Assuntina Morresi* firma un bell'articolo di fondo che chiarisce come ancora una volta, 'certa scienza' nasconda il suo desiderio di onnipotenza dietro all'ipotesi di poter trovare una soluzione a malattie ancora incurabili. Nessun pudore, nessuna incertezza, nessun dubbio, circa quell'entità che avrà il 99.9% di patrimonio genetico di provenienza umana.
del 10 settembre 2007
È ufficiale: l'Hfea, l'Authority inglese che si occupa di fecondazione in vitro e ricerca sugli embrioni umani, ha dato il via libera alla creazione di embrioni interspecie uomo/animale a due gruppi di ricerca che ne avevano chiesto l'autorizzazione. La tecnica utilizzata è quella della cosiddetta 'clonazione terapeutica', quella cioè con cui è stata creata la famosa pecora Dolly: in un ovocita a cui è stato estratto il nucleo, viene inserito quello di una cellula somatica adulta. L'embrione che ne risulta viene stimolato e inizia a svilupparsi. Nel caso di Dolly, il materiale biologico proveniva tutto da pecore.
Per gli embrioni interspecie di cui si sta parlando, invece, saranno utilizzati ovociti di mucca, nei quali sarà inserito Dna umano. L'entità che verrà fuori avrà il 99.9% del patrimonio genetico di provenienza umana - i 46 cromosomi del nucleo - e lo 0.1% di origine animale, contenuto nell'ovocita, precisamente all'interno di alcuni corpuscoli detti mitocondri. Lo scopo dovrebbe essere quello di produrre cellule staminali embrionali per curare terribili malattie, e l'utilizzazione degli ovociti animali è giustificata dal fatto che non ci sono abbastanza ovociti umani: le donne non ne 'donano' volentieri alla ricerca, perché le procedure per ottenerne sono estremamente pesanti e invasive. Secondo molti ricercatori del settore è proprio la scarsità degli ovociti a disposizione il motivo del fallimento della clonazione terapeutica; negli animali si ha successo solo nell'1-2% dei casi, mentre per la specie umana nessuno è mai riuscito a sviluppare linee staminali embrionali in questo modo, e infatti molti esperti del settore affermano che la tecnica è da considerarsi superata. Lo scorso luglio il quotidiano 'El Pais', a proposito della nuova legge spagnola che consente la clonazione terapeutica, ha titolato «Arriva la legge più paradossale», commentando, appunto, il paradosso di autorizzare una tecnica che non funziona. Solo il veterinario coreano Hwang ha dichiarato di aver ottenuto cellule staminali embrionali con questa procedura, ma i risultati pubblicati si sono rivelati contraffatti, e del suo esperimento sono rimasti solo francobolli commemorativi emessi sull'onda dell'emozione per il grande annuncio, mentre il suo nome è associato alla più grande frode scientifica di tutti i tempi.
Non si capisce per quale motivo una tecnica che non ha dato risultati significativi utilizzando materiale biologico appartenente alla stessa specie, animale o umana, dovrebbe funzionare mischiando il patrimonio genetico di specie diverse. Ma ci sono anche altri problemi: l'Accademia delle Scienze Mediche inglese, che pure si è espressa favorevolmente a proposito della creazione del nuovo tipo di embrioni, ha specificato che per un uso nell'uomo di eventuali cellule staminali ottenute in questo modo bisognerebbe essere certi dell'assenza di virus animali endogeni nell'ovocita animale. Bisogna cioè evitare il pericolo che virus animali saltino la barriera fra le specie attaccando l'uomo, provocando incontrollabili disastri sanitari. In Gran Bretagna, nonostante il pronunciamento dell'Authority, neppure i problemi giuridici sono risolti: parlamentari inglesi e Hfea non hanno ancora trovato una definizione condivisa di embrione interspecie, poiché non riescono a definirne la natura: cosa sono queste nuove entità? Esseri umani o animali?
Secondo l'Hfea, «probabilmente» è proprio lei a dover concedere la licenza dell'esperimento - come ha fatto -, e non l'altra Authority, quella che si occupa della sperimentazione sugli animali, ma il parere legale di cui si è avvalsa non è stato reso pubblico, e ci sono tutti i presupposti per prossime azioni legali. Le autorità inglesi aggirano il problema della definizione di queste nuove entità dichiarando che entro 14 giorni dalla loro creazione saranno soppresse, e comunque non saranno mai impiantate nell'utero di una donna. Ma quell'umanità espressa in percentuale inquieta: che cos'è un essere 'prevalentemente' umano? Ed è solo l'inizio: non si esclude la possibilità di creare in un prossimo futuro veri e propri embrioni ibridi uomo-animale, ottenuti cioè mischiando gameti umani e animali (ovociti animali e sperma umano o viceversa). Era all'ordine del giorno in una riunione di esperti dell'Hfea lo scorso luglio, come probabile scenario futuro. In sintesi, in Gran Bretagna si è appena autorizzato l'uso di una tecnica finora fallimentare, la clonazione terapeutica, per un esperimento disgustoso, e cioè la creazione di ibridi uomo-animale. La tendenza sempre più evidente di certi scienziati è quella del 'playing God': si vuole giocare a fare Dio, tentando di far nascere nuovi esseri dall'identità indefinita e indefinibile. La possiamo chiamare scienza? Più che altro, un insulto alla scienza.
 
* Membro del Comitato nazionale di Bioetica
Assuntina Morresi
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