La vita cristiana è un cammino verso Cristo nella povertà delle nostre mani vuote: se abbiamo niente in mano, non ci scoraggiamo; possiamo sempre accogliere le persone che Dio ci affiderà.
Solo se esci dal tuo io,
sia pure per gli occhi belli di una zingara,
sai che cosa domandi a Dio
e perché corri dietro a Lui.
Così il teologo greco ortodosso, Christos Yannaras, ci sfida per invitarci ad uscire dal nostro piccolo mondo e aprirci agli altri, sedotti da una bellezza che sia rimando al Creatore di ogni cosa bella e buona. Con questa immagine, con questi occhi belli della zingara, vi invito ad affrontare la quaresima, tempo di seduzione nel deserto. Tempo in cui Dio chiama il suo popolo per vivere una esperienza d’amore, nel deserto, luogo privilegiato per la manifestazione dell’eros del Signore.
Non ci dobbiamo meravigliare a parlare dell’eros di Dio per ciascuno di noi. Dio ha bisogno di noi. Ci chiama nel deserto per stare con lui e capire che, grazie alla fede in Lui, si dilatano i nostri orizzonti. Lui che non solo non è geloso dei nostri amori, ma ne è il garante, quando Lo poniamo al primo posto. Lui, che ci ha insegnato a misurare il nostro amore verso il Padre con l’amore verso il prossimo, a cominciare dagli occhi belli della zingara, per arrivare agli occhi felici del tuo ragazzo o della tua ragazza, dello sposo o della sposa, del papà e della mamma, dei poveri che ti chiedono aiuto, del carcerato che conta i giorni del suo riscatto.
Ecco, la vita cristiana è un cammino verso Cristo nella povertà delle nostre mani vuote: se abbiamo niente in mano, non ci scoraggiamo; possiamo sempre accogliere, proprio perché sono libere, le persone che Dio ci affiderà.
La vita di ogni cristiano è camminare verso Pasqua è sostare nel deserto, per sottoporci a quella penitenza che non è tanto afflizione, quanto piuttosto conversione. Non un ripiegamento su noi stessi, nella frustrante macerazione della colpa, ma un proiettarci in avanti. Un uscire da noi stessi, alla ricerca di una vita rinnovata, attratti dagli occhi dell’amore che ci additano nel volto di ogni persona che incontriamo il viso stesso del più bello dei Figli dell’Uomo, Gesù Cristo. Non abbiamo paura a unire fascino e dono, desiderio di essere considerati e dedizione senza condizioni. In verità, solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità, di avere la gioia di una risposta concreta, di un amore sentito e provato infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti.. Il suo volto si farà sempre più affascinante nel deserto, là dove scopriremo la gioia di ripetere con il profeta Geremia:
Tu mi hai sedotto, Dio,
e io mi sono lasciato sedurre.
Hai fatto violenza.
Hai prevalso.
Allora volgeremo lo sguardo a Gesù, a lui che hanno trafitto, e capiremo quanto Dio ci vuole bene. Fare penitenza non è tristezza, ma scandagliare il grande amore di Dio, affinare la vista, lo spirito, togliere la nebbia delle nostre ubriacature per guardare a quella croce.
Domenico Sigalini
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