Ciao, è da un po' ke ci penso...mi sn accorto ke tra noi nn è + cm 1 volta...6 cambiata...Ti prego non prendertela...Mi dix...ma è meglio se rimaniamo sl amici...6 stata la prima ragazza di cui mi sn innamorato...x te ci sarò sempre...Risp...
del 08 aprile 2010
 
          Matteo invia questo SMS a Viviana: “Ciao, è da un po’ ke ci penso… mi sn accorto ke tra noi nn è + cm 1 volta…6 cambiata…Ti prego non prendertela…Mi dix…ma è meglio se rimaniamo sl amici…6 stata la prima ragazza di cui mi sn innamorato…x te ci sarò sempre…Risp…”.
 
 
          Viviana così gli risponde, sempre via SMS: “Bene. Questo vuol dire ke nn mi hai mai voluta veramente ma mi hai sl usata. Ti credevo diverso ma 6 come tutti gli altri…6 sl 1 bambino!!! Piuttosto ke avere 1 xsona SCHIFOSA cm te è meglio star sola! Avrei preferito nn averti mai conosciuto! L’amicizia con me… te la puoi anke scordare! Ciao.”
          In realtà, dietro la rabbia e l’indifferenza che esprime nell’SMS, Viviana sta malissimo: soffre perché di Matteo è innamorata e verso di lui prova ancora affetto sincero, come confida alla sua migliore amica Ilaria.
          Sono molti i ragazzi, soprattutto maschi, che concludono una relazione in questo modo, tramite SMS. E’ una modalità comoda e, occorre ammetterlo, vigliaccamente “vantaggiosa”, perché evita di affrontare direttamente una situazione imbarazzante, il disagio di comunicare, guardando in faccia la/il ragazza/o, che i sentimenti verso di lei/lui sono cambiati. Utilizzando questo modo di comunicare ci si mette al riparo dal dover fare i conti con la sofferenza dell’altro, dal confrontarsi con la sua reazione, dalla possibilità di lasciarsi interpellare da probabili richieste di spiegazione.
          In questi casi i nuovi mezzi di comunicazione, estremamente utili quando si tratta di raggiungere facilmente una persona che si trova a una notevole distanza favorendo quindi un avvicinamento, vengono usati, al contrario, come strumenti per porre distanze, per creare allontanamenti.
          Il cellulare, ideato per permettere di superare gli impedimenti spaziali alla possibilità di incontrarsi, viene utilizzato per evitare una comunicazione più diretta e coinvolgente, che sarebbe più appropriata e matura.
          Se in effetti l’SMS, per certi versi, offre l’escamotage per ovviare a una situazione imbarazzante, per altri versi rivela poco coraggio, è un comportamento codardo e poco rispettoso di una persona a cui, in qualche modo, si è voluto bene. Certamente questo è quanto sperimenta, a ragione, Ilaria, nel nostro esempio. A sua volta anche lei ricorre al cellulare-paravento per nascondere la sua sofferenza, il suo sentirsi ferita, mostrandosi distaccata, superiore e svalutativa.
          Come si può parlare degli affetti, delle questioni del cuore unicamente attraverso strumenti tecnologici? E’ un comportamento superficiale che banalizza le relazioni, che non tiene in considerazione che l’altro è una persona umana, degna di rispetto, che non può essere trattata come un oggetto di cui servirsi finchè ci fa comodo per poi gettarlo via.
          Così si arriva a divulgare su Facebook o You Tube foto o filmati compromettenti, prima custoditi gelosamente come dono prezioso e poi utilizzati per ferire, creare imbarazzo, ridicolarizzare, autolegittimando questi comportamenti vendicativi con veri o supposti torti (sovente l’interruzione di un rapporto) subiti.
          Alla base c’è un’immaturità, un egocentrismo (che la nostra società, proponendo spesso una mentalità individualistica, finisce purtroppo per rafforzare) : “Tutto ruota intorno a me!” per cui si cerca la propria soddisfazione personale anche a scapito degli altri.
          Occorre, a livello educativo, recuperare il primato della persona umana: l’altro è degno di rispetto e di considerazione quanto lo sono io. Il Tribunale di Milano ha dato recentemente un segnale chiaro a proposito, condannando genitori di ragazzi che avevano violentato una ragazzina di 12 anni. La loro colpa? Non aver fornito ai propri figli un’educazione ai sentimenti e alle emozioni, necessaria nelle relazioni personali e responsabilità genitoriale.
          Solo quando esiste questo tipo di educazione anche gli strumenti tecnologici trovano la loro adeguata collocazione e si impara a farne buon uso, subordinandolo al valore della persona. Allora Matteo potrà affrontare la fatica e il rischio di compromettersi incontrando Viviana, parlandole dei suoi sentimenti cambiati; solo così imparerà, proprio attraverso una comunicazione più impegnativa ma diretta ed autentica, a comprendere maggiormente il proprio cuore e quello degli altri.
Maria Poetto
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