La trasferta in terra moldava e rumena di alcuni giovani della Comunità Proposta di Mogliano a stretto contatto con il lavoro dei salesiani. Tra poche cose materiali, ma tanta allegria e voglia di stare assieme, l'incontro con molti ragazzi desiderosi di conoscere Cristo attraverso il carisma di Don Bosco.
del 07 settembre 2009
 
Dopo un’attesa e opportuna sosta che rinfranca l’anima, ossia gli Esercizi Spirituali Vocazionali a Campolongo domenica 2 agosto al mattino presto, accompagnati dal direttore don Paolo, insieme a quattro genitori e un giovane di Muzzana del Turgnano, in sette (Ioris, Davide D., Davide Mi., Davide Mo., Davide P., Francesco Z. e Ivan) siamo partiti dalla CP di Mogliano alla volta di Chisinau per un’esperienza della durata complessiva di due settimane. La prima passata appunto nell’oratorio salesiano di Chisinau, lavorando al mattino (dare la malta a un muro di recinzione, dipintura di alcune stanze e della palestra, riordino di magazzini e di un cortile, …) e animando in cortile coi ragazzi e i giovani al pomeriggio e alla sera, la seconda ia Bacau, facendo conoscenza e confrontandoci con alcuni giovani rumeni in ricerca vocazionale e dando una mano durante il giorno nella Vara Impreuna, cioè l’Estate Ragazzi, di Galbeni, un paesino cattolico poco lontano.
Ben presto abbiamo sperimentato come i ragazzi che popolano il frequentato oratorio di Chisinau, realtà unica in tutta la Moldavia, non sono poi così diversi dai quelli che incontrò don Bosco durante la propria vita. La Moldavia è un paese molto povero, dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale, sociale, politico: lo stato è praticamente assente e incapace di affrontare i problemi della popolazione, la corruzione è a livelli mostruosi, la gente fondamentalmente è abbandonata a se stessa, l’influenza del comunismo è ancora forte.
La Moldavia è un paese praticamente privo di materie prime e non offrendo grandi opportunità di lavoro si presenta come un paese di vecchi e di bambini perchè vede un’imponente emigrazione di adulti, nell’Europa occidentale e in particolare in Italia per quanto riguarda le donne, in Russia per quanto riguarda gli uomini, diversi dei quali magari “dimenticano” di avere una famiglia in patria, con conseguenti frequenti disordini dal punto di vista morale (adulteri, divorzi facili, …).
In questa situazione si trovano a vivere in linea di massima i ragazzi che frequentano l’oratorio: chi ha la mamma in Italia e magari anche qualche altro parente; chi vive, avendo entrambi i genitori lontani affidato a qualche parente che se va bene lo segue, in caso contrario è sostanzialmente abbandonato a se stesso; chi è spettatore di tradimenti tra i propri genitori o è stato da loro abbandonato…
Sono ragazzi che in generale fin da piccoli hanno consapevolezza di non avere un futuro nella propria terra, ma che hanno un grande rispetto per l’altro: ogni ragazzo, quando entra o esce dall’oratorio, va a dare la mano ai propri amici e a tutte le persone che incontra, anche se magari non le conosce o non ci ha parlato. Sono ragazzi estremamente generosi e accoglienti, che hanno un’incredibile voglia di giocare insieme, un’allegria che trascina, nonostante tutto, un sorriso e una simpatia che conquistano e coinvolgono, ai quali non è possibile non affezionarsi, e così infatti è stato. Sul loro volto a ben guardare era presente una certa nota di tristezza e malinconia, ma due calci ad un pallone, magari scalzi sull’asfalto, l’allegria, lo stare insieme in modo sano e gratuito davvero fanno passare tutto in secondo piano. Sono ragazzi, semplicemente.
Davvero vale la pena spendere la propria vita per i giovani, per i ragazzi, per questi ragazzi, con lo stile di don Bosco, come ci hanno dimostrato con l’esempio, la testimonianza e l’amicizia anche i quattro salesiani che formano la comunità ivi presente, il direttore don Sergio, il tirocinante Daniele, l’incaricato dell’oratorio don Jacek e don Janusz. Certo per quest’opera non sono mancate e non mancano le difficoltà, e il confronto con il mondo ortodosso non è sempre semplice.
Non è possibile con i giovani di Chisinau per il momento attingere a quei pilastri del sistema educativo di don Bosco che sono la Confessione e la Comunione frequenti. Non manca però la Provvidenza e il sostegno della Grazia del Signore a questa presenza di don Bosco, che si manifesta anche soltanto, ad esempio, nella quantità di gruppi che quest’estate sono stati lì. Di quest’opera davvero si percepisce e si tocca con mano la necessità, l’importanza e quanto bene stia facendo la presenza di don Bosco nella zona povera e considerata a rischio della periferia di Chisinau dov’è situata. Ringraziamo il Signore, che attraverso lo Spirito Santo ha ispirato e sostiene quest’opera, che pian piano, sotto la protezione materna di Maria Ausiliatrice, sta crescendo, essendo in progetto l’apertura di un Centro di Formazione Professionale, di una Casa Famiglia e anche, su richiesta del Vescovo di Chisinau, della Parrocchia cattolica, un po’ alla volta.
 
Molto semplici, accoglienti, gioiosi, un sorriso incantevole, anche i ragazzi di Galbeni, paesetto a una decina di chilometri di Bacau che, per così dire, assomiglia a una località del Basso Polesine contadino di 60 anni fa o più, dove hanno vissuto i miei nonni: le case basse con tetto in eternit, attorniate dall’orto e con la stalla e il pollaio sul retro, la vite pensile a far ombra alla facciata della casa, gli animali liberi di girare per le strade e sui prati, le strade in ghiaione, una chiesetta molto semplice ma carina, centro del paese, i contadini che portano la mucca della famiglia a pascolare, diversi carretti in giro trainati da una mucca o da un cavallo... E’ una povertà diversa quella che abbiamo visto in Romania rispetto a quella della Moldavia, una povertà un po’ più dignitosa: non è miseria, è una povertà propria di una società sostanzialmente agricola.
Abbiamo dato una mano per tre giorni nell’animazione della Vara Impreuna che, guidata da don Corneliu, incaricato dell’oratorio di Bacau, insieme con alcuni animatori è iniziata domenica 9 agosto e si è conclusa con la serata finale la sera di giovedì 13. L’iscrizione all’esperienza costava per ciascun ragazzo 2 lei (50 centesimi di euro). Si pensi che, per cinque giorni di animazione, a parte l’impianto audio che veniva portato quotidianamente dai salesiani, l’unico materiale che la parrocchia ha dovuto compare sono stati due palloni e una confezione di bicchieri di plastica: se aggiungiamo due o tre corde, tre secchi e due palloni che la parrocchia aveva già, questo è tutto il materiale che è stato utilizzato!
Sono bastate due o tre ore, di presenza in mezzo a loro, già il primo giorno, pur comunicando in maniera approssimativa in quanto nessuno di noi conosceva il rumeno, per entrare reciprocamente gli uni nei cuori degli altri: sembrava che ci conoscessimo da tempo, ci siamo voluti subito molto bene. E’ stata una gioia stare a due a due nelle squadre e impararne a memoria l’inno… rigorosamente in rumeno, senza sapere (almeno inizialmente) il significato di quanto si cantava; fare le danze in cerchio tutti insieme, giocare al mattino e al pomeriggio, giochi molto semplici, sia ben chiaro ma non era importante la complessità del gioco, quello che contava era stare insieme in allegria.
A mezzogiorno, quando terminava l’attività i ragazzi non tornavano alle proprie case se prima, almeno nelle proprie squadre, insieme con gli animatori, non avevano recitato l’Angelus: tutti lo sanno a memoria, orazione compresa! Il primo giorno abbiamo fatto il pranzo al sacco, il secondo e il terzo giorno invece abbiamo mangiato a casa di tre sorelle tutte animatrici, in ordine di età Maria Magdalena, Monica e Melania (in tutto sono 7 fratelli): impressionante l’accoglienza in questa casa, piena di simboli e riferimenti religiosi (libri, statuette, immagini e quadretti disseminati per tutta la casa), pensando poi a queste ragazze, e ad una in particolare, che, dopo essersi spese tutto la mattina per i ragazzi, tornate a casa ci servivano. La serata finale è stata molto emozionante: c’era praticamente tutto il paese, ed è stato per lo stesso un vero e proprio evento! Don Corneliu ha celebrato la Santa Messa, animata dal bel canto dei ragazzi e molto ben partecipata, e subito dopo ha avuto luogo lo spettacolo. I ragazzi e gli animatori si sono impegnati all’inverosimile, hanno proposto scenette, danze, sketch, erano tutti profumati e ben vestiti, alcuni anche con abiti tipici, come fosse Natale o Pasqua, c’era in giro un odore di sapore e di profumi per così dire non consueto nell’ordinario… Non credo sia difficile immaginare quanto siamo tornati in Italia dispiaciuti da un lato di venire via ma dall’altro estremamente carichi e grati al Signore per l’esperienza che per la Sua infinita bontà ci ha riservato e l’incontro con dei ragazzi speciali.  
 
Davide Moretto
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