Il 5° convegno nazionale dell'organismo dei religiosi per l'«area evangelizzazione», svoltosi a Ciampino (RM) dal 22 al 25 gennaio 2007, ha inteso riprendere la tematica dello scorso anno sul servizio di evangelizzazione da parte dei consacrati verso e con i giovani, approfondendola sotto la metafora della strada...
del 08 febbraio 2007
Ispirandosi all’icona biblica del viandante di Emmaus (Lc 24), il 5° convegno nazionale dell’organismo dei religiosi per l’“area evangelizzazione”, svoltosi a Ciampino (RM) dal 22 al 25 gennaio 2007, ha inteso riprendere la tematica dello scorso anno sul servizio di evangelizzazione da parte dei consacrati verso e con i giovani, approfondendola sotto la metafora della strada.
Tra gli obiettivi che gli organizzatori si sono proposti, vi sono quelli di «incontrare i giovani dove vivono» e di «realizzare un annuncio di Cristo» riconoscendo e valorizzando «i nuovi linguaggi nella comunicazione del Vangelo». Obiettivi che interrogano particolarmente i consacrati e le consacrate impegnati nel servizio dell’evangelizzazione giovanile.
Quanto al metodo, insieme alle relazioni di base e al dialogo con esperti del mondo giovanile (Lobina, Roggia, Tarzia, Castrilli, Salònia) si sono volute affiancare le testimonianze di esperienze concrete di evangelizzazione da parte di associazioni, movimenti e congregazioni religiose, che hanno suscitato notevole interesse soprattutto per l’originalità delle proposte e la ricchezza di metodologia, messa a disposizione dell’attento uditorio. Una finalità del convegno è stata non tanto quella di passare dalla teoria alla pratica, ma dalla prassi ritrovare il filo di un progetto. Con i lavori di gruppo si è cercato poi di favorire la partecipazione attiva di tutti i presenti e un coinvolgimento ampio nelle successive discussioni assembleari.
 
 
L’incontro suscita il racconto
 
Davanti ad una nutrita assemblea di oltre 200 partecipanti (per lo più consacrati/e) accorsi da tutta Italia, il convegno è stato scandito dai quattro verbi sottesi al testo lucano, presentato in apertura dal coordinatore dell’Apostolato biblico dell’Ufficio catechistico della Cei, Cesare Bissoli: incontrare, comunicare, condividere e testimoniare.
Questi sono i quattro verbi del cammino di fede, in quanto è «l’incontro con Gesù che suscita il racconto» e la testimonianza di fede. È così per i due di Emmaus, ma è così anche nella vita del credente di oggi, che testimonia la sua fede tramite il racconto degli incontri personali che lo hanno portato a Cristo. Il cristiano è, dunque, «colui che vive un incontro personale con Dio in Gesù Cristo e lo traduce in racconto per altri». Gesù, dopo l’incontro, cammina con i due discepoli, comunicando con loro: li ascolta lasciando che raccontino la loro esperienza, crisi e delusione; fa loro delle domande per farsi «dire da loro la sua vita!». Poi passa a condividere con loro la parola di Dio e la mensa, mettendoli alla prova perché si possano aprire loro gli occhi della fede. Infine, sparisce dalla loro vista lasciando spazio ad una fede che vede e ad una gioia che chiede “senza indugio” di essere testimoniata; ecco il loro ritornare a Gerusalemme in questa sorta di «re-inserimento ecclesiale» in cui l’incontro si fa racconto di un’esperienza di salvezza.
Una parabola, questa, assai significativa anche per la nostra realtà pastorale, visto che la fede dei due discepoli parte da Gerusalemme, se ne allontana delusa e vi ritorna carica di gioia dopo l’incontro. La stessa parabola di tanti ragazzi che iniziano il cammino di fede in parrocchia, poi se ne allontanano dopo aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, infine ritornano sui loro passi – almeno ci si prova… – quando hanno fatto esperienza di un incontro personale con Cristo.
 
 
Giovani, dove e come
 
Al passionista F. Taccone è toccato introdurre il tema “Come e dove incontrare i giovani” e coordinare la presentazione di quattro esperienze concrete di evangelizzazione con e per i giovani.
Se la ricerca del COP-Iard sulla religiosità giovanile in Italia (cf. Sett. 7/06 p. 12) indicava 11 tipi di religiosità giovanile, dagli agnostici ai cattolici ferventi, e metteva in luce che circa il 70% dei giovani intervistati si dichiara cristiano – con un aumento del 5% tra quelli che si dichiarano non credenti o non religiosi –, rimane fondamentale personalizzare i percorsi formativi stando accanto al singolo giovane (o al piccolo gruppo di amici) e investendo il tempo con loro.
Il luogo privilegiato per incontrare questi giovani – ha continuato p. Taccone – non è semplicemente il “muretto” o la discoteca, internet o il centro commerciale, ma soprattutto «il cuore dell’apostolo»; è lì che nasce tutto, poi si sviluppa il “come”. Bisogna metterci il cuore, la passione, perché la domanda identitaria del giovane poggia ancora sulla domanda religiosa: «bisogna tornare a proporre la fede ai giovani (anche se è difficile!)».
La prima delle quattro esperienze presentate è stata quella di Nuovi Orizzonti, una comunità sorta nei primi anni 90 sulla scia dell’esperienza di Chiara Amirante con i giovani barboni e tossici della stazione Termini di Roma. A presentare questa esperienza – che adesso prosegue con diversi tipi di pastorale di strada, dalle missioni settimanali all’animazione mensile e all’evangelizzazione di strada, dalle scuole di evangelizzazione all’esperienza “una luce nella notte” [1] – il giovane sacerdote D. Banzato, autore di una pubblicazione sull’evangelizzazione di strada secondo il metodo di Nuovi Orizzonti, che ha saputo unire toccanti sprazzi di testimonianza personale con indicazioni di carattere più pastorale e metodologico. [2]
Passando dalla strada alla scuola, la seconda esperienza presentata è stata quella del giovane missionario degli Oblati di Maria Immacolata Danilo Fiori, che ha mostrato il progetto Mondi riemersi come percorso di sensibilizzazione e di evangelizzazione giovanile nell’ambito scolastico. Si tratta di un progetto che tenta di mostrare ai ragazzi, anche attraverso la presentazione del suo accattivante logo, l’altro volto del Sud del mondo, quello positivo che spesso è nascosto dal pregiudizio e dalla disinformazione.
Di taglio più sociale il progetto Compagni di strada dell’Associazione FuoriDellaPorta per il disagio adolescenziale, in collaborazione con la Caritas e il Vicariato di Roma, presentato dalla dott.sa Simona Vasallucci, che ha definito le “unità di strada” come una «presenza ecclesiale continua» nei luoghi in cui i giovani (dai 14 ai 18 anni) vivono e ha sottolineato la necessità di liberare il concetto di “strada” da un’accezione eccessivamente negativa.
Ultima esperienza presentata, con il taglio della testimonianza gioiosa, quella di due membri del movimento dei Focolarini, che hanno mostrato in particolare il progetto – rivolto a bambini e ragazzi di ogni provenienza che abitano il nostro territorio – ColoriAMO la città, tutto improntato alla gioia di amare e di accogliersi nelle diversità. «Solo con l’amore – ha detto A. Spolti – si conquista il cuore della gente», e l’incontro con il mondo della sofferenza diventa uno snodo molto importante.
 
 
I linguaggi della comunicazione
 
  Dopo aver mostrato delle slides sull’uso (e l’abuso) della croce nella moda, il paolino W. Lobina, saggista ed esperto nel mondo della comunicazione, ha svolto una relazione approfondita e provocatoria sul come comunicare la proposta cristiana ai giovani di oggi, con quali competenze e conoscenze da parte di educatori e religiosi. Il relatore ha definito quella dei giovani che abbiamo davanti una generazione X (nel senso di contraria, eccessiva, ipotetica, proibita, sperimentale, veloce, nascosta) che li differenzia profondamente da quella degli adulti. Questa “generazione altrove” si colloca in una pluralità di luoghi, è estremamente flessibile e dinamica perché corre sul digitale, tanto da potersi definire anche cyborg. La virtualità, la Rete (internet), non è più solo uno strumento di conoscenza e di rapida comunicazione, ma diventa per questi giovani un «luogo dove esserci», dove vivere, dove farsi trovare, magari con una pluralità di identità da mostrare o nascondere all’occorrenza. E la Rete, con le sue vetrine in cui apparire, modella e struttura le personalità di questi giovani con la sua assenza di un centro, di un assoluto attorno al quale ordinare una gerarchia di valori e di realtà.
Di fronte a questa realtà virtuale policentrica, che assorbe sempre più i giovani, è del tutto inefficace porsi di fronte a loro con proposte pastorali che presuppongono una mentalità unicentrica, cioè modellata intorno ad un unico centro, un assoluto, una gerarchia e un percorso privilegiato. Così non si incontra la mentalità del giovane, che è una mentalità policentrica perché basata su più centri in contemporanea.
Ma allora cosa possiamo fare per comunicare con questi giovani e trasmettere loro il messaggio evangelico? Bisogna essere “più testimoni che maestri”, cioè vivere coerentemente quei valori che si professano perché i giovani – che hanno molti valori – sono particolarmente sensibili all’autenticità di coloro che si propongono come guide o modelli (ed è per questo che non amano i politici!).
Infine – secondo Lobina – vanno rivisti tutti quei cortocircuiti comunicativi che, nella liturgia come nella pastorale, creano «dissociazione tra significante e significato», cioè dissociano il segno dal suo significato. A titolo di esempio, ha citato il sacramento della cresima, confrontato con il rito della bar-mitzwa ebraica, celebrati più o meno alla stessa età. Al cresimando si racconta che con questo sacramento diventerà adulto e testimone della fede; poi però, una volta fatta la cresima, non gli si da mai la parola, non lo si considera veramente adulto affidandogli delle responsabilità, contrariamente al “figlio della legge” ebraico che, dal giorno in cui celebra le sue “nozze con la Parola”, può veramente alzarsi di sabato e prendere la parola in sinagoga.
 
 
Formare il cuore alla fede
 
 Nelle altre relazioni si è cercato di rispondere alla domanda su cosa e come proporre a giovani per formarli alla spiritualità cristiana. Il salesiano G. Roggia, partendo dalla considerazione sulla quasi totale assenza di una “socializzazione religiosa” tra i giovani d’oggi, ha puntato su una proposta formativa che presenti la fede come “rischio” e non come “sedativo”, la chiesa come una realtà “inquieta”, cioè dinamica e non burocratica o fossilizzata, che soffre con le persone che soffrono e percorre la via della bellezza, della compagnia  e della semina.
La dott.sa O. Tarzia ha perlustrato il mondo dell’affettività giovanile sottolineando come il coraggio di fare proposte alte ai giovani passi anche attraverso l’educazione all’amore, dimensione fondamentale della formazione alla fede. Per questo – ha detto – c’è bisogno di una competenza aggiornata da parte dei religiosi su queste tematiche ed un sostegno concreto alla famiglia.
Il missionario OMI P. Castrilli ha mostrato le reali possibilità di testimonianza giovanile attraverso le scuole di evangelizzazione missionaria, ad intra e ad extra, di cui da anni fa esperienza itinerante in Calabria e in Italia.
Infine, il cappuccino G. Salonia ha concluso glòi interventi mostrando come “ri-dire il Vangelo con le parole dei giovani del terzo millennio”. Assistendo oggi alla frattura tra la verità evangelica e il cuore del giovane post-moderno, nasce la sfida del ponte nuovo da costruire sulle arcate dell’integrità e della spontaneità, della pienezza e della realizzazione, dell’identità e della relazione, per giungere – come i discepoli di Emmaus – a quel ri-conoscimento di Gesù da parte del giovane, a quella “apertura degli occhi” e del cuore che porta al calore dell’amicizia e al reinserimento nella comunità.
 
 
 
[1] Per una panoramica su questa ed altre esperienze di evangelizzazione nei luoghi informali cf. l’approfondimento in Sett. 24/05 pp. 8-9.
[2] Per un approfondimento cf. Banzato D., Evangelizzazione di strada. L’esperienza e il progetto di “Nuovi Orizzonti”, ed. Città Nuova, Roma 2006. Cf pure: http://www.nuoviorizzonti-onlus.com
Luca Buccheri
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