La luce invade chi sa cercare i fili divini nascosti nella nostra vita. Allora ciò che è sbiadito riprenderà colore e senso. Questo è l’augurio
«Un tempo il cielo degli uomini era adorno di vasti tesori di pensieri e di immagini. Il significato di ogni ente stava nel filo di luce che lo teneva legato al cielo; scorrendo lungo questo filo, anziché trattenersi nella presenza di questo mondo, lo sguardo saliva fino all’essenza divina».
Ho sempre amato questa bella citazione di Hegel. E all’inizio dell’anno credo ci possa fare bene.
A volte crediamo e sogniamo di poter schioccare le dita come Thanos, con il guanto dell’infinito, e far sparire tutto: gli orrori, la guerra, le mie ferite, le sfighe che mi sono arrivate addosso, i fallimenti, il buio, la morte… Azzerare tutto. E iniziare l’anno come se non ci fosse “un prima”. Eppure, ci accorgiamo che non è così. L’anno è cominciato e tutto sembra lo stesso. Il guanto dell’infinito della nostra fantasia non è riuscito a cancellare ciò che è stato. Già: non si può ripartire da zero. Tuttavia, si può ogni volta ricominciare accogliendo ciò che è stato. Difficile… Non sappiamo che farcene dell’anno passato e di tutto ciò che di brutto ci è arrivato addosso. E continuiamo a fuggire e a non accettare tutto ciò. Non funziona! Abbiamo reciso quei fili di luce.
Poi, abbiamo sgomberato il cielo. Ora tutto è buio. Il senso è perduto. Ci muoviamo in una discarica dell’anima dove ci sentiamo soffocare: «ciò di cui lo spirito si accontenta dà la misura di quanto grande sia stata la perdita». Quanta verità: ci accontentiamo di vivacchiare, invece che di vivere e riaccogliere la nostra vita. «Tanto… sopravvivremo anche quest’anno», pensiamo (ahimè).
Da qui, e non da un’altra parte, dobbiamo ripartire. Insomma: che sia un anno in cui impariamo a ricominciare veramente. Ricominciare da chi realmente siamo e da dove realmente siamo. Proprio così. Ritrovare quelle corde che collegano il Cielo e il mondo, per allargare gli orizzonti della nostra vita. Aggrapparsi a quei fili di luce che riescono a dare un senso all’insensato. Cercare quegli spaghi brillanti che ci fanno sperare contro ogni speranza. Dio ha gomitoli lucenti per tutti: solo così il Cielo che abbiamo perso potrà riconquistarci. Del resto, l’uomo fa così: non soffoca cercando di cancellare i pesi che ha addosso, ma ricomincia afferrando quelle corde attaccate al firmamento. E riprende respiro. Boccheggiamo aria di Paradiso dove sembra esserci solo aria viziata dal male. O così, o ci rinchiudiamo nei nostri dolori e delle nostre incomprensioni, come il topolino di Dostoevskij: rimestando e ritornando sulle cose, provando un perverso piacere nel vivere nel nostro buco “facendo vittima”…
Chiunque tu sia: so quanto può essere difficile. So che alcune cose sembrano inaccettabili… Eppure, si può e si deve vivere in un altro modo. Già: solo un Dio ci può salvare. La fune è lanciata nel pozzo della nostra vita. La vedi? Afferrala. È Dio che ti tira su. Ci sembrerà di non farcela. Ma a noi è chiesto solo di tendere la mano verso quella fune di luce. Ogni volta. Ogni dannata volta. Ogni istante delle nostre giornate. Pensi che Dio non la tirerà su? Questo vuol dire ricominciare. Perché la disperazione non è degna dell’uomo. E nemmeno la rassegnazione.
La luce invade chi sa cercare i fili divini nascosti nella nostra vita. Allora ciò che è sbiadito riprenderà colore e senso. Questo è l’augurio: «Signore, insegnami a discernere le cose che posso cambiare da quelle che non posso cambiare. Dammi il coraggio di cambiare le prime e donami la forza di sopportare le seconde».
Che sia così. Buon anno.
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Articolo di M. Reolon
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