Educare i ragazzi a parlare con Dio

Per fare conoscere ed amare Gesù, Don Bosco per loro scrive Il Giovane Provveduto, un libro adatto alla loro età, nel quale cerca di trasmettere una robusta formazione religiosa, fondata sulla Parola di Dio, sui principali contenuti della fede, sulla preghiera.

Educare i ragazzi a parlare con Dio

 

          Dopo aver aiutato i suoi ragazzi a scoprire nel Creato e poi nella propria vita la presenza di Dio e la sua bontà, Don Bosco fa prendere loro coscienza di quanto il Padre li ami in Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, morto in croce a causa dei nostri peccati e gloriosamente risorto. Li introduce così al rapporto personale con Gesù; è questa la via che segue per alimentare e sostenere in loro la fede. «Poiché, quantunque Egli ami tutti gli uomini come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione ai giovanetti, e trova la sua delizia nel dimorare in essi. Dio vi ama perché si aspetta da voi opere molto buone, vi ama perché siete in un’età semplice. Egli assicura che considera come fatti a se stesso tutti i benefici fatti ai piccoli, e minaccia terribilmente coloro che danno scandalo. Ecco le sue parole: “Se qualcuno scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, per lui meglio sarebbe che gli fosse legata una macina al collo e che fosse gettato nel più profondo del mare”». Queste terribili espressioni di Gesù sono da ricordare per scoraggiare chiunque possa fare loro del male e dice tutto il suo amore per custodirli da chi può ucciderli spiritualmente. Continua D. Bosco parlando di Gesù: «Gradiva che i fanciulli lo seguissero, li chiamava a sé, li abbracciava e dava loro la sua santa benedizione. Facendo così dava a conoscere come voi, o giovani, siete la delizia del suo cuore. Poiché il Signore vi ama tanto, deve essere vostro fermo proposito di corrispondergli, facendo tutte quelle cose che gli possono piacere ed evitando quelle che lo potrebbero disgustare» (da Il Giovane Provveduto).   

Un libro per imparare a parlare con Dio

          Per fare conoscere ed amare Gesù, Don Bosco per loro scrive Il Giovane Provveduto, un libro adatto alla loro età, nel quale cerca di trasmettere una robusta formazione religiosa, fondata sulla Parola di Dio, sui principali contenuti della fede, sulla preghiera. Occorre infatti fare conoscere Gesù, soprattutto attraverso i Vangeli, dove appare tutta la sua grandezza, la sua infinita bontà, la sapienza dei suoi insegnamenti, la potenza divina dei miracoli. Così gli adolescenti imparano anche ad apprezzare l’unicità della figura di Gesù, riguardo ad altri personaggi, che le diverse religioni presentano. In lui risplendono tutte le virtù: la generosità, la sincerità, il coraggio, l’onestà, la lealtà, lo spirito di sacrificio. Devono soprattutto imparare a comprendere che, per amore al Padre e agli uomini e per la loro salvezza, Gesù ha affrontato la passione, morte e risorgendo ci ha riaperto le porte del Paradiso. La risurrezione dai morti è il punto culminante della nostra fede, e il Catechismo della Chiesa Cattolica ce lo ricorda (n. 638). In questo c’è tutta l’originalità del Cristianesimo che lo fa superiore a tutte le altre espressioni religiose. Educarli alla fede, attraverso la preghiera, vuol dunque dire condurli a sperimentare Gesù come una persona viva con la quale instaurare un rapporto di amicizia e di amore. Con Lui possono parlare, rivolgere le loro preghiere spontanee, vivere un’amicizia intima, altrimenti prima o dopo lasceranno le preghiere tradizionali e l’incontro con Lui nei Sacramenti, perché non hanno imparato a conoscerlo, ad amarlo e prima ancora a sentirsi amati. I ragazzi hanno bisogno di modelli, ed è Lui il modello migliore di Amico a cui devono ispirarsi, e per questo Don Bosco privilegia, per i suoi giovani, oltre la preghiera, l’incontro eucaristico possibilmente quotidiano e la confessione frequente. È proprio attraverso questi due sacramenti che gli adolescenti superano le loro crisi di fede, vincono le tentazioni che la offuscano e crescono nella loro capacità di amare. Scrive ancora Don Bosco ai giovani: «Gesù, il Salvatore del mondo, ti ha voluto come suo fratello. Come fratello, tu appartieni a Lui, e Lui appartiene a te. I Sacramenti che Gesù ha istituito nella Chiesa, li ha istituiti per te, per darti la sua forza e il suo perdono. Il Paradiso che Gesù ha aperto con la sua morte e risurrezione, lo ha aperto per te e tiene preparato un posto per te» (Meditazioni per il Mese di Maggio del 1858).

La gioia dell’incontro con l’Amico

          La conferma di quanto Don Bosco crede, ci viene dai suoi giovani. Ecco quanto troviamo nella vita di San Domenico Savio. Prima di arrivare a Torino, Domenico Savio frequentava questi due sacramenti una volta al mese, secondo l’uso delle scuole. A Valdocco sente Don Bosco che dice dal pulpito: «Giovani se volete perseverare nella via del Cielo, vi si raccomandano tre cose: accostatevi spesso al sacramento della Confessione, frequentate la Santa Comunione, sceglietevi un confessore cui osiate aprire il vostro cuore, ma non cambiatelo senza necessità». Domenico cominciò a comunicarsi tre volte alla settimana e, nel termine di un anno, arrivò alla Comunione quotidiana. Ecco come Don Bosco ci descrive la gioia che Domenico prova nell’intimità eucaristica: «Domenico era talmente preso dalla gioia di incontrare Gesù che si preparava già la sera precedente con una preghiera a questo scopo. Al mattino poi premetteva una sufficiente preparazione; ma il ringraziamento era senza limite. Per lo più, se non era chiamato, dimenticava la colazione, la ricreazione e talvolta persino la scuola, perseverando nell’orazione o meglio nella contemplazione della divina bontà che in modo ineffabile comunica agli uomini i tesori della sua infinita misericordia. Era per lui una vera delizia il poter passare qualche ora dinanzi a Gesù sacramentato». Mentre curiamo la preparazione dei nostri ragazzi alla Prima Comunione, dovremmo imitare Don Bosco nell’accompagnarli negli anni seguenti, fino all’adolescenza a curare la preparazione alla Comunione e a personalizzare il ringraziamento. Abbiamo conosciuto degli adolescenti che solo a 16 o a 17 anni hanno sperimentato la gioia della Comunione e dell’Adorazione Eucaristica, scoprendo la presenza reale di Gesù e valorizzandola, tanto da uscirne trasfigurati ad ogni incontro con lui.

La consolazione del perdono

          Sentiamo ancora che cosa riferisce Don Bosco dopo la Confessione straordinaria di Michele Magone, che già conosciamo, e come ha cambiato la sua vita descrivendo la gioia provata dopo la sua prima confessione pienamente sincera, una gioia tale da impedirgli di prendere sonno. Confiderà ai suoi amici: «Giunto a metà del tempo stabilito per il riposo, io ero così pieno di contentezza, di commozione e di affetti diversi, che, per dare qualche sfogo all’animo mio, mi alzai, mi posi in ginocchio, e dissi più volte queste parole: Oh, quanto mai sono disgraziati quelli che cadono in peccato, ma quanto più sono infelici coloro che vivono nel peccato. Io credo che costoro se gustassero anche solo un momento la grande consolazione che si prova in grazia di Dio, tutti andrebbero a confessarsi per dare tregua ai rimorsi della coscienza e godere la pace del cuore... Mio Dio, per l’avvenire non voglio offendervi mai più. Anzi vi voglio amare, con tutte le forze dell’anima mia; e se per mia disgrazia cadessi anche in un piccolo peccato, andrò subito a confessarmi». La gioia di Michele, i confessori possono testimoniare di averla vista in tanti ragazzi e adolescenti, che forse per la prima volta hanno veramente incontrato Gesù Salvatore e sono stati conquistati dal suo amore. Don Bosco in particolare desidera che i suoi ragazzi sperimentino attraverso questi due sacramenti la presenza di Gesù Salvatore che li renderà forti nella lotta contro il peccato e generosi nella carità.

 

 

Don Gianni Asti

 

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