Educare ... Oggi è una delle più grandi sfide che si presenta nel cammino della vita di chi sente propria la vocazione ( sì proprio una chiamata!) a dedicarsi ai giovani. E' un cammino spesso faticoso, ma che porta a soddisfazioni e sorprese se vissuto con impegno, amore e gioia.
del 15 maggio 2008
Potare per potersi donare … questa è la sfida più grande di ogni educatore.
 Educare … Oggi è una delle più grandi sfide che si presenta nel cammino della vita di chi sente propria la vocazione ( sì proprio una chiamata!) a dedicarsi ai giovani. E’ un cammino spesso faticoso, ma che porta a soddisfazioni e sorprese se vissuto con impegno, amore e gioia.
Ogni educatore sa che nelle ragazze e ragazzi che gli sono affidati, il desiderio di poter vivere bene e fare il bene è una risorsa da portare alla luce, da evidenziare. Solo la fiducia nel bene e la speranza che lo sforzo dell’educare potrà avere esito positivo, potrà dare il coraggio di educare in qualsiasi circostanza, affrontando tutte le difficoltà che si insidiano in questo percorso educativo. Don Bosco diceva: ‘L’educatore è un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi. (Sistema Preventivo)’.
  Collaboratori di Dio
 
Ogni educatore confida nel fatto che Dio non abbandona, che il suo amore si fa sentire là dove siamo e così come siamo, con le nostre miserie e le nostre debolezze, per offrirci sempre una nuova possibilità di bene. E ancora don Bosco ci aiuta a capire questa presenza quando dice ai suoi educatori: ‘Ricordatevi che l’educazione è cosa di cuore e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l’arte e ce ne dà in mano le chiavi. (Sistema Preventivo)’.  Dio è il grande educatore. Perciò nessun altro è protagonista. Anche l’educatore guarda a se stesso come realtà a servizio di Dio. Anzi, la prima maniera di vivere questo servizio è quella di testimoniare che esso stesso si lascia educare, che è docile, attento e ubbidiente a Dio, proprio come Maria, con la stessa umiltà, sicurezza, pace interiore.  La fede in questo Dio così impegnato a far crescere l'uomo non può non contagiare l’educatore e far nascere nel suo cuore il senso vivo dell'urgenza di educare e il gusto di cooperare con Dio a un’impresa di grande bellezza, come quella di rendere l’uomo pienamente tale. Dio ha un progetto sull'uomo e tale disegno chiama in causa, oltre alla sua, la libertà dell'uomo. Perciò, se noi pensassimo al progetto trascurando la libertà, ci esporremmo al rischio dell'astrattezza; se pensassimo alla libertà dimenticando il progetto finiremmo nella inconcludenza. L'arte di educare è propria di chi sa far convivere progetto e libertà. A questo è chiamato l’educatore.
 
 
Prendersi cura
 
La parola ‘cura’ può essere un punto di riferimento per l’educatore, perché deve ‘preoccuparsi’ dei giovani che gli sono stati affidati insegnando loro ad aver cura di sé per poter capire il cammino della propria crescita ed essere in grado di compiere delle scelte e che queste scelte possono portare a fare della propria vita un dono.
 Educare alla scelta significa quindi educare alla cura di sé e, quindi, educare ad armonizzare mani e testa, pensiero e lavoro, momenti di riflessione e momenti di attività pratica. Significa educare a saper vedere la propria vita come scoperta di un richiamo intimo che invita a crescere. La risposta a tale richiamo comporta l’inizio di un viaggio fuori di sé, di un esodo verso persone, ambienti, realtà altre da sé, comporta la capacità di prendere decisioni permanenti e assumersi responsabilità.
Per questo ogni educatore sa che deve donare se stesso e che soltanto così potrà aiutare i suoi giovani a diventare capaci di farsi loro stessi dono; sa inoltre che deve essere testimone di vita e deve vivere con coraggio la propria ‘missione’.
 
 Educare è … far capire che è necessario compiere dei tagli nel proprio cammino di crescita!!!
 
Nella sua missione, una delle più grandi responsabilità di chi educa è quella di aiutare le nuove generazioni a fare scelte consapevoli nella vita, scelte che proprio perchè difficili e che comportano sacrificio,   fanno crescere.
Quando si è giovani, infatti, spesso si pensa che di fronte ad un bivio la scelta giusta sia quella più semplice, quella più ovvia, quella che comporta poco sacrificio, quella più divertente, quella fatta dal resto degli amici.
Ma ci sono scelte e scelte … bisogna saper discernere cosa è più giusto per un singolo giovane ma anche per tutti gli altri, perché non si vive da soli e ciò che va cercato è sempre il bene comune, così da poter crescere senza ‘marcire alla nascita’. Nelle scelte importanti della vita spesso quella che lascia più il segno comporta sacrificio e non viene fatta seguendo la massa, ma distinguendosi da essa perché si fa uso della propria intelligenza e della propria volontà.
 
 E allora l’educatore cosa può fare?
 
Il suo compito è quello di far capire, anche attraverso le sue esperienze, che non è nella facilità della scelta che risiede la felicità. Deve far capire che nella vita è giusto dare dei tagli ai propri impegni, ai falsi bisogni,  agli egoismi, … per poter crescere nel modo migliore … tagli che rafforzano nelle relazioni con gli altri in tutti i giorni della vita.  Alla base di tutto questo sta l’aiutare a riconoscere i propri punti di forza e le proprie debolezze, il proprio stile cognitivo e di azione, la liberazione delle proprie risorse e potenzialità, l’autostima e la scoperta della propria dignità, l’accettazione di sé come unico individuo, irripetibile, che deve conciliare la custodia della propria identità con le relazioni sociali che sostanziano tale identità.
Educare è condurre alla scoperta della presenza di un Altro, sia come responsabilità verso un’unica persona, sia come capacità di attenzione nei confronti di gruppi, età della vita, popoli e culture diversi da quelli di appartenenza. La scoperta dell’altro aiuta a conciliare i propri desideri con le esigenze di altri, il rispetto dell’altro e il vero amore di sé aiutano a superare con un principio di realtà la tentazione di chiusure.
 
 
Educare è… aiutare i giovani a fare della propria vita un dono!!!
 Perchè i giovani imparino a ‘potare’ nella propria vita, un’altra grande responsabilità dell’educatore è quella di renderli consapevoli che ‘la vera felicità consiste nel far felici gli altri’ (dagli scritti di Baden Pawell – educatore di giovani, fondatore dello Scautismo), donando la propria vita per chi è vicino o lontano e ha bisogno di una parola di conforto, di un gesto che arrivi al cuore e faccia scoprire l’amore.
  In quale modo? 
 
Cercando di testimoniare come educatori l’armonia della ‘vita come servizio’ nella  globalità dell’essere uomo e  cristiano: - come uomo, che educa il giovane alla responsabilità, aiutandolo a ricercare i veri valori e dandogli la possibilità di fare scelte coraggiose di bene per arrivare alla vera felicità; - come cristiano, educatore che si apre al Dono di Dio, alla fede in Gesù Cristo, Salvatore dell’uomo e sorgente di vita nuova.
In conclusione viene ancora in aiuto don Bosco questa volta con le sue Memorie Biografiche: ‘Ricordate che solo il buon operare rende felici. La prima felicità di ogni ragazzo  è sapere di essere amato’.
Giovannella Signoretto
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