato di Rappresentante Nazionale dei giovani volontari del Servizio Civile Nazionale e lo dico con orgoglio in quanto sono onorato di aver avuto la possibilità di dare un contributo, spero significativo, al mondo del Servizio Civile Nazionale Italiano.
           In questi due anni ho avuto modo di capire fino in fondo i meccanismi a volte labirintici di un qualcosa che nella sua essenza è invece estremamente semplice: voglia e disponibilità di mettersi al servizio della comunità ed imparare ad essere cittadini.
           Credo sia doveroso da parte mia chiedermi cosa sia cambiato in questi due anni, quale sia lo stato del Servizio Civile oggi rispetto al settembre 2007, mese in cui presentai domanda quale giovane volontario.
Sinceramente credo che molte cose siano cambiate, di certo non per merito o demerito mio, ma credo sia palese che la prospettiva del sistema Servizio Civile sia mutata nel bene e nel male.
           In primis appare sotto gli occhi di tutti che il Servizio Civile non versi in buone finanze. La drastica riduzione del fondo per il Servizio Civile, prevista nel documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni in corso e futuri, rischia di porre fine alla vita di un Istituto della Repubblica virtuoso che invece necessiterebbe di maggiore stimolo. (dai 40.000 giovani partiti nel 2006 ai 17.000 ca che partiranno nel 2010, ai 13.000 del 2011, ndr)
           La mia non è una osservazione autoreferenziale, come il lettore potrebbe invece addurre. Io chiudo oggi la mia esperienza di Servizio Civile, ma da cittadino non posso non richiedere a gran voce che lo Stato Italiano finanzi, sia garante e promuova un sistema virtuoso capace di generare un beneficio sociale di valore decuplicato rispetto all'investimento iniziale.
           Quello che tutti noi dovremmo sapere è che, a seguito di una attenta analisi, ridurre il fondo nazionale del Servizio Civile non comporta alcuna riduzione di spesa, anzi la moltiplica per gli anni futuri lasciando sulle spalle delle istituzioni decentrate il compito di colmare il vuoto lasciato da tale scelta. Infatti risparmiare i famosi 100 milioni di euro l'anno, a seguito della riduzione del finanziamento al Servizio Civile, significa non erogare servizi per un valore economico (a prezzi di mercato) di più di un miliardo di euro e quindi peggiorare la condizione della comunità.
           Ma al di là del mero aspetto materiale del servizio prestato alla comunità, bisogna evidenziare come il Servizio Civile abbia un valore educativo altissimo nella formazione di un cittadino consapevole di diritti e doveri. Il non dare la possibilità ai giovani di formarsi nella palestra del Servizio civile significa avere nei prossimi anni una società sempre meno consapevole e più bisognosa di intervento coercitivo nel dirimere questioni sociali quali la tutela della legalità, dell'ambiente, dell'emarginazione sociale ecc...
           Questo, almeno che non si abbia in mente per il futuro una società che torni (citando Hobbes) “allo stato di natura in cui homo hominis lupus”, significa tradotto in termini economici solo un necessario futuro aumento della spesa corrente dovuto alla necessità di maggiore sicurezza, maggiore tutela sociale coattiva e quindi più forze dell'ordine, più operatori di sicurezza, più necessità di assistenti sociali e così via.
           La scelta economica di ridurre il Fondo Nazionale per il Servizio Civile appare quindi ancora una volta miope per non dire sciocca ed incomprensibile.
           Ma non è solo l'aspetto economico ad esser cambiato, è la prospettiva del servizio civile che è profondamente mutata o addirittura sparita. L'aspetto economico ha forse dato impulso al sistema nel suo complesso ed agli attori che ne fanno parte al fine di riflettere su se stessi e sul vero significato del Servizio Civile Nazionale.
           E' questa l'occasione che si sta perdendo, quella di tirar fuori da questo momento di crisi una riflessione seria e concreta sull'andamento del sistema, sulla sua utilità e principalmente sulla prospettiva futura non solo del Servizio Civile Nazionale ma della “difesa” della comunità nazionale nel suo complesso. Questo al Paese purtroppo oggi ancora manca.
           Spesso ci si nasconde dietro tecnicismi, dietro lunghissime discussioni sul finanziamento, sulla ripartizione delle competenze tra centro e periferia, ma si è persa di vista la prospettiva: non esiste più nessuna prospettiva relativa al futuro del nostro Paese ed è questo il vero problema anche all'interno del Servizio Civile Nazionale e della sua eventuale riforma. L'unico ambito di dibattito è l'oggi ed il senso economico che l'oggi fornisce. (Sic!)
           In realtà che siano le regioni o lo stato centrale a finanziare il sistema non cambia assolutamente nulla. Sono i cittadini italiani che attraverso le tasse finanziano il Servizio Civile Nazionale così come ogni altra attività dello stato centrale e delle autorità decentrate sul territorio. (…)
           Ovvio sia legittimo essere genericamente favorevoli o meno alle politiche di un governo, ma quando si assume il compito di direzione amministrativa o addirittura politica del Servizio Civile si ha l'obbligo di coerenza verso il proprio mandato e le proprie responsabilità. Questo deve essere sempre chiaro, si dica quindi apertamente quale è la scelta politica relativa al sistema di Servizio Civile e la si porti avanti coerentemente fino in fondo.
           Domando pubblicamente al Sottosegretario Giovanardi e al Capo dell'Ufficio Borea se sono disposti ad affiancare e sostenere nelle sedi appropriate la richiesta dei giovani volontari e degli ex volontari di aumentare la disponibilità di finanziamento del Servizio civile Nazionale almeno a copertura di 50.000 avvii annuali, così come anche da loro più volte auspicato in seno alla Consulta Nazionale del Servizio Civile.
           Li invito a mantenere ben presente questo loro eventuale impegno anche nel momento di eventuale voto e o fiducia ai documenti presentati in Consiglio dei Ministri e Parlamento da questo qualunque altro governo della Repubblica. Sono disposti a farlo?
           Mi attendo una loro risposta positiva altrimenti potrebbe apparire assurdo che i garanti e custodi del Servizio Civile votino favorevolmente a provvedimenti che di fatto minino l'esistenza del Servizio Civile Nazionale.
           Immagino immediatamente mi si contesterà che è facile scaricare la responsabilità sulle spalle degli altri tipico dei giovani. Ma non è così, e a dimostrazione posso affermare che noi volontari ormai da anni cerchiamo di dare risposte ed indirizzi di prospettiva, non perchè siamo più intelligenti di altri, non siamo più furbi o più buoni, ma viviamo il Servizio Civile semplicemente giorno per giorno sulla nostra pelle attraverso il nostro sudore ed il nostro impegno.
           Un ragazzo ventenne disoccupato si affaccia la mondo del Servizio civile pensando di guadagnare 485,33 euro al mese per un anno, ma ne esce convinto della propria capacità di poter migliorare la società in cui vive.
           Apprende la sua capacità di cognizione circa i suoi diritti e doveri di cittadino e ne rivendica con forza la loro esistenza.
           E' questo processo di maturazione la quintessenza del Servizio Civile: un anno speso a prestare servizio “difendendo la comunità in modo non armato e non violento” apprendendo ad essere cittadini attivi.
           Non è un caso che la rappresentanza dei volontari rimanendo ferma circa la tutela del cittadino nel prestare il proprio servizio sia sempre stata propositiva ad esempio in merito alla rimodulazione dei contributi pensione arrivando a sacrificarli pur di dare l'opportunità a chi dopo di noi voglia fare la nostra stessa esperienza. Questa è la forza dei volontari e della sua rappresentanza, non rappresentare interessi personali ma servire altruisticamente chi verrà dopo di noi permettendogli di avere almeno la stessa opportunità.
           In tal senso anche la mentalità dei volontari del Servizio Civile nazionale è cambiata. Oggi il mondo dei volontari e degli ex volontari (la cui opinione è spesso trascurata) è molto più consapevole di cosa significhi Servizio Civile, di quali siano i pregi ed i difetti, di quali siano i rischi che si corrono per il sistema Servizio Civile e della prospettiva futura a cui mirare.
           Per una volta ci diano ascolto, ne vale del bene di quella Patria che tutti noi siamo chiamati a difendere attraverso il nostro essere in primis cittadini e poi volontari del Servizio Civile”.
           Una comunità di persone, non di individui, legate da vincoli di responsabilità nel cercare il bene comune.           Una comunità di soggetti diversi e corresponsabili, capaci di progetti sostenuti dalla pubblica amministrazione cha a questi soggetti deve rendere conto (sussidiarietà).
           Una società che mira all’inclusione e non all’esclusione. Soprattutto dei più fragili, anche di coloro che rischiano di autoescludersi.
           Non solo scelte politiche della pubblica amministrazione, che pure sono il fondamento di una società così intesa, ma scelte personali e di comunità che mettano sempre al centro le persone.
           In particolare per i giovani:
           • sostegno alla famiglia come ambito educativo primario;            • offerta di ambienti educativi, formali ed informali;           • spazio in cui sperimentare la corresponsabilità, “servizio civile” in primis;           • sostegno all’inserimento nel mondo del lavoro.           • esperienza di associazionismo cristiano e laico a servizio del bene comune
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