Il vangelo della V domenica di Quaresima è l'episodio della donna sorpresa in adulterio che Ges√∫ salva dalla lapidazione. Gesù non intende con ciò dire che l'adulterio non è peccato, o che è cosa da poco. C'è una condanna esplicita di esso, anche se delicatissima, nelle parole rivolte alla fine alla donna: 'Non peccare più'. Gesù non intende dunque approvare l'operato della donna; intende piuttosto condannare l'atteggiamento di chi è sempre pronto a scoprire e denunciare il peccato altrui...
del 22 marzo 2007
V Domenica di Quaresima
Isaia 43, 16-21; Filippesi 3, 8-14; Giovanni 8, 1-11
 
 
Il vangelo della V domenica di Quaresima è l'episodio della donna sorpresa in adulterio che Gesú salva dalla lapidazione. Gesù non intende con ciò dire che l'adulterio non è peccato, o che è cosa da poco. C'è una condanna esplicita di esso, anche se delicatissima, nelle parole rivolte alla fine alla donna: 'Non peccare più'. Gesù non intende dunque approvare l'operato della donna; intende piuttosto condannare l'atteggiamento di chi è sempre pronto a scoprire e denunciare il peccato altrui. Lo abbiamo visto la volta scorsa, analizzando l'atteggiamento di Gesú verso i peccatori in genere.
 
Ma adesso, come al solito, partendo da questo episodio, allarghiamo il nostro orizzonte, prendendo in esame l'atteggiamento di Cristo verso il matrimonio e la famiglia in tutto il vangelo. Tra le tante tesi strane avanzate su Gesú in anni recenti vi anche quella di un Gesù che avrebbe ripudiato la famiglia naturale e tutti i vincoli parentali, in nome dell'appartenenza a una comunità diversa, in cui Dio è il padre e i discepoli sono tutti fratelli e sorelle, e avrebbe proposto ai suoi una vita errante, come facevano a quel tempo, fuori di Israele, i filosofi cinici.
 
Effettivamente ci sono nei vangeli parole di Cristo sui legami familiari che a prima vista destano sconcerto. Gesú dice: ' Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo' (Lc 14, 26). Parole dure, certamente, ma già l'evangelista Matteo si premura di spiegare il senso della parola odiare in questo caso: 'Chi ama il padre e la madre…il figlio o la figlia più di me non è degno di me' (Mt 10, 37). Gesú non chiede dunque di odiare i genitori o i figli, ma di non amarli fino al punto da rinunciare per essi a seguirlo.
 
Altro episodio che suscita sconcerto. Un giorno Gesú disse a uno: 'Seguimi. E costui rispose: Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre'. Gesù replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio' (Lc 9, 59 s.). Apriti cielo! Certi critici qui si scatenano. Questa è una richiesta scandalosa, una disobbedienza a Dio che ordina di prendersi cura dei genitori, una violazione lampante dei doveri filiali!
 
Lo scandalo di questi critici è per noi una prova preziosa. Certe parole di Cristo non si spiegano finché lo si considera un semplice uomo, per quanto eccezionale. Solo Dio può chiedere che lo si ami più del padre e che, per seguirlo, si rinunci anche ad assistere alla sua sepoltura. Del resto, in una prospettiva di fede come quella di Cristo, cosa giovava di più al padre defunto: che suo figlio fosse a casa in quel momento a seppellire il suo corpo, o che seguisse l'inviato di quel Dio al quale la sua anima ora doveva presentarsi?
 
Ma forse la spiegazione in questo caso è più semplice ancora. Si sa che l'espressione: 'Lasciami andare a seppellire mio padre' veniva usata a volte (come lo è anche oggi) per dire: lasciami andare ad assistere mio padre finché è vivo; quando morrà, lo seppellirò e poi ti seguirò'. Gesú chiederebbe quindi solo di non rimandare a tempo indeterminato di rispondere alla sua chiamata. Tanti di noi religiosi, sacerdoti e suore, ci siamo trovati a dover fare la stessa scelta e spesso i genitori sono stati i più felici di questa nostra obbedienza.
 
Lo sconcerto di fronte a queste richieste di Gesú nasce in gran parte dal non tener conto della differenza tra ciò che egli chiedeva a tutti indistintamente e ciò che chiedeva soltanto ad alcuni chiamati a condividere la sua vita interamente dedicata al regno, come avviene anche oggi nella Chiesa
 
Ci sono altri detti di Gesú che si potrebbero esaminare. Qualcuno potrebbe perfino accusare Gesú di essere il responsabile delle proverbiali difficoltà di suocera e nuora ad andare d'accordo, perché ha detto: ' Sono venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera' (Mt 10,35). Ma non è lui che separerà; sarà l'atteggiamento diverso che ognuno in famiglia prenderà nei suoi confronti che determinerà questa divisione. Un fatto che si verifica dolorosamente anche oggi in molte famiglie.
 
Tutti i dubbi sull'atteggiamento di Gesú verso la famiglia e il matrimonio cadono se teniamo conto di tutto il vangelo e non soltanto dei passi che fanno comodo. Gesú è più rigoroso di tutti circa l'indissolubilità del matrimonio, ribadisce con forza il comandamento di onorare il padre e la madre, fino a condannare la pratica di sottrarsi, con pretesti religiosi, al dovere di assisterli (cf. Mc 7, 11-13). Quanti miracoli Gesú compie proprio per venire incontro al dolore di padri (Giairo, il padre dell'epilettico), di madri (la Cananea, la vedova di Nain!), o di congiunti (le sorelle di Lazzaro), quindi per onorare i vincoli di parentela. Egli addirittura in più d'una occasione condivide il dolore di parenti fino a piangere con loro.
 
In un momento come l'attuale in cui tutto sembra congiurare per indebolire i vincoli e i valori della famiglia, ci mancherebbe solo che mettessimo contro di essa anche Gesú e il vangelo! Ma questa è una delle tante stranezze su Cristo che dobbiamo conoscere per non lasciarci impressionare quando sentiamo parlare di nuove scoperte sui vangeli. Gesú è venuto riportare il matrimonio alla sua bellezza originaria (cf. Mt 19, 4-9), per rafforzarlo, non per indebolirlo.
padre Raniero Cantalamessa
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