Si avvicinano le vacanze: una buona occasione per chiederci che cosa pensa la Chiesa del turismo. C'è, certamente, un turismo buono. «Il turismo, assieme alle vacanze e al tempo libero, appare come uno spazio privilegiato per il ristoro fisico e spirituale, agevola l'incontro di quanti appartengono a culture diverse, ed è occasione di avvicinamento alla natura...
del 27 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          Si avvicinano le vacanze: una buona occasione per chiederci che cosa pensa la Chiesa del turismo. Ci aiuta ora un documento di Benedetto XVI, formalmente datato 18 aprile 2012 e reso pubblico il 23 aprile: un messaggio inviato al VII Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo, in corso a Cancún (Messico), dal 23 al 27 aprile.
          «Il turismo - afferma il Papa - è certamente un fenomeno caratteristico della nostra epoca, sia per le dimensioni significative che ha raggiunto come pure per le prospettive di crescita che si prevedono». Ma il cristiano non può pensare al turismo solo in chiave economica, e neppure soltanto culturale: «come tutta la realtà umana, anch’esso deve essere illuminato e trasformato dalla Parola di Dio». La Chiesa «sostiene e promuove le sue potenzialità», ma «al medesimo tempo segnala i suoi rischi e deviazioni e lavora per correggerli».
          C'è, certamente, un turismo buono. «Il turismo, assieme alle vacanze e al tempo libero, appare come uno spazio privilegiato per il ristoro fisico e spirituale, agevola l’incontro di quanti appartengono a culture diverse, ed è occasione di avvicinamento alla natura, favorendo con tutto ciò l’ascolto e la contemplazione, la tolleranza e la pace, il dialogo e l’armonia in mezzo alla diversità». Anzi, il turismo «buono» ha perfino una dimensione teologica. «Il viaggio è manifestazione del nostro essere 'homo viator', mentre riflette, allo stesso tempo, l'altro itinerario, più profondo e significativo, che siamo chiamati a percorrere: quello che ci conduce all'incontro con Dio». E questa teologia si traduce in occasione di preghiera: «la possibilità che i viaggi ci offrono di ammirare la bellezza dei paesi, delle culture e della natura, ci può condurre a Dio, favorendo l’esperienza della fede, 'difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore' (Sap 13,5)».
          Ma «il turismo, come ogni realtà umana, non è esente da pericoli, né da elementi negativi». C'è un turismo pessimo, di natura addirittura criminale: il turismo sessuale, purtroppo assai praticato anche da italiani, dove si va alla ricerca di Paesi dov'è possibile accedere a basso costo alla prostituzione, anche minorile. «Si tratta di mali che bisogna affrontare urgentemente, perché colpiscono i diritti e la dignità di milioni di uomini e donne, specialmente dei poveri, dei minori e dei disabili. Il turismo sessuale è una delle forme più abiette di queste deviazioni che devastano, dal punto di vista morale, psicologico e sanitario, la vita delle persone, di tante famiglie e, a volte, di intere comunità. La tratta di esseri umani per motivi sessuali o per trapianti di organi, come lo sfruttamento di minori, il loro abbandono in mano a persone senza scrupoli, l'abuso, la tortura, avvengono tristemente in molti contesti turistici. Tutto questo deve indurre coloro che si dedicano pastoralmente o per motivi di lavoro al mondo del turismo, come pure l’intera comunità internazionale, ad aumentare la vigilanza, a prevenire e contrastare queste aberrazioni».
          Ma c'è anche un turismo che, senza essere pessimo nel senso criminale del termine, è però cattivo, perché alimenta la superficialità. Il Papa cita la sua enciclica «Caritas in veritate»:  «Bisogna, allora, pensare a un turismo diverso, capace di promuovere una vera conoscenza reciproca, senza togliere spazio al riposo e al sano divertimento» (n. 61). Di fronte al rischio del turismo superficiale, i cattolici dovrebbero anzitutto «illuminare questo fenomeno con la dottrina sociale della Chiesa». In secondo luogo - tema carissimo al Magistero di Benedetto XVI - «l’azione pastorale non deve mai dimenticare la via pulchritudinis, la 'via della bellezza' Molte delle manifestazioni del patrimonio storico-culturale religioso 'sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi, sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede' (Udienza generale, 31 Agosto 2011)». Ma un turismo che percorra davvero la «via pulchritudinis» non s'improvvisa. «È importante curare l'accoglienza ed organizzare le visite turistiche sempre nel rispetto del luogo sacro e della funzione liturgica per la quale sono nate molte di queste opere e che continua ad essere il loro fine principale».
          Una terza indicazione del Papa è che «la la pastorale del turismo deve accompagnare i cristiani nell'usufruire delle loro ferie e del tempo libero, in modo che siano di profitto per la loro crescita umana e spirituale. Questo è certamente 'un tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre di più ai suoi insegnamenti' (Angelus, 15 Luglio 2007)». In questo senso, anche il turismo può diventare una forma di quella «nuova evangelizzazione, alla quale tutti siamo chiamati, [che] ci chiede di avere presente e usare le numerose occasioni che il fenomeno del turismo ci offre per presentare Cristo come risposta suprema agli interrogativi dell'uomo di oggi».
Massimo Introvigne
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