Se devo immaginare una parola per rilanciare la sfida educativa oggi, non posso che non pensare a “creatività”. Le strade per iniziare ad educare alla creatività sono veramente tante, perciò non resta che imboccarne una e cominciare...
del 09 ottobre 2008
Se devo immaginare una parola per rilanciare la sfida educativa oggi, non posso che non pensare a “creatività”. 
Lo penso non tanto riferito ad un’educazione più creativa che esca dal solito, dal banale, dal mediocre, quanto ad una vera e propria educazione alla creatività… ovviamente con la creatività.
 
Che cos’è la creatività?
 
La creatività è un modo originale di disporre le cose. Non siamo creatori perché non creiamo dal nulla, ma creativi perché abbiamo la possibilità di utilizzare elementi già esistenti. 
Il paragone con la cucina è illuminante. Se vogliamo preparare un piatto di lasagne al forno… partiamo dalla sua “non esistenza”. All’inizio ci sono solo gli ingredienti: acqua, farina, uova, carne macinata, sugo, besciamella, mozzarella, sale. Credo, che se mangiassimo tutto quanto elencato prima, non proveremmo lo steso gusto che proviamo nell’assaggiare (o divorare) una porzione di pasta al forno! Forse questo ci dice che per creare è necessario avere sì gli ingredienti ma sono necessarie anche la capacità di associare e la fatica della cucina.
Viviamo nell’epoca di “4 salti in padella”, dove tutto è immediato, e noi e soprattutto i nostri ragazzi, perdiamo le capacità di associare e di faticare. Potrebbe non sembrare un problema, ma la vita ci chiede spesso la creatività e ben presto ci accorgiamo che lì la teoria dei quattro salti… non funziona tanto bene.
Il bello costa fatica e tempo. Parte della sua bellezza è proprio nella fatica e nel tempo. Il problema è che capire questo non è immediato a causa di un problema odierno: l’inerzia. L’inerzia è la capacità di un corpo di mantenere il proprio moto. Oggi viviamo due inerzie: quella che ci fa statici e quella che ci fa correre troppo. In entrambi i casi non riusciamo a cambiare modo. Quanta fatica a convincere i ragazzi a far qualcosa. E quanta fatica a chiedergli del tempo: sono troppo impegnati per tutto. Si corre quasi senza più sapere la meta e quando ci si ferma non è per riposarsi, ma per crollare. Perciò alterniamo momenti di iperattività a momenti di vero ozio o accidia.
Educare alla creatività significa educare a combattere l’inerzia: il creativo sa che deve rallentare se vuole vedere il bello intorno a sé e sa che deve agire con decisione, staccarsi dalle poltrone del facile, quando deve lavorare.
 
Perché dovrei usare la creatività?
 
Aiutare una persona a diventare creativa è il modo migliore per aiutarla a scoprire il bello di sé e il proprio posto nel mondo. La domanda vocazionale dovrebbe nascere dal cercare di capire come meglio utilizzare le capacità che si hanno, come un musicista che ogni volta che compone un pezzo, cerca di capire come disporre le note. 
Educare alla creatività significa insegnare ai ragazzi come affrontare dei problemi partendo da quello che hanno: quando voglio scolpire una statua devo iniziare dal marmo che ho e non da quello che vorrei. 
Educare alla creatività significa educare alla diversità come valore: «che musica si potrebbe scrivere con un'unica nota? E quale affresco con un solo colore?» (C. Baglioni).
Infine la creatività educa al bello. Come posso annunciare il Dio della gioia se nell’aula di catechismo primeggia il “crema-beige-marrone” triste? Come posso annunciare il Dio della novità se non preparo la sala per gli incontri in maniera diversa, almeno originale? Come posso annunciare il Dio della storia se non preparo prima le attività mettendoci quel tocco di classe in più?
 
Come dicevamo prima noi non siamo creatori ma creativi perché dentro di noi abbiamo tutti la possibilità, la fantasia di inventare. Non tutti, tuttavia, diventiamo “creattivi”, non tutti cioè utilizziamo quello che abbiamo per diventare chi siamo veramente. Decidere di fare tutto il bello che potrei diventa la chance fondamentale, ma la paura e la mediocrità dell’uomo con un solo talento, sono lì a ricordarci, che il vero fallimento è il non partire, il non iniziare e il non rischiare.
 
Come educare alla creatività?
 
Il tempo dell’estate è un tempo privilegiato per un’animazione educativa più incisiva, grazie al grande tempo e alla continuità che si vive con i ragazzi. È in quel momento che possiamo testimoniare come educare con la creatività alla creatività. Vi lascio alcuni accenni che più che spegnere la domanda vorrebbero accenderla:
 
• con il colore: decidere di addobbare le stanze in modo più forte, più coinvolgente inerente al tema dell’Estate ma anche semplicemente dando un senso di diversità dal tran tran quotidiano. E non bastano i cartelloni colorati che si sanno fare in 1° superiore, bisogna chiedere di più, formarsi e scoprire quei trucchi scenografici che con poco vi fanno sentire molto. Educarsi alla creatività significa anche educarsi alla formazione continua;
• con la musica: non accontentarsi di mettere soltanto la canzone per il ballo. Creatività è scegliere la musica giusta per il momento giusto. Cercate le canzoni adatte per i richiami, per i momenti di preghiera, per creare tormentoni, per il punteggio. Scoprirete che otterrete di più, al posto di urlare sempre come matti;
• con il teatro: non fate fare solo la scenetta, fate capire ai ragazzi la bellezza del salire in scena per diventare poi protagonisti nel palco della vita. Aiutate a collaborare, facendo capire che ognuno di loro dipende dalla battuta di un altro. Non accontentatevi dei soliti sketches e della banalità negli allestimenti: semplicità non significa mediocrità! Cercate su internet testi nuovi e se non li trovate createli e poi metteteli su internet… perché così cambierete anche la cultura. Cercate vestiti colorati e adatti e se non li trovate segnatevi su un quaderno: «Durante l’anno cercare i vestiti!», e vi accorgerete che il creativo è un buon seminatore, per questo raccoglie al tempo giusto;
• con la lettura: preparate prima le preghiere e i momenti di riflessioni. Più che la memoria tante volte conta la voce, la pausa giusta… Cercate di far passare ai ragazzi il gusto del bello per la preghiera e magari (stranamente) li vedrete pregare più convinti (o almeno, meno scocciati!);
• con la manualità: cercate di costruire oggetti belli! Oggetti che avreste voglia anche voi di avere in casa… è chiaro che se fate costruire mostri orripilanti i bambini non apprezzeranno i laboratori. Ma educare alla manualità e alla costruzione significa educare a riempire il tempo senza correre, per questo è fondamentale che piaccia ciò che si fa. E se non credete che la manualità sia bella, chiedetevi allora perché tanti ragazzi guardano ArtAttack! 
 
Come vedete le strade per iniziare ad educare alla creatività sono veramente tante, perciò non resta che imboccarne una e cominciare, senza preoccuparsi del numero di capacità di un ragazzo perché circa duemila anni fa, in modo molto creativo, qualcuno disse che non conta avere 5, 10 o un solo talento. Conta decidere di mettere in gioco quello che si ha. Per questo serve qualcuno che ci aiuti a capire come fare. Educare alla creatività significa anche, e forse proprio, questo.
Gigi Cotichella
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