L'incontro con la vita straordinaria di Madre Mazzarello colpisce ancora i giovani, la vita di un santo ha ancora molto da raccontare e insegnare alle nostre vite. Camminare sui luoghi di Mornese fa riscoprire la semplicità, l'ordinarietà, il servizio di una giovane che ha saputo fidarsi di Dio e di Don Bosco.
del 07 settembre 2009
Lungo la seconda settimana di agosto, si sono svolti gli annuali esercizi spirituali per i giovani delle  nostre ispettorie. Seguendo l’ormai consolidata abitudine di camminare lungo i solchi della vita di un santo, quest’anno si è scelto di accostare la vita e l’opera di santa Maria Domenica Mazzarello. Durante la preparazione degli esercizi, spesso affiorava il dubbio se i giovani avrebbero compreso la bellezza e la grandezza di questa donna così semplice e umile. Ci si chiedeva se, a confronto con altri santi già conosciuti in queste esperienze, come Giovanni Paolo II o san Francesco di Sales, si sarebbe riconosciuta la straordinarietà di una vita tanto nascosta. E invece madre Mazzarello ha stupito tutti, ha affascinato e parlato in modo forte e schietto al cuore di tutti i partecipanti…salesiani e suore compresi! Penso che la cosa più bella sia quella di lasciar parlare i giovani stessi, dare loro spazio perchè raccontino quanto si sono portati a casa; riporto qui di seguito stralci di quanto loro stessi hanno scritto. Ne uscirà un ritratto vivo, che ancora sa stupire e suscitare domande profonde.
“Madre Mazzarello è come il fiore del nardo, così piccolo da passare inosservato, ma che sa donare un profumo molto intenso quando viene pestato. Così lei mentre era nella sofferenza, continuando sempre a rimirare la chiesa della parrocchia di Mornese dalla sua solitaria finestrella, ebbe il dono di trovare dentro di sè il profumo prezioso di Dio e di donarlo con amore e gioia”
“Madre Mazzarello è come la sua finestrella, quella da dove si fermava a guardare la chiesa e le colline della sua terra... piccola, ma così aperta alla luce e alla bellezza di quello che ci puoi vedere attraverso.”
“Principalmente quello che mi sono portata via da questi esercizi è stata la semplicità quasi disarmante di Main: una trasparenza purissima che l' ha sempre accompagnata... E poi lo spirito di famiglia, che mi ha seguito sempre, sia nei momenti di divertimento più assoluto vissuti insieme sia attraverso il silenzio, guardandomi un pò dentro.”
“E' bello anche vedere che Main non era per niente perfetta; aveva anche lei i suoi difetti, le sue presunzioni...  e guarda dove è arrivata: è la prova vivente che la santità è possibile, anche nella vita più semplice e ordinaria.”
“alla fine di questa esperienza non mi resta che  ringraziare il Signore per alcuni doni che, attraverso la figura di Main, ha voluto farci.
Il primo di questi doni è sicuramente la consapevolezza che vivere nell'Amore e nel servizio agli altri è una scelta che dobbiamo fare oggi, senza rimandarla, senza attendere che si realizzi nei modi e nei tempi che a noi sembrano migliori, più giusti e opportuni. Come Main, pur non abbandonando mai il grande desiderio di consacrarsi al Signore al servizio dei giovani, seppe pazientare, obbedire, vivere nel nascondimento, non sprecando un solo attimo della propria esistenza, così anche noi siamo chiamati a impegnarci già da oggi, a scegliere l'Amore nel nostro presente, nello studio, nell'amicizia, nei nostri affetti, in cortile ed in casa, cioè semplicemente nel nostro quotidiano.L'esempio di Main inoltre ci ha permesso di vedere sotto una nuova luce quella parte della nostra vita, caratterizzata da limiti, difficoltà, sofferenze e ferite, che spesso fatichiamo a riconoscere, ad accettare e a chiamare con il proprio nome”
“Guardando a Main che, dopo la malattia, confidò all'amica Petronilla il dolore per la sua nuova condizione, guardando a Main che, a quasi quarant'anni, non ebbe vergogna a sedersi accanto alle educande per imparare a leggere e scrivere, scopriamo che condividere con gli altri ciò che veramente siamo, costituisce il gesto d'Amore più coraggioso e vero che possiamo compiere.”
“Il giorno della partenza per Mornese non ero molto convinto della scelta fatta, non avevo grandi motivazioni e aspettative che mi spingessero ad andare avanti, mi sono solo fidato di una proposta fattami. Ma se dovessi tornare indietro la rifarei di sicuro, per tutto ciò che i ritiri, le lectio e i deserti mi hanno lasciato, ma anche più semplicemente per il clima che si è creato tra noi. Nella figura di madre Mazzarello, che non conoscevo, ho scoperto l’umiltà di fare animazione, l’importanza dell’essere maestra ma nello stesso tempo di mettersi allo stesso livello dei ragazzi, imparare insieme al loro senza paura di farlo notare”
“Credo che tutti noi ragazzi siamo partiti per Mornese un  po’ perplessi nei confronti della figura di Madre Mazzarello, forse perché non conoscevamo la sua vita e non ci aspettavamo di incontrare una donna così bella, Ma ha impressionato la vicinanza della sua persona con quella di don Bosco, e come lo Spirito santo abbia fatto sviluppare lo stesso ardore, lo stesso carisma, l’allegria che sa di cielo e il lavorare per la salvezza dei giovani sia nell’uno che nell’altra, per poi farli incontrare.
L’esperienza mi ha lasciato il grande desiderio di portare frutto, di lavorare nella vigna di cui tanto abbiamo parlato; tagliare, potare non per soffrire e rinsecchire, ma, come per le viti di cui le colline di Mornese sono piene, per dare frutti belli e rigogliosi. Sono tornata a casa con questa nuova consapevolezza: che lasciarsi potare da Dio aumenta la mia gioia e la rende piena. Ora che sono a casa, Mornese e M. Domenica, mi parlano dolcemente e mi invitano a portare Gesù nel quotidiano, “ora e qui”, nelle semplici azioni di tutti i giorni, fra le persone con cui vivo”
 
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