È cristiano chi prega

Giovani e preghiera. È una generazione decisamente “contemplattiva” quella che si appresta a invadere Madrid». Una generazione ancora «legata ai riti e all'insegnamento della Chiesa»; cristiani impegnati nella vita ecclesiale, aperti al dialogo interreligioso, che abitano una «Chiesa di rete» in cui «la volatilità è divenuta la norma». I loro modelli? Tutti religiosi.

È cristiano chi prega

da Quaderni Cannibali

del 01 luglio 2011

  

          È una generazione decisamente “contemplattiva” quella che si appresta a invadere Madrid». Una generazione ancora «legata ai riti e all’insegnamento della Chiesa»; cristiani impegnati nella vita ecclesiale, aperti al dialogo interreligioso, che abitano una «Chiesa di rete» (Église de réseau) in cui «la volatilità è divenuta la norma». I loro modelli? Tutti religiosi: madre Teresa, suor Emmanuelle e Giovanni Paolo II. Sono questi alcuni dei tratti emersi da un’inchiesta sui giovani cattolici in Francia commissionata, a pochi mesi  alla Giornata mondiale della gioventù, dal Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni (SNEJV) e da La Croix.

          L’inchiesta è stata realizzata nei primi due mesi dell’anno attraverso un questionario cui hanno risposto oltre 3.200 giovani fra i 16 e i 30 anni. I risultati sono stati pubblicati su La Croix il 23 marzo 2011. Spiritualità più che valori Il quadro non è privo di sorprese, anche se l’inchiesta ha intercettato soprattutto «la frangia più impegnata dei giovani cattolici» (La Croix). Un primo dato rilevante è l’importanza attribuita alla dimensione spirituale e celebrativa, alla messa in particolare. «Questa generazione si definisce per il suo attaccamento alla spiritualità e ai sacramenti, e non per riferimento a un insieme di valori morali». Il cristiano è soprattutto colui che «prega e pensa a Dio» (15%), «è battezzato» (15%), «va regolarmente a messa» (11%) e «testimonia la sua fede» (11%). La partecipazione all’eucaristia è «essenziale» per il 59% dei giovani intervistati; «molto importante» o «importante», per un altro 36%.

          Oltre il 72% di loro afferma di partecipare all’eucaristia settimanale; il 63% di pregare quotidianamente e il 24% di leggere la Bibbia ogni giorno. La parrocchia resta un luogo «importante» nella vita di fede (42%), anche se la si riscopre soprattutto dopo i 25 anni e non di rado in seguito a un periodo di allontanamento. Il vincolo territoriale, invece, si è molto indebolito; «molti navigano ormai da una parrocchia all’altra, secondo le loro affinità, le loro attese».

          Altra sorpresa è la tenuta delle cappellanie (istituzioni di pastorale giovanile, frequentate dal 42% degli intervistati), che venivano considerate in declino. Anche i movimenti scout si confermano tra i luoghi più importanti di esperienza della fede. Il 10% dei giovani cattolici frequenta regolarmente un movimento ecclesiale; il 12% fa parte di una delle «nuove comunità» di rinnovamento carismatico. La fede si riceve ancora in famiglia, dai genitori (88%) e dai nonni (40%). I riferimenti per il cammino successivo, più che gli animatori delle realtà ecclesiali (10%), sono le figure d’autorità – «un prete» (62%) o «il papa» (53%) –, oppure gli amici (51%), o i parenti (47%). Nessuna paura del dialogo «Avida di pellegrinaggi e di ritiri, questa generazione non è ripiegata su se stessa: una buona metà dei giovani assume un impegno nella Chiesa». Non solo.

          L’impegno sociale più ampio è considerato «molto importante» (36%), o «essenziale» (34%). Oltre il 55% è impegnato almeno in un’attività di  solidarietà, «percentuale ben superiore alla media nazionale». La coerenza tra fede e vita è un’esigenza molto forte. Il cristiano deve testimoniare la sua fede nella quotidianità secondo il 91% dei giovani cattolici. Nessuna paura del confronto e del dialogo con le altre religioni: oltre l’80% si dichiara disponibile a dialogare, soprattutto con l’islam (86%) e l’ebraismo (84%), religioni con le quali sono cresciuti. La Chiesa dovrebbe preoccuparsi, a loro giudizio, di promuovere nella società «lo spazio della spiritualità» (47%) e di «difendere la vita» (44%). Un terzo dei giovani la vorrebbe «più conviviale», un «luogo di maturazione e aiuto reciproco».

          Dalla Chiesa si attendono «chiarimenti sui fatti d’attualità e sulle grandi sfide della società» (33%), «accompagnamento nelle scelte della vita» (33%), tempi e spazi d’iniziazione alla vita spirituale e alla preghiera (32%). Poco sentite, invece, alcune richieste ancora molto diffuse nelle generazioni precedenti: appena il 16% ritiene che la Chiesa debba ammorbidire la rigidità delle sue posizioni di morale sessuale; la questione dell’ordinazione degli uomini sposati e delle donne è importante solo per il 13% degli intervistati; stessa percentuale per la richiesta di un minor peso della gerarchia nelle decisioni. Significativo un altro dato. «Il 42% degli intervistati dichiara qualche difficoltà a vivere la fede nel mondo attuale, segno di uno scarto sofferto da molti fra i giovani cattolici».

Don Fabio Attard

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