Epilogo. UNA AMICIZIA DIVENTA PI√ô PROFONDA.

Dopo aver portato a termine Sentirsi amati, ho spedito lo scritto a Fred, chiedendomi ansiosamente se fossi stato capace di rispondere alla sua richiesta: «Dì qualcosa sullo Spirito che i miei amici ed io possiamo ascoltare».

Epilogo. UNA AMICIZIA DIVENTA PIÙ PROFONDA.

da L'autore

del 01 gennaio 2002  (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js=d.createElement(s);js.id= id; js.src = "//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1"; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, 'script', 'facebook-jssdk'));  

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Dopo aver portato a termine Sentirsi amati, ho spedito lo scritto a Fred, chiedendomi ansiosamente se fossi stato capace di rispondere alla sua richiesta: «Dì qualcosa sullo Spirito che i miei amici ed io possiamo ascoltare». Avevo provato a parlare dal mio al suo cuore, dalle mie esperienze più intime e personali alle sue, dal mio vero io al suo vero io. Adesso ero molto curioso di sapere se avevo avuto successo.

Poco tempo dopo che Fred aveva ricevuto il testo, mi chiamò e si offrì di venirmi a trovare a Toronto per passare qualche giorno nella comunità e parlare della Sentirsi amati. Quando arrivò, ci rendemmo conto che gli ultimi dieci anni ci avevano portato ad una situazione molto più solida di quella del nostro primo incontro. Io avevo trovato una vera casa a «L'Arche» e Fred era felicemente sposato, in attesa del suo primo bambino, e soddisfatto del proprio lavoro. Aveva pubblicato due libri per adolescenti, uno sulla Guerra del Golfo e un altro sulla perdita di un genitore, e ne aveva in preparazione un altro, nel quale, leaders ed esperti, in campi diversi come la politica, le arti, la letteratura e lo sport, raccomandavano i migliori libri da leggere. Stava persino sfruttando le prime ore della giornata per scrivere un romanzo! Il sogno di diventare uno scrittore si era infatti realizzato, anche se in modo diverso da come aveva previsto.

Entrambi eravamo cresciuti parecchio, eravamo meno insicuri e le nostre radici erano più salde, ma eravamo entrambi diventati anche più consapevoli della distanza che c'era tra noi. Durante le nostre lunghe conversazioni sul testo di questo libro, divenne sempre più chiaro che, sebbene Fred avesse molte buone cose da dire sulle parole che gli avevo indirizzato, non ero stato capace di fare quello che da me si era aspettato. Aveva mostrato il manoscritto a due dei suoi amici ed era chiaro che anche loro non ne erano stati toccati profondamente. Continuando a parlare, Fred mi convinse che questo libro non era poi tanto diverso dai precedenti, come io presumevo. Fred aveva sempre amato i miei scritti, ma mai nessuno di loro aveva parlato direttamente ai suoi bisogni. Secondo lui, io avevo scritto per i "convertiti", e non per persone "secolari". Egli sentiva a questo proposito che il libro non era diverso dagli altri.

Ero molto deluso perché percepivo tra noi un vuoto, per ciò che riguardava la vita spirituale, molto piùgrande di quanto pensassi. Avevo tanto sperato che, dopo i nostri lunghi anni di amicizia, sarei stato in grado di trovare le parole giuste per colmare questo vuoto! Avevo tanto sperato che sarei stato capace di parlare a Fred e ai suoi amici, in modo da suscitare in loro il reale desiderio di sviluppare una vita nello Spirito!

Perché non ero riuscito a parlare alle ansie più essenziali di Fred e dei suoi amici? Fred fu molto gentile, molto attento alla mia sensibilità, ma altrettanto chiaro. Disse: «Sebbene sia evidente che tu tenti di scrivere per me e i miei amici dal tuo intimo, e sebbene tu ci esprima cosa è più importante per te, non ti rendi conto quanto noi siamo lontani da dove sei tu. Ci parli attenendoti a un contesto e a una tradizione che ci sono estranei, le tue parole si basano su molti presupposti che noi non possiamo condividere. Non ti rendi conto di quanto noi siamo "secolari". Molte, moltissime domande necessitano di una risposta prima ancora che noi si sia in grado di aprirci pienamente a ciò che tu vuoi dirci sulla vita dell'Amato."

Non è stato facile ascoltare questa critica, ma ho cercato di accoglierla senza mettermi sulla difensiva, così da poter scoprire nel mio cuore in che cosa ero stato rifiutato. Il mio tentativo era stato quello di essere "testimone dell'amore di Dio" ad un mondo secolarizzato, ma ho dato l'impressione di essere come chi è così eccitato dall'arte della navigazione che dimentica che i suoi uditori non hanno mai visto né i laghi né il mare, per non parlare delle barche a vela!

Fred tentò di spiegarmi il problema. «Molto prima di iniziare a parlare dell'essere gli Amati e del diventare gli Amati, devi rispondere ad alcune domande veramente fondamentali, quali, ad esempio: Chi è Dio? Chi sono io? Perché sono qui? Come dare un senso alla mia vita? Come avere fede? Se non ci aiuti a rispondere a queste domande, le tue belle meditazioni sull'essere e sul divenire gli Amati restano per noi come un sogno».

Fred disse molte altre cose, ma la principale risposta a tutto quello che avevo scritto consisteva in questo: che non ero veramente entrato nella mentalità secolare". Se sono onesto, data la mia esperienza con i miei nipoti in Olanda, con i miei amici d'affari in Canada e negli Stati Uniti, e con molti dei miei corrispondenti da tutto il mondo, devo confessare che la critica di Fred con tutta probabilità troverebbe conferma in molti di loro. Il problema non è più come esprimere il mistero di Dio a persone che non sono abituate al linguaggio tradizionale della Chiesa o della Sinagoga; il problema è se c'è qualcosa nel nostro mondo che possiamo chiamare "sacro". C'è, tra le cose che facciamo, tra la gente che conosciamo, tra i fatti che leggiamo sui giornali o vediamo in TV, qualcuno o qualcosa che li trascenda e abbia l'intrinseca qualità di sacralità, di essere santo, degno di adorazione e di culto?

Fred è stato molto bravo nell'esprimersi. nel dire che con la scomparsa del sacro dal nostro mondo, l'immaginazione umana è stata impoverita e molte persone vivono con un senso di frustrazione, perfino di vuoto. Ma dove e come possiamo riscoprire il sacro e dargli il posto centrale nelle nostre vite? Adesso mi rendo perfettamente conto che, in questo libro, non ho risposto in maniera adeguata a questa domanda.

Potevo farlo? Dovevo farlo? Fred ed io passammo alcuni giorni nella comunità di Daybreak. Visitando le varie case dove persone handicappate mentali e i loro assistenti condividevano le loro vite, diventavo sempre più consapevole che posso parlare e scrivere solo di idee e scenari che sono ancorati alla mia esperienza quotidiana. E queste esperienze sono interamente pervase dalla coscienza della presenza di Dio. Sarei stato capace di uscire da questa realtà incentrata su Dio e rispondere a quelli che dicono: «Ho veramente bisogno di Dio per vivere, per essere felice, per godere della vita, per realizzare i miei più profondi desideri? Ho bisogno della fede per vivere una vita soddisfacente e creativa?»

Sento dentro di me una radicata resistenza a dimostrare alcunché a chiunque. Non voglio dire: «Ti voglio mostrare che hai bisogno di Dio per vivere una vita piena». Posso solo dire: «Per me, Dio è colui che mi chiama l'Amato, e ho il desiderio di esprimere agli altri come tento di diventare in modo più pieno ciò che già sono». Ma oltre questo, mi sento molto povero e impotente.

Comunque, tutto questo non significa che la risposta di Fred a questo libro non contenga una formidabile sfida. È la sfida ad esplorare la mia solidarietà interiore con il mondo secolare. Sebbene io viva in una comunità cristiana e mi senta totalmente responsabile della tutela e dell'alimento del sacro nella nostra vita in comune, sono circondato, sia fuori che dentro i confini della nostra comunità, dal mondo secolare. Ma più che questo, so che per quanto concentri la mia vita sul sacro, anch'io sono una persona "secolare". Le questioni che Fred ha sollevato non mi sono sconosciute. In effetti, più entro in intimo dialogo con il mondo secolare e più scopro la mia secolarità, e più vedo che Fred e i suoi amici non sono poi così lontani da me, come potevo pensare.

Forse la grande sfida sta nell'avere tanta fiducia nell'amore di Dio da non aver paura di entrare completamente nel mondo secolare e parlare di fede, speranza e amore. Forse il luogo dove il vuoto deve essere colmato è dentro di me. Forse la distinzione tra "secolare" e sacro può essere superata quando entrambi vengano identificati come aspetti dell'esperienza di ogni essere umano. Forse, per rispondere alla critica di Fred, non devo diventare un apologista dell'esistenza di Dio e del significato religioso della vita, in questo momento non so dire altro.

Dopo la visita di Fred a Daybreak, mi posi una domanda: Che fare di questo libro? Dimenticarlo, riscriverlo, pubblicarlo com'è? Per un lungo periodo rimasi piuttosto incerto.

Poi, successe qualcosa di inatteso. Lo avevo spedito a Gordon Cosby e Diana Chambers della «Servant Leadership School» della Chiesa del Salvatore di Washington D.C. e la loro risposta fu molto incoraggiante. Mi scrivevano che questo testo li aveva aiutati più dei precedenti e li aveva ispirati a dare un nuovo corso, dal titolo «Sentirsi amati». Anche Bart Gavigan della «South Park Community», in Inghilterra, diede una risposta entusiastica al testo. Gordon, Diana e Bart mi esortavano a non apportarvi troppe modifiche, ma ad avere fiducia che quello che in esso era contenuto, avrebbe portato frutto. «E Fred?» chiesi. «Beh» risposero «forse non sei stato capace di scrivere tutto ciò che Fred avrebbe avuto bisogno di sentire, ma certamente egli ti è stato di stimolo per dire ciò che noi avevamo bisogno di ascoltare! Non potresti essere felice per questo?»

L'ironia del fatto mi colpì. Avevo cercato con tanto impegno di scrivere qualcosa per le persone «secolari» e coloro che, invece, erano stati maggiormente aiutati dal mio testo erano cristiani "impegnati" di Washington e Londra. Compresi improvvisamente che senza Fred non avrei mai trovato le parole che erano così utili ai credenti. Per me, questa è molto più che una ironia della sorte. È il mistero di Dio che si serve dei suoi amici "secolari" per istruire i suoi discepoli.

Comprendere questo mi ha finalmente fatto decidere di non scrivere un altro libro, ma di avere fiducia che quello che è qui sarebbe stato pubblicato, quello che non è qui possa un giorno trovare una autentica forma di espressione.

Fine.

Henri. J.M. Nouwen.

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