Baden Powell (1857-1941) e Don Bosco che fu chiamato da alcuni il Baden Powell cattolico (1815-1888) furono due grandi educatori. Non pochi aspetti del loro metodo si integrano reciprocamente. Molti oratori salesiani ospitano un gruppo scout.
del 07 agosto 2011
 
Sir Baden, barone di Gilwell, è stato un militare, uno scrittore e un pedagogo. Per il grande merito di aver fondato lo scoutismo gli fu riconosciuto il titolo di Baronetto e di Lord. Il confronto su alcune voci rivela singolari consonanze tra il metodo scout e il metodo preventivo di Don Bosco.
 
 
- Dice la legge scout: “LO SCOUT È SEMPRE ALLEGRO”.
 
Nel metodo preventivo è fondamentale il 'Niente ti turbi” che Don Bosco ripeteva ai suoi salesiani al servizio educativo dei ragazzi. E uno dei suoi ragazzi migliori, Domenico Savio, se ne uscì con un compagno un po’ perplesso in una frase che sbalordisce anche oggi: 'Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri'.
 
 
- Dice la legge scout: “LO SCOUT CONSIDERA SUO ONORE MERITARE FIDUCIA”.
 
Don Bosco ripeteva: “L'educatore si faccia amare se vuol farsi temere. Che i giovani siano amati e sappiano di esserlo. Bisogna che i salesiani sappiano scegliere quello che piace ai giovani”. Frasi o meglio principi che si possono considerare vette della pedagogia salesiana.
 
 
- Dice la legge scout: “LO SCOUT È PURO DI PENSIERI, DI PAROLE E DI AZIONI”.
 
Don Bosco affermava senza mezzi termini che non c’è nulla di più bello in un giovane che l'essere come il giglio del campo, come l'acqua fresca di sorgente, come il luminoso splendore del cielo. Egli la chiamava “la bella virtù” ed era convinto che fosse l'ornamento confacente per un giovane. Chi è limpido non ha secondi fini, è delicato, attento, senza sottintesi. Lo puoi avvicinare, sicuro che è come lo vedi, ci puoi parlare sicuro che non ti infastidisce con frasi a doppio senso, che non ti sorride perché ti vuole piegare ai suoi desideri...  Don Bosco sapeva, come del resto Baden Powell, che l’affettività è una cosa troppo grande e bella per essere ridotta solo a strumento di piacere.
 
 
- Il metodo scout insiste sull'ESSENZIALITÀ.
 
Don Bosco diceva che, quando la congregazione da lui con tanto sacrificio fondata avesse ceduto alle comodità e al superfluo, poteva considerare chiuso il suo corso. Ed ha dettato per i suoi figli regole che poggiano proprio sulla essenzialità, sulla temperanza, sulla povertà. “Lavoro e temperanza” è uno degli slogan lasciati  da Don Bosco ai salesiani.
 
 
- Il metodo scout poggia sul SERVIZIO.
 
Un solo esempio per affermare la necessità del servizio educativo e caritativo nella pedagogia salesiana. Scoppiato il colera a Torino, Don Bosco inviò i suoi ragazzi più grandi (età rover) per la città a lavare, pulire, trasportare, curare... con un coraggio che s’avvicinava alla temerità. Tutti, lui compreso, erano convinti che fosse una malattia infettiva... Se un salesiano lo facesse oggi, rischierebbe la galera.
 
 
- Il metodo scout punta sull’ABILITÀ MANUALE.
 
Don Bosco voleva i ragazzi perfettamente autosufficienti, capaci di impegnarsi in abilità d'ogni genere, perché lui stesso imparò tanti mestieri per potersi mantenere negli studi, facendo il garzone in varie botteghe di artigiani. Poi fondò le sue famose scuole di Arti e Mestieri e le diffuse in tutto il mondo.
 
 
- Il metodo scout fa perno sull' AMORE ALLA NATURA
 
Don Bosco predilige l'aria aperta, il cortile, i campi, le feste in campagna, le passeggiate sulle colline. Inventò la festa delle castagne per poter fare scampagnate anche di molti giorni... veri campeggi ante litteram.
 
 
- Nel metodo scout si parla di SPIRITO DI CORPO,
 
Don Bosco parla con insistenza di SPIRITO DI FAMIGLIA.
 
 
- Si è detto dello scoutismo che è una “educazione da campo”.
 
Del metodo salesiano si è detto e si dice che è un'educazione da cortile: il cortile è il luogo educativo… dell’incontro e delle esperienze, del dialogo e dell’amicizia.
 
 
- Lo scautismo educa attraverso il gioco...
 
I cortili degli oratori salesiani (con spazi strutturati e spazi liberi), sono luoghi educativi essenziali. In genere, quando si apre un’opera, una delle condizioni “sine qua non” è che la struttura abbia spazi per il gioco.
 
 
- Lo scout suona e canta, danza…
 
Don Bosco diceva che un oratorio senza musica è come un corpo senz’anima. Ha il coro, la banda e organizza parate pseudomilitari per insegnare l’ordine e la disciplina.
 
 
- Il metodo scout distingue i suoi soci con una uniforme...
 
Don Bosco rispose a chi gli parlava di uniforme per i suoi salesiani: “I miei figli hanno un’unica divisa: voglio che vadano in maniche di camicia, come i garzoni muratori!”. (MB 2,411).
 
 
- Il metodo scout vuole i giovani sempre insieme ai capieducatori.
 
Don Bosco scrive ai suoi salesiani: “NON LASCIATE MAI I GIOVANI DA SOLI” (MB 3,119) e ha inventato gli assistenti.
 
 
- Il metodo scout dà rilevanza fondamentale alla figura del capo, alla sestiglia, alla squadriglia, ai brevetti...
 
Don Bosco chiama i suoi capi “ASSISTENTI” (oggi “ANIMATORI”). Al metodo di sestiglia/squadriglia preferisce il metodo del gruppo che all’inizio chiamò “compagnia” (dell’Immacolata, del Santissimo, di san Giuseppe, di san Luigi...), e al metodo dei brevetti quello dei “gruppi di interesse” (musica, canto, teatro, liturgia, banda…).
 
 
- La SCELTA CRISTIANA del PATTO ASSOCIATIVO scout diventa nel metodo preventivo il capitolo sulla “RELIGIONE” che Don Bosco considerava essenziale ai fini dell’educazione (MB 13,918).
 
 
- La SCELTA POLITICA è espressa nel metodo PREVENTIVO con la frase che Don Bosco usava: “ONESTI CITTADINI” uno dei due grandi traguardi del metodo. Il secondo è “BUONI CRISTIANI”. Il cammino del Sistema pedagogico di Don Bosco qui ha la sua conclusione naturale.
 
 
Savina Jemina
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