Etica ed economia: un incontro possibile? da Giovani per i Giovani

Contro gli scenari apocalittici della crisi economica

Etica ed economia: un incontro possibile? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 10 febbraio 2009

“Speculazione” in Crisi

Il mondo trema nell’incertezza economica che da mesi attanaglia America ed Europa. La cosiddetta “crisi” che rievoca gli spettri del formidabile crak del ’29 fa tremar le vene e i polsi tanto ai piccoli risparmiatori, quanto agli “squali” di Wall Street. Spesso sui giornali leggiamo ragionamenti che cercano fantomatici “capri espiatori”: “è tutta colpa degli speculatori” oppure “questa crisi poteva essere scongiurata limitando le speculazioni”. Forse non abbiamo ben chiaro il significato del termine “speculazione”. Esso deriva dal latino speculatio, che un tempo indicava l’attività delle vedette attente alla sorveglianza e alla custodia contro attacchi nemici; poi nell’uso comune, già per Cicerone, era il sinonimo di “guardar lontano” non solo con gli occhi, ma soprattutto con l’intelletto. Il termine è passato poi in ambito filosofico e teologico per l’attività di colui che indaga il reale e i dati della Rivelazione.

Potrebbe sembrare riduttiva la definizione etimologica a fronte del senso che questo termine ha acquistato in economia; eppure una vicinanza c’è, lo “speculatore” è colui che “scruta” e osserva il movimento degli eventi, ci riflette sopra e ne trae delle conseguenze, ai fini di operare dei considerevoli investimenti di denaro ad elevata incertezza a fronte di potenziali rendimenti molto elevati. Chi investe in quest’ottica si fa guidare dal desiderio di arricchirsi molto e molto in fretta, con il rischio altrettanto grande di perdere gran parte di ciò che ha investito.

Ciò che si aspetta è una rendita monetaria, possibilmente in tempi brevi, da poter reinvestire nuovamente per guadagnare altri soldi. Si tratta di una sorta di circolo “virtuoso” o “vizioso” a seconda che le circostanze (qualunque esse siano!) lo favoriscano e le “speculazioni dello speculatore” incontrino effettivamente (e ad ogni costo!) la realtà.

Se questa è la sostanza di ciò che avviene – forse raccontata in modo un po’ semplicistico – ciò che andrebbe indagato riguarda le intenzioni di chi si dedica a questa attività. L’obiettivo è la pura e semplice ricchezza fine a se stessa o c’è la possibilità di trarre del bene anche da simili dinamiche economiche?

 

Investimenti e Responsabilità Sociale

Si potrebbe far notare che in fondo il fine di tutti gli investitori, dal padre di famiglia all’industriale, è quello di aumentare la propria disponibilità di denaro. Infatti non bisogna certo commettere l’errore di confondere la speculazione con l’investimento. Nel primo l’intenzione che alimenta lo speculatore può non lasciar spazio a considerazioni di carattere morale; l’arricchimento può far correre il rischio di calpestare gli interessi dei piccoli risparmiatori o di persone in difficoltà. Al contrario l’investimento è conciliabile con considerazioni di tipo etico.

In buona sostanza la speculazione finanziaria, tipica dell’economia globalizzata e anima di un certo ambito dell’economia mondiale, è altamente a rischio sul piano morale, si presta cioè a ingiustizie e sfruttamenti ai danni, in genere dei poveri, il tentativo di mettere a frutto il capitale ottenuto con il proprio lavoro si apre a possibilità diverse, più a misura d’uomo.

La differenza – come sempre – la fa il cuore degli uomini, e, per noi, le intenzioni e le modalità, di chi investe. Sempre di più infatti si sta diffondendo una nuova cultura, quella dell'investimento scelto sulla base di considerazioni a carattere etico, che punta su attività che rispondano a requisiti di responsabilità sociale. L'investitore “etico” è colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell'azienda e verificare come vengano condotti gli affari. Oltre alla disponibilità di denaro e alla volontà di investirlo si aggiunge il proposito di fare in modo che questo denaro serva a finanziare attività o progetti che aiutino a risolvere situazioni difficili, di sottosviluppo o di mancanza di mezzi per impostare un percorso di crescita.

 

Un’iniziativa di successo: Yunus e il microcredito

L’esempio principale è sicuramente quello del microcredito ideato dal premio Nobel per la pace del 2006, il bengalese Muhammad Yunus. Con la banca da lui stesso fondata, la Grameen Bank, ha iniziato a concedere in prestito pochi dollari ai villaggi del suo paese, somme di denaro minime che avevano lo scopo di avviare piccoli progetti imprenditoriali. In questo modo anche i più poveri fra i poveri hanno potuto lavorare per portare avanti il proprio sviluppo e far crescere la propria economia. Molto importante in questo progetto è stato il contributo delle donne, che hanno saputo impegnarsi e diventare le maggiori responsabili dei prestiti, contribuendo alla propria emancipazione. Il microcredito è diventato così uno degli strumenti di finanziamento usati in tutto il mondo per promuovere sviluppo economico e sociale, diffuso in oltre 100 nazioni in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Uganda. Il microcredito non è una semplice forma di aiuto ai paesi del terzo mondo, non si tratta di un sostegno economico allo scopo di sanare la mancanza di cibo; anzi piuttosto è una risorsa fondamentale per la loro crescita.

Resta significativo che Yunus abbia ottenuto il Nobel per la pace e non per l’economia! Qualcuno ha azzardato che l’idea del bengalese sarebbe stata mal accettata dal mondo capitalistico legato all’alta finanza, che sponsorizza il Nobel e “guida” le sorti economiche (e non solo) dell’Occidente.

 

Etica ed economia: la proposta arriva dall’India

L’economista indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel ’98, ha proposto una possibile sinergia tra economia ed etica. Sen propone di studiare la povertà, la qualità della vita e l'eguaglianza non solo attraverso i tradizionali indicatori della disponibilità di beni materiali (ricchezza, reddito o spesa per consumi) ma soprattutto analizzando la possibilità di vivere esperienze o situazioni cui l'individuo attribuisce un valore positivo. Non solo soddisfacendo i bisogni primari, ma anche essere rispettati dai propri simili, partecipare alla vita della comunità ecc. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici. Sen riprende la teoria dei sentimenti morali di Adam Smith la quale attribuisce all'uomo, oltre all’interesse personale, che coincide con l'amore di se stessi, anche una vocazione sociale. Si assiste così ad un cambiamento: il mercato cessa di essere il luogo dove soddisfare esclusivamente gli interessi personali e diventa territorio fertile per la coltivazione di obiettivi solidali.

 

E il Vangelo non ha nulla da dire?

Più che riportare letture moralistiche di qualche passo del Nuovo Testamento, crediamo sia più interessante indicare realizzazioni concrete che hanno nel cuore l’evento di salvezza che è Gesù per tutti gli uomini e che trovano nell’Economia di Comunione, proposta dal movimento dei Focolari, un esempio luminoso.

L'Economia di Comunione è un progetto, lanciato da Chiara Lubich nel 1991 in Brasile, come una risposta concreta al problema sociale e allo squilibrio economico di quel Paese, e del capitalismo in generale. La proposta rivolta primariamente alle imprese fu quella di mettere in comune i profitti prodotti, e di impostare la dinamica organizzativa sulla base della comunione e della fraternità. Oggi centinaia di imprese in tutto il mondo si ispirano a questo progetto. Tipico dell’Economia di comunione è il dar vita a cosiddetti “Poli industriali”, inseriti nelle cittadelle di testimonianza dei Focolari. I Poli sorti in questi anni (Brasile, Argentina, Italia), stanno mostrando una economia dove anche il produrre e il lavorare sono espressioni autentiche della legge evangelica dell’amore scambievole. L’intero progetto ha come obiettivo quello di mostrare un brano di umanità “senza indigenti”, attivando la reciprocità a più livelli: creando posti di lavoro, diffondendo una “cultura del dare” e della comunione, e intervenendo nelle situazioni di emergenza con aiuti concreti. Sono piccoli semi di speranza e di impegno ai quali però non possiamo rinunciare se vogliamo sperare in un mondo migliore e cominciare a costruirlo con le nostre mani.

 

Bibliografia:

Amartya Sen, Etica ed economia, Laterza, Roma 2004

http://www.movimentodeifocolari.com/it/edc_i.html

 

       

*           “La pace duratura non può essere ottenuta a meno che larghe fasce della popolazione non trovino mezzi per uscire dalla povertà, il microcredito è uno di questi mezzi”. (Muhammad Yunus )

 

*           “La speculazione è uno sforzo, con molte probabilità di fallire, di trasformare poco denaro in molto denaro. L’investimento è uno sforzo, con molte probabilità di successo, per evitare che molto denaro diventi poco denaro”. (Edward Chancellor)

 

*           “Vivere in un'economia di mercato non è molto diverso dal parlare in prosa. Non è facile farne a meno, ma molto dipende da quale prosa scegliamo di usare”. (Amartya Sen)

 

 

 

Cristina Nanti

cricri87@inwind.it Lorenzo Teston

lorenzo.teston@gmail.com

 

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