Jean-Clement Jeanbart dopo l'attacco dei ribelli alla cattedrale:«Cosa aspetta l'Occidente ad intervenire?»...
«Che cosa sta aspettando l’Occidente a intervenire?». L’appello lanciato giovedì dall’arcivescovo di Aleppo, Jean-Clement Jeanbart, ricordando l’ultimo attacco alla cattedrale armeno cattolica distrutta da una bomba lanciata dalle milizie ribelli, è un grido d’aiuto che non può lasciare tranquilli.
«Lasciatemi essere arrabbiato – ha scritto l’arcivescovo nel testo diffuso dal sito L’Oeuvre d’Orient – perché devo confortare innumerevoli genitori umiliati dalla deprivazione che rapina i loro figli delle necessità primarie, necessarie a promuovere la dignità e la possibilità di crescere sani. Lasciatemi essere preoccupato per un numero sempre maggiore di anziani sopravvissuti e di focalizzarmi sul tentativo di garantire loro un minimo di aiuti necessari alla loro serenità, che è già profondamente provata dalla sofferenza e dal pericolo costanti».
COSA ASPETTATE?
Il grido di Jeanbart si è rivolto anche alla comunità internazionale: «Lasciatemi alzare la voce per richiamare tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad ascoltare la nostra supplica». L’Isis, infatti, che «ha già ucciso migliaia di persone nella regione, sta terrorizzando i fedeli di Aleppo. Dopo Maloula, Mosul, Idlib e Palmyra, cosa sta aspettando l’Occidente ad intervenire? Che cosa stanno aspettando le grandi nazioni prima di mettere fine a queste mostruosità?».
BARBARISMO
Riferendosi all’ultimo attacco alla cattedrale l’arcivescovo ha spiegato di non riuscire a «spiegare tutta la mia afflizione e pena sul luogo del disastro. Grazie a Dio tutti i miei sacerdoti erano illesi, sani e salvi da questo ultimo attacco alla nostra diocesi per mano dei ribelli». Pertanto, ha ripreso di nuovo, «lasciatemi essere afflitto per le case che sono state distrutte, per le chiese rese inagibili, per le attività commerciali chiuse e i negozi fatti a pezzi e per una città antica stroncata dalla disintegrazione di un patrimonio architettonico senza prezzo». E scagliandosi ancora contro l’illusione di chi ha appoggiato l’utopia ribelle, Jeanbart ha chiesto: «Lasciatemi gridare con rabbia e rivoltarmi contro un sistema globale intriso di barbarismo, affamato di potere e ubriaco di corruzione insaziabile. Lasciatemi piangere con la mia gente, violata e uccisa. Centinaia di migliaia di vittime, sacrificate con la promessa di una società migliore e la speranza di una primavera araba che non vedranno mai».
AL DIO MISERICORDIOSO
Ma siccome «non sappiamo quando esattamente tutto il nostro grande desiderio di pace si realizzerà, chiediamo al Signore che ce la conceda il prima possibile come crediamo fermamente che farà, perché grande è il suo amore e ineffabile la sua misericordia». Perciò «possano tutti coloro che credono nel Dio buono e misericordioso, e tutti coloro che hanno compassione per gli innocenti, alzare la loro voce insieme a noi chiedendo ai paesi civilizzati di agire e di portare la Pace, prima che sia troppo tardi e altri innocenti vittime si aggiungano a questo orribile spettacolo». Infine, ha domandato l’arcivescovo, «pregate con noi, vi imploro, le vostre preghiere ci saranno di grande aiuto».
Redazione Tempi.it
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