Educare all'amore: ecco una delle sfide cruciali per l'Agesci oggi. Considerando che questo è, nonostante le apparenze, uno dei momenti più propizi per fare scoprire agli adolescenti la profondità e la coerenza dell'amore... Intervista ad Alberto Fantuzzo, presidente nazionale dell'Agesci [Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani].
del 22 ottobre 2008
'Educare all'amore: ecco una delle sfide cruciali per l'Agesci oggi. Considerando che questo è, nonostante le apparenze, uno dei momenti più propizi per fare scoprire agli adolescenti la profondità e la coerenza dell'amore'. Ne è convinto il veneziano che da cinque mesi è presidente nazionale dell'Agesci [Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani], Alberto Fantuzzo.
Non paia strano che si parli di amore e affettività discorrendo del mondo scout. Un po' perché queste sono esperienze centrali per ragazzini e adolescenti, da cui una proposta educativa come quella scout non può prescindere. Un po' perché l'Agesci da qualche mese è sotto tiro, specie da parte dei media, dopo la pubblicazione di un'indagine che ha disegnato una sorta di sorprendente identikit dello scout d'oggi.
 
Le risposte che hanno fatto scandalo. Lo studio, condotto dall'Istituto degli Innocenti su circa 2.500 giovani scout fra i 16 e i 21 anni, provenienti da 25 Paesi europei, ma per quasi la metà (46%) italiani, ha toccato molti temi e ambiti, ma ciò che ha prodotto scalpore è in alcuni dati. Questi: quasi l’82% del campione intervistato ritiene che possa capitargli di ubriacarsi, il 47% di fumare marijuana, oltre il 90% accetta il sesso prematrimoniale e più del 42% non esclude di poter aver rapporti sessuali con una persona sposata. Il 39% non esclude l'aborto.
Numeri e contenuti, questi, che hanno dato la stura a pagine e pagine sugli “altarini” disvelati degli ex virtuosi scout.
 
Ma per tre quarti dicono che scautismo è aiutare il prossimo. Fantuzzo non ci sta neanche un po' a questa lettura superficiale e pruriginosa. Intanto perché gli italiani intervistati sono meno della metà e gli appartenenti all'Agesci, seppur numerosi, sono un terzo del totale (851 su 2.522).
Poi perché questi dati - indubbiamente problematici - sono solo un capitolo dell'indagine, che mostra anche aspetti ben diversi, sottaciuti dai media: «Perché si parla solo degli argomenti da scandalo e non del fatto per tre quarti degli intervistati l'essere scout significa saper essere servizievoli verso il prossimo? O che l'81% dice di aver imparato ad amare e rispettare la natura attraverso lo scautismo? O che metà dei ragazzi affermano di aver capito qui cosa significa lavorare o giocare in gruppo? O superare le paure e acquisire autonomia? Spesso si punta invece solo sullo scandalismo e si trascura il grande patrimonio educativo che faticosamente, giorno dopo giorno e senza clamori, l'Agesci ha costruito».
Ma quand'anche ci si soffermasse sulle risposte che fanno più problema, la lettura dei dati – secondo Fantuzzo – andrebbe fatta in modo diverso da come è stata condotta: «Questi ragazzi sono figli del proprio tempo e, nelle risposte che hanno dato, riflettono di più l'immagine che i media propongono del mondo che non i loro stessi comportamenti e principi. Voglio dire che in un mondo in cui, secondo i media, è normale fumare uno spinello o avere rapporti prematrimoniali, i ragazzi riflettono questa “normalità”, questa realtà presunta. Ma attenzione: non dicono che loro hanno questi comportamenti, che fanno così; dicono che potrebbe capitare anche a loro» (la domanda formulata era: “ritieni che ti potrebbe capitare di...?”).
E' un po' come se i giovani - anche i giovani scout – ratificassero l'immagine virtuale del mondo che viene offerta loro.
 
I ragazzi di oggi sono più disponibili a capire l’amore vero. «In questo senso – continua Fantuzzo – di fronte a comportamenti problematici di questa età, gli educatori Agesci non si scandalizzano né si entusiasmano: registrano e riflettono».
Ed è proprio perciò che questo è un tempo favorevole, per l'Agesci, per fare buona educazione all'affettività: «Oggi gli adolescenti non hanno più tabù da infrangere, perché a questo ci ha pensato la generazione che li ha preceduti. Perciò sono molto più disponibili a conoscere, senza preconcetti, delle testimonianze profonde, che mettano in discussione il sistema dei valori di cui si pensa sia permeato il mondo. E noi capi ed educatori dobbiamo riscoprire il gusto di parlare loro dell'amore. L'amore vero, profondo e fedele, solo a partire dal quale si può capire anche la bontà delle regole e dei veti».
 
Giorgio Malavasi
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