Giovani ed Eucarestia /8

Giovani ed Eucarestia /8

da Teologo Borèl

del 04 aprile 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));Scheda 1: Un tu da scoprire Scheda 2: La Chiesa è la casa della comunione con Dio e con le personeScheda 3: Di chi è la Chiesa? Scheda 4: Di cosa vive la Chiesa?Scheda 5: Chi costruisce la Chiesa?Scheda 6: Che cosa fa la Chiesa?Scheda 7: Quale missione ha la Chiesa?  SCHEDA OTTAVA: QUANDO LA CHIESA FA FESTA? (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

Quando celebra l’Eucaristia domenicale, il giorno del Signore 

 

          Ritorniamo di nuovo sull’Eucaristia, ma da un altro punto di vista, quello del Giorno del Signore, della domenica, perché è l’esperienza alta, centrale, perciò ‘comandata’, dell’incontro di Cristo con la sua Chiesa e dunque fattore primario di verifica del proprio essere cristiano. 

          E’ doloroso ricordare l’emorragia per cui alla Messa domenicale in Italia vi è una oscillazione di partecipanti tra il 40-30% (nei paesi) fino al 15-10-3 % in grandi città

          E il pianeta giovani? Brilla tra gli assenti. Le ragioni le abbiamo già accennate: prevale il senso di insignificanza e dunque di irrilevanza di questo atto di culto per la vita; il fatto poi che sia atto comandato viene appreso con insofferenza, cadendo nella distorsione che “la messa è buona perché comandata” e non invece come è proprio della fede cristiana “la messa è comandata perchè è buona”; certo non favorisce la partecipazione l’abitudine di vivere il fine settimana e in particolare il sabato sera, per cui lo stesso concetto di ‘Giorno del Signore’ (domenica viene da dominus, signore) esce di scena mutato nel più laico week- end, dove il ‘centro commerciale’ è diventata nuova basilica laica, con tantissimi ‘fedeli’ giovani.

          Eppure molti giovani frequentano specie nei gruppi e movimenti, ed anzi tantissimi parteciperebbero se fossero Eucaristie degne del “Giorno del Signore”, cioè belle Messe, dove Gesù per primo è contento di partecipare. 

          L’ascolto si fa particolarmente attento al duplice obiettivo: scoprire il Giorno del Signore o domenica; in tale “Giorno” l’Eucaristia è il momento alto. 

- Quanto ha detto Benedetto XVI sull’Eucaristia, e il suo legame con Chiesa e carità si riferiva primariamente alla Messa domenicale: “Centro della vita della parrocchia è l’Eucaristia, e particolarmente la celebrazione domenicale”.

- Fa da autorevole interprete il Card. Vallini, Vicario del Papa, in relazione al citato Convegno diocesano (riportiamo sotto il testo pi√π ampio):

          “L’Eucaristia è il culmine della comunione ecclesiale, ma nello stesso tempo essa la genera. La celebrazione domenicale è vitale per i cristiani: «Sine dominico non possumus» («senza “la domenica” non possiamo vivere») gridarono i martiri di Abitene dinanzi ai persecutori che chiedevano loro di rinunciare alla celebrazione eucaristica. Il “dominicum” non è solo un giorno della settimana, ma è la presenza salvifica di Cristo Risorto nel tempo. Il Giorno del Signore è la celebrazione di questa presenza viva ed efficace nella storia ed esprime in modo irrinunciabile l’identità della nostra fede pasquale. In particolare nel contesto di una metropoli secolarizzata, che sembra aver smarrito il senso della presenza di Dio nella vita dell’uomo, la domenica diventa il momento fondamentale per riconoscere, celebrare e trasmettere la nostra appartenenza a Cristo. Ecco perché “senza la domenica” non possiamo dirci autenticamente cristiani: se non viviamo della presenza gloriosa del Risorto, non potremo testimoniare la verità e l’amore di Cristo”.

A questo punto il Card. Vicario esplicita la ricchezza del Giorno del Signore e dell’Eucaristia in esso.

          “La domenica è il giorno di Dio perché è il giorno di Cristo Signore. Ma poiché Cristo non è mai separabile dal suo Corpo, la domenica è anche il giorno della Chiesa: l’intera comunità cristiana diventa così “protagonista” della celebrazione insieme al suo Signore, come Popolo di Dio che è al tempo stesso il Corpo di Cristo. In questo senso la domenica è anche il giorno della famiglia, il giorno dei giovani, il giorno dei poveri”.

          Le parole sono tante, vere e sincere, ma vi è un cammino di riflessione da compiere, di verità da capire, di esperienze da fare, con pazienza e determinazione, con l’impegno di una conversione e la gioia di un ritrovamento. La Messa domenicale la consideriamo come il laboratorio della ‘nuova fede giovanile’. Ricordiamo alcuni punti forza:

- Come ogni essere umano, la Chiesa ha i suoi giorni di festa, dove cioè la sua relazione con Gesù il Signore si manifesta con speciali segni, toni, espressioni di gioia, di canto, di speranza. Il calendario di queste feste si chiama “anno liturgico”. In esso troviamo la festa massima: la Pasqua, ossia la morte e risurrezione di Gesù con il dono del suo Spirito (in questo senso la Pentecoste è l’ultima ora del giorno della Pasqua), il grande gesto di amore da cui nasce la Chiesa. Prima troviamo il Natale, quando Gesù inizia il suo cammino verso Pasqua tra gioie e dolori.

- La Pasqua annuale fin dalle origini diventa Pasqua settimanale, la domenica appunto, perché il popolo di Dio nel suo cammino verso la patria abbia sovente la grazia del grande Incontro con il Signore Gesù. La domenica è il giorno della risurrezione di Gesù, anticipata nel tempo fino alla grande risurrezione universale e definitiva.

- Nella domenica, generata dal sacrificio vittorioso del Cristo, ciò viene rappresentato dall’Eucaristia. Questa è l’atto centrale, indispensabile della comunità cristiana che trova la sua identità, grazie al perdono, all’ascolto della Parola di Dio, alla presenza del Signore nel pane e nel vino, nella comunione. Capiamo perché a questo atto di culto sia stato dato il nome di Eucaristia, cioè ringraziamento a Dio per questa enorme ‘invenzione’ del suo amore!

- La Chiesa ritrovando Cristo, facendo comunione con Lui, rinnova il vincolo di comunione tra cristiani che si rinnovano in famiglia di Dio: si danno la mano in segno di pace, pregano insieme, fanno la carità dell’elemosina per i poveri, ascoltano gli avvisi del parroco, parlano tra di loro a fine messa, cantano e, se fossimo in Africa, danzano….

- Poi escono dalla Chiesa di mura, ritrovandosi essi stessi Chiesa di ‘pietre vive’, di persone. In famiglia alla domenica ci si ritrova per un momento di fraternità migliore, si esce alcuni per andare a visitare i malati, altri al cimitero per trovare i propri morti, altri vanno a passeggiare a Villa Borghese, oppure allo stadio, senza però fare violenza, proprio perché vengono dalla Messa! 

          Lungo la settimana non è che mancano i problemi (salute, lavoro, concordia…), ma alla domenica vi è questa speciale compagnia di Cristo ritrovato che dà fiducia e speranza, questa Chiesa dove volti ignoti diventano noti, amici… “Senza la domenica non possiamo vivere”. E’ utopia sentimentale o una verità che ci vivifica?

E i giovani da che parte stanno? Come rifare per loro e con loro il Giorno del Signore, le migliori Eucaristie della loro vita?  

          Proponiamo due testi: il primo attinge dal discorso dell’Ultima Cena di Gesù, dove appare il profondo legame che egli vuole avere con i suoi e che ogni domenica ripropone; l’altro testo viene dalla prima comunità cristiana che celebra il giorno del Signore e opera ‘miracoli’.

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni 15, 1-17

          «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. 

Dagli Atti degli Apostoli 20, 7-12

          Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti (Paolo, Luca…) a spezzare il pane, e Paolo, che doveva partire il giorno dopo, conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti. Ora, un ragazzo di nome Èutico, seduto alla finestra, mentre Paolo continuava a conversare senza sosta, fu preso da un sonno profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è vivo!». Poi risalì, spezzò il pane, mangiò e, dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati. 

Piste di riflessione del Cardinal Vicario A. Vallini

          “In questo “sabato cristiano” siamo chiamati a riscoprire la bellezza delle cose di Dio, a riconquistare l’importanza degli affetti familiari, ad aprire gli occhi sulle necessità dei poveri e dei sofferenti, a recuperare le dimensioni più autentiche e profonde dell’animo umano come la gioia del pensiero e dell’arte.

          Inoltre l’Eucaristia domenicale svolge un ruolo formativo ed educante fondamentale perché è anche scuola di verità. La Parola di Dio che viene offerta settimanalmente è un autentico itinerario formativo, da valorizzare anche attraverso la lectio divina, che rimane un momento essenziale di formazione e di crescita. Occorre inoltre sottolineare l’importanza dell’Omelia, anch’essa vera forma di lectio divina e momento di incontro del pastore con la sua comunità, che insieme camminano alla luce della Parola di Dio. Il legame tra la Parola proclamata e la Mensa eucaristica è indissolubile e ci plasma, domenica dopo domenica, verso la piena maturità di Cristo (cfr Ef 4,13).

          L’Eucaristia domenicale è inoltre scuola di fede e di servizio. I diversi ministeri che animano l’assemblea liturgica non sono esibizione di potere, ma umile scuola di servizio e di amore affinché possa risplendere, nelle diverse membra, la realtà dell’unico corpo di Cristo. Questo porsi al servizio dell’Eucaristia deve farci crescere nella corresponsabilità di edificare la Chiesa.

          L’Eucaristia domenicale ci rende infine missionari perché ci spinge a portare nel mondo l’esperienza di comunione, di verità e d’amore che abbiamo vissuto. L’“ite missa est” non è un congedo ma una missione che invita a portare al mondo l’annuncio della buona notizia e della carità che risplende nella celebrazione eucaristica. Noi, che abbiamo «veduto e toccato il Verbo della vita» (cfr 1Gv 1,1-4), dobbiamo portare ai fratelli la concreta testimonianza di ciò che abbiamo sperimentato”. 

 

 

“La Messa è un valore perché è comandata”; “la Messa è comandata perché vale”. Discutere queste affermazioni, indicare la giusta prospettiva.

“Dimmi quale è la tua Messa domenicale e ti dirò che cristiano sei”.

          Esaminare la propria Eucaristia alla domenica (presenza, attenzione, preghiera) e più ampiamente il modo di vivere la domenica come ‘Giorno del Signore’ (incontro familiare, azione di carità, puro divertimento…). La domenica è il tempo della risurrezione fra di noi! Sono parole al vento, o possono avere un senso anche per dei giovani?

* Che cosa ti impedisce di partecipare ogni domenica? Sono ragioni serie? Non vi sono messe fino alle otto di sera?

* In quasi tutte le parrocchie alla domenica vi è la ‘Messa dei giovani’. E’ fatta bene, attira, accoglie, coinvolge? Se sì o se no, per quali motivi? Quanti giovani vi partecipano? Quali suggerimenti pensi di dare?

* Dall’Eucaristia domenicale scaturisce il desiderio e la pratica concreta dell’adorazione eucaristica: tu ci provi?

 

 

          Il Padre Nostro viene anche chiamato ‘preghiera domenicale’ nel doppio senso di preghiera del Signore e preghiera che ha il suo momento centrale nella Messa della domenica.

Con questa consapevolezza ritrovata, diciamo insieme Padre Nostro…  

          Signore, alla luce della tua Parola, vanno messe in discussione non tanto le ragioni per andare a messa, ma quelle per non andarci, tanto è importante questo appuntamento con te da parte di ciascuno di noi e di noi con la comunità tutta. Aiutaci a sperimentare la Messa come la tua risurrezione nella nostra comunità: tu ci parli ancora nella Scrittura, ci dai pane e vino, te stesso nell’eucaristia, ci socializzi in una fraternità capace di superare le prove e ritrovare la speranza che tu fai sorgere nelle situazioni più disperate. E’ stato detto che se non esistesse l’Eucaristia domenicale, dovremmo inventarla. Ma non vi è bisogno, l’hai inventata già tu.

NB. Una testimonianza stimolante del Card. Martini (o.c., 54).

           “Le difficoltà a vivere l'eucaristia, nel suo aspetto propriamente celebrativo, si connettono con le incomprensioni del suo valore «sintetico», cioè della sua capacità di essere centro vitale, momento culminante, forma unificante della vita comunitaria.

          La prima espressione di questa forza dell'eucaristia è il Dies Domini, il giorno del Signore, la domenica. Essa si presenta co­me il giorno esemplare, perché tutti i suoi momenti, il suo clima generale di gioia, gli incontri che in esso avvengono, i tempi de­dicati alla rigenerazione delle forze fisiche e psichiche, gli spazi di preghiera e di riscoperta di quella realtà misteriosa e meravigliosa che è l'esistenza, dovrebbero essere animati interiormente dall'in­contro eucaristico con Gesù morto e risorto, principio della nuova creazione, uomo perfetto, speranza del mondo futuro.

          Invece, la messa domenicale rimane spesso un momento isolato in cui si soddisfa un precetto, senza una vera influenza sugli altri gesti della comunità, delle famiglie, delle singole persone. Oppure la si vive semplicemente come l'occasione in cui la comunità ela­bora e annuncia i propri progetti.

          In tal modo non è la messa che plasma e costituisce la vita della comunità, ma è la comunità che attrae a sé la messa e rischia di ridurla a un momento fra i tanti della propria vita”. 

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