Una mia amica e collega dice spesso che "facciamo il lavoro più bello del mondo" e, se non fosse proprio il più bello, certamente è ai primi posti!
Ed eccoci qua! Zaino in spalla per i docenti che iniziano gli incontri in preparazione del nuovo anno scolastico. Zaino in spalla, tanta speranza e voglia di far meglio dell'anno precedente. Certo non mancano le preoccupazioni: a livello internazionale una guerra imminente, in Italia la crisi continua, nella scuola ancora precari e anche chi non avrà l'opportunità di mettersi in gioco. Chi c'è, chi può, non deve tirarsi indietro ed è chiamato a mettere in campo le forze migliori con rinnovato entusiasmo. Una mia amica e collega dice spesso che "facciamo il lavoro più bello del mondo" e, se non fosse proprio il più bello, certamente è ai primi posti. Così possiamo ripartire alla grande e non dai problemi amministrativi e burocratici, ma dalle esigenze vere degli studenti, dal come costruire relazioni educative efficaci in vista della condivisione e dell'approfondimento dei contenuti. La burocrazia serve, ma da docenti non possiamo essere a servizio della burocrazia; l'unico nostro servizio è per i ragazzi, per le famiglie, per la cultura, per la società. Infatti, quando ci immergiamo in questioni tecniche durante le riunioni o i collegi, spesso ci ingarbugliamo e ci scontriamo pure perdendo ore dietro le chiacchere; quando invece mettiamo al centro la persona, ogni ora impegnata è un guadagno, ogni parola ritrova un senso. Non so con quanto desiderio ritorneranno a scuola gli studenti, so bene però che il nostro deve essere contagioso, perché è meglio per noi stessi, per chi ci incontra, per i colleghi, per i ragazzi, fosse anche solo perché è il nostro lavoro e ci tocca farlo con questo stile. Possiamo davvero rischiare di non essere all'altezza della situazione? Vale la pena cominciare un nuovo percorso senza stimoli? Da adulti educatori, oltre la responsabilità di far bene e di onorare lo stipendio, abbiamo la missione di far appassionare gli studenti alla scuola, alle discipline, al sapere e alla vita; questo ci viene richiesto non dalle "carte" ma da quei cuori e quelle menti che sono coloro che incontriamo per nove mesi quasi ogni giorno in quel piccolo mondo che è la scuola. Come risponderemo a questo grido sebbene talvolta è sottotraccia?
Ogni Collegio Docenti, ogni singolo insegnante, ha la possibilità e la libertà di rispondere secondo coscienza a partire da questi primi giorni e la direzione scelta non sarà mai indifferente o neutra. Non c'è posto per gli ignavi a scuola! Nell'introduzione al progetto educativo-didattico di una scuola per quest'anno, ho letto questa frase di Marcel Jouhandeau: «L'istante occupa uno stretto spazio fra la speranza e il rimpianto, ed è lo spazio della vita». Così «qui e ora» e tra «il già e il non ancora» ricominciamo la scuola certi che questo tempo, con i suoi ritmi e le contraddizioni, è quello privilegiato per noi, per le nostre famiglie, per gli studenti, per le loro famiglie, riducendo gli spazi di improvvisazione e aumentando quelli creativi, condivisi, gioiosi, formativi, culturali e di crescita globale.
Marco Pappalardo
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