In Parlamento nuove proposte di legge per modificare in senso peggiorativo la legge 40/2004. Parola d'ordine: “Cancelliamo il concepito”. Occhi aperti e mente attenta, perché il momento è cruciale. E la difesa del testo vigente rimane la scelta migliore.
del 01 gennaio 2002
Tutti noi, un giorno, siamo stati concepiti. Ognuno di noi, quel giorno, è stato un embrione. Un concepito. Nessuno di noi invece è stato una frase, un principio, un’idea, un enunciato, fosse anche uno di quelli alti e un po’ pomposi che sanciscono solennemente il “rispetto” e la “tutela della dignità umana”. Ecco: la legge 40/2004, quella sulla fecondazione artificiale, al suo art. 1 parla dei “diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”. Parla di un uomo. Parla di noi quando eravamo embrioni. L’art. 1 della proposta di modifica più rilevante presentata per cambiarla, invece, lo cancella (il concepito, ovviamente), parlando appunto solo di rispetto e tutela della dignità umana. Formula vaga che, lo sappiamo, significa tutto e niente. In questo caso, soprattutto niente.
La proposta in questione, annunciata dal suo estensore (Giuliano Amato) sulle colonne della “bibbia del laicismo italiano” (La Repubblica) e pubblicata integralmente nella sua versione ufficiosa dall’unico influente quotidiano italiano ad essersi schierato, con Avvenire, dalla parte della legge 40 (Il Foglio) ha incassato critiche a dismisura e qualche timida approvazione. Presentato come un tentativo di “mediazione” e di “compromesso” per evitare il referendum abrogativo della legge 40 che dovrebbe tenersi nella prossima primavera, il disegno di legge Amato reintroduce il congelamento e la diagnosi pre-impianto, la sperimentazione e la fecondazione eterologa, prevedendo solo qualche distinguo e qualche controllo in più, per accontentare tanto i fautori del referendum quanto i difensori della legge. Col risultato, del tutto ovvio, di scontentare tutti e di portarli in coro, seppur per opposte ragioni e con opposte speranze, ad alzare il grido: “Meglio il referendum!”. E che sia meglio il referendum lo diciamo a gran voce anche noi. Troppo alta la posta in gioco (la vita e la morte) perché si possa accettare una proposta che cancella l’esistenza stessa del soggetto più debole, proprio quel concepito di cui parlavamo all’inizio. E allora, per schematizzare:
- no ad ogni tentativo di modificare, peggiorandola, la legge 40. Quel testo è il massimo compromesso accettabile. Indietro non si può tornare. Congelare, sperimentare su, selezionare, sopprimere vite umane in maniera scientifica non è tollerabile. E non è tollerabile eliminare ogni riferimento ad un soggetto esistente e meritevole di tutela; - no alle furbate che vorrebbero introdurre distinzioni inesistenti fra embrioni e cosiddetti pre-embrioni, ootidi, e così via. Gli escamotage linguistici non impressionino: servono solo per confondere le menti. E davvero non se ne vede il bisogno; - si alla battaglia culturale e informativa per dimostrare la bontà di una legge che riconosce nel concepito un essere umano; - e se referendum sarà, massima unità nelle intenzioni e nella scelta da compiere: votare NO o astenersi puntando al mancato raggiungimento del quorum. Scelta da effettuarsi, però, solo a tempo debito.
Tutto questo perché in tema di fecondazione artificiale non ci sono in ballo posti di potere, appalti o crisi governative. Ci sono in ballo le vite di molti esseri umani e la stessa idea di democrazia. E scusate se è poco. Per approfondire il tema della procreazione assistita vai allo SPECIALE di Korazym.org.
Redazione Korazym
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