Più di 300 i giovani presenti, provenienti non solo da tutta Europa ma anche dal Medio Oriente e dal Canada. Più di 15 le nazioni. 6 i giorni da vivere assieme. Tutti con gli stessi interessi: la condivisione della propria vita, la scoperta di confini più vasti, la voglia di novità.
del 09 settembre 2009
“È vero. Hai proprio ragione!” Disse una persona durante la Messa.
Tante lingue diverse, tante nazioni diverse, tante persone diverse… eppure un solo Padre. Un Padre solo per una grande famiglia: Quella salesiana.Si sentiva un qualcosa di grande, di diverso mentre pregavamo il Padre Nostro tutti assieme.“…ognuno nella propria lingua” diceva il sacerdote all’altare, e poi si parte: questo gran casino di lingue, questo intreccio di frasi, questa diversità, ma se facevi attenzione ti rendevi conto che tutti dicevamo la stessa cosa, tutti pregavamo lo stesso Padre, che sicuramente era lì ad ascoltarci.La famiglia, la nostra famiglia salesiana: ecco cosa eravamo in quei giorni al Colle don Bosco. Tutti insieme riuniti in nome di don Bosco, nel carisma salesiano.Più di 300 i giovani presenti, provenienti non solo da tutta Europa ma anche dal Medio Oriente e dal Canada. Più di 15 le nazioni. 6 i giorni da vivere assieme. Tutti con gli stessi interessi: la condivisione della propria vita, la scoperta di confini più vasti, la voglia di novità.Da subito si è potuto respirare uno splendido clima di famiglia creato dagli stessi partecipanti, che con grande semplicità si sono immersi e messi in gioco in quella che poteva essere un’entusiasmante esperienza. E così è stato.Nei diversi momenti più informali, dove ognuno poteva liberamente gestire il proprio tempo, si capiva chiaramente che ogni attimo non doveva andare perso.“Con quale nazione mangiamo oggi?” - Il più grande pensiero era conoscere il maggior numero di persone, sapere come vivono, come portano don Bosco nella propria realtà. E quando capivi che anche gli altri giovani hanno don Bosco nel cuore, anzi lo vivono molto più profondamente di quanto talvolta noi lo viviamo, ti sentivi parte di un qualcosa che forse ha confini ben più ampi di quanto possiamo immaginare.Una cosa è certa: il fondatore dei salesiani è nato in Italia. Ma vive anche nel mio oratorio o nella mia parrocchia e, grazie al confronto, ho scoperto che il suo Amore si è esteso in ogni parte d’Europa e non solo.Un Santo una volta diceva: “Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”. Allora se la mettiamo così tutti i partecipanti lo sono diventati. Bastava solo osservare il cortile: partiva la musica e dopo pochi secondi già si formava il primo cerchio per ballare, ancora pochi minuti e il cortile era invaso da giovani in festa, proprio come sognava don Bosco. Forse per molti era una novità: questo stile di danze e bans noi lo viviamo da tempo nei nostri oratori, ma probabilmente in diverse realtà d’Europa non esiste ancora. Dico ancora perché vedendo il forte entusiasmo dei giovani animatori nel ballare, e l’affanno a cercare le musiche, sicuramente in un futuro non molto distante le insegneranno ai propri ragazzi.Il cortile. Cosa può avere di così importante il cortile? Forse la risposta noi (e non solo) l’abbiamo proprio sperimentata.“Un oratorio non può essere tale se non ha un cortile” sosteneva un salesiano. Allora don Fabio Attard (Consigliere per la Pastorale Giovanile dei Salesiani nel mondo) aveva ragione nel dire che il cortile è l’anima dell’oratorio, laddove Gesù arriva con più facilità. Il luogo in cui Dio può essere presente nel cuore dei ragazzi, dove don Bosco ha incontrato moltissimi giovani, i quali erano trattati dalla società come “nessuno” e ha dato loro casa, famiglia, scuola, Chiesa e soprattutto tanto Amore.Il cortile che sognava don Bosco, il primo cortile, quello di cui scrisse nella “Lettera da Roma del 1884”, era un luogo dove si potevano vedere momenti di vita, di allegria, di gioco, di assistenza paterna da parte dei salesiani e degli educatori, dove regnava la più grande cordialità e confidenza.Anche di questo si era parlato, dell’oratorio che sognava don Bosco, e che anche noi in un certo senso sogniamo, quando siamo consapevoli dell’esistenza di un secondo oratorio, quello in cui vi sono giovani con volti pieni di spossatezza, di diffidenza verso i superiori e gli educatori, dove i ragazzi non vengono amati nella misura in cui ne hanno bisogno. È nella condivisione della propria esperienza che, con un po’di stupore, ci rendiamo conto che le difficoltà da noi sperimentate nelle nostre realtà le vivono anche in diverse nazioni come in Polonia, o in Repubblica Ceca, o in altre parti d’Europa.E non poteva non lasciare il segno Don Pascual Chavez quando alla questione di come don Bosco trasmetterebbe Cristo ai giovani, rispondeva così: “Parlerebbe di Cristo raccontando la sua storia. Perché Egli è una persona che è nata, non è un’ideologia, e don Bosco dimostrerebbe ai giovani che Dio li ama attraverso il Suo amore”.Per questo ci ha invitato ad andare oltre: per scoprire la nostra vocazione, nel donarsi, nell’essere famiglia che evangelizza, nel costruire una solidarietà visibile, nella condivisione fraterna e nella fede.Sono stati solamente 6 giorni. Un breve periodo che ha permesso di instaurare bellissime relazioni, in cui, oltrepassando il grande ostacolo della lingua, si è riusciti a condividere la propria vita, la propria fede, le proprie convinzioni. Non si riusciva a dire addio, nessuno si azzardava. Il saluto finale era un arrivederci, con la convinzione che questi pochi giorni possono essere stati un piccolo seme, un inizio di un’amicizia leggermente allargata per tutto un continente.Forse può nascere spontanea la domanda: “Ma che utilità ha andare con l’MGS, andare ad incontri salesiani tanto distanti quando posso essere tranquillamente cristiano all’interno del mio oratorio?” beh in quei giorni la risposta l’abbiamo sicuramente avuta, e ora ne siamo testimoni.MGS = Movimento perché non si è mai fermi, Giovanile perché fatto di giovani, Salesiano perché si identifica nel carisma salesiano. È una grande famiglia che non ha confini, con un unico carisma, che può crescere e costruire in tutto il mondo una Chiesa fatta di giovani.D’altronde, come diceva don Pier Fausto Frisoli in quei giorni nel momento di incontro dei giovani italiani, “se i discepoli avessero evangelizzato solo Israele e non fossero usciti, allora i cristiani vivrebbero solo là”. 
ENGLISH VERSION“It’s true. You’re right!” a person said during the Mass.Many different languages, many different countries, many different people .. yet a singleFather. A single Father for this big family: the Salesian one.We could feel something great,something different while we were praying the Our Father prayer all together. “Everyone in his own language” said the priest on the altar, and then it starts: a confused whole of languages, an interlacing of phases, but if we paid attention we could perceive everyone was saying the same, everyone was praying the same Father, who surely was listening to us.The family, OUR Salesian family: this is what we were there on Colle Don Bosco. All together reunited in the name of Don Bosco, in the salesian charisma.There were over 300 young people, coming not only from all over Europe but even from Middle East and Canada. There were over 15 nations. And we lived together for 6 days. All young people had the same interests: the sharing of his own life, the discovery of wider frontiers, the desire of newness.We could feel a wonderful familiar atmosphere since our arrival there, this also thanks the sharers themselves, who participated with easiness and a great enthusiasm in this experience.During the less formal moments, in which everyone could freely handle his time, we clearly understood that any instant shouldn’t be lost.“Today, which nation do we eat with?” – our principal thought was to meet a lot of people, to learn how they live and how they carry Don Bosco in their reality.  There you could see that all the young people you met have Don Bosco in their heart and they live following his spirit often more than we do.One thing is sure: the promoter of salesians was born in Italy! But he lives also in my oratory or in my parish, and thanks the confront, I’ve found out that his Love extended all over Europe and even more faraway. Once a Saint said: “we make holiness consist in being very happy”. Therefore, if it’s true all the participants became it! It was enough to look at the court yard: the music started and in a few seconds a big circle was formed and young people danced, after some minutes in the yard the party atmosphere spread everywhere, exactly like Don Bosco wished and dreamed. Maybe for the most it was a novelty: we live this style of dances and bans in our oratories for a long time, but probably in many parts of Europe it doesn’t exist yet. I say “yet” because after this experience and seeing the enthusiasm of the animators, I’m sure that everyone will bring it at home and teach it other young people.The court yard. What is so important in the court yard? We have really experienced the answer “us” .“the oratory isn’t such as if it hasn’t a court yard” maintained a Salesian. Also don Fabio Attard (Counselor of the Youth Pastern of the Salesians in the world) was right saying that the yard is the soul of the oratory, there where Jesus reaches guys easier. It’s the place where God can be present in young people’s hearts and where Don Bosco met a lot of kids who were considered no one by their society and he gave them a home, a family, school, faith and overall Love.The first court yard, dreamed by Don Bosco and described in his “Letter from Rome 1884”, were a place where were many moments of vitality, of happiness, of entertainment, of paternal attendance by the salesians and the educators and there young people could find cordiality and trust. We talked about this, about the oratory that don Bosco wished and that we even wish today, knowing that there’s a second, different oratory, where guys are exhausted, mistrustful of their superiors and where they are not loved like they need. Thanks the sharing of our situations and experiences we advertised that our same difficulties and problems are even present in other nations.Don Pasqual Chavez left a sign in our heart when he answered to the question “how do Don Bosco transfer Christ to young people?”; he said: “ He would tell about Jesus trough his own life. Because he is a man who was born, he isn’t an ideology, and Don Bosco would show that God loves young people trough him.” This is why he told us to don’t stop here and to realize our vocation, by devoting oneself, by being a family that evangelizes, by building a visible solidarity thanks a fraternal sharing and thanks our faith. Only 6 days. A brief spell that allowed us to establish wonderful relationships and profound sharing about our lives, our faith and our convictions, despite the obstacle of the language. We weren’t able to say farewell, no one dare. The final greeting was like a “see you soon” and we were all sure that these days had been a little seed, the beginning of a friendship spread through a whole continent. YSM = the Youth Salesian Movement is a big Family that has no frontiers, with a single charisma that can grow and built all over the world a Church made by young people!After all, Don Pier Fausto Frisoli said “If the disciples would evangelized only Israel and wouldn’t left, then Christians were only there.”Diego Verzini, Giulia Merlo
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