Giovani ed Eucarestia /9

Giovani ed Eucarestia /9

da Teologo Borèl

del 04 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));  Scheda 1: Un tu da scoprire Scheda 2: La Chiesa è la casa della comunione con Dio e con le personeScheda 3: Di chi è la Chiesa? Scheda 4: Di cosa vive la Chiesa?Scheda 5: Chi costruisce la Chiesa?Scheda 6: Che cosa fa la Chiesa?Scheda 7: Quale missione ha la Chiesa?Scheda 8: Quando la Chiesa fa festa?

SCHEDA NONA: CHI SONO I RESPONSABILI NELLA CHIESA?

Tutti i battezzati ciascuno secondo la propria vocazione

 

 

          Il primo punto della scheda riguarda sempre il dato di fatto, la situazione, per lo più critica, rispetto all’argomento trattato, nel nostro caso di particolare rilievo trattandosi dei responsabili della Chiesa, dunque anche responsabili dell’Eucaristia e della carità, di questo trinomio su cui è impostata la verifica. Ebbene un primo esame lo fa con chiarezza pari all’autorevolezza, lo stesso Benedetto XVI al Convegno romano. Ne riportiamo il pensiero articolandolo nelle sue parti. 

* La diagnosi

- “Va riconosciuto che il risveglio di energie spirituali e pastorali nel corso di questi anni non ha prodotto sempre l'incremento e lo sviluppo desiderati. Si deve in effetti registrare in talune comunità ecclesiali che, ad un periodo di fervore e di iniziativa, è succeduto un tempo di affievolimento dell'impegno, una situazione di stanchezza, talvolta quasi di stallo, anche di resistenza e di contraddizione tra la dottrina conciliare e diversi concetti formulati in nome del Concilio, ma in realtà opposti al suo spirito e alla sua lettera”.

- “Anche per questa ragione, al tema della vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, è stata dedicata l'assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi nel 1987. Questo fatto ci dice che le luminose pagine dedicate dal Concilio al laicato non erano ancora state sufficientemente tradotte e realizzate nella coscienza dei cattolici e nella prassi pastorale”.

- “Da una parte esiste ancora la tendenza a identificare unilateralmente la Chiesa con la gerarchia, dimenticando la comune responsabilità, la comune missione del Popolo di Dio, che siamo in Cristo noi tutti. Dall'altra, persiste anche la tendenza a concepire il Popolo di Dio come ho già detto, secondo un'idea puramente sociologica o politica, dimenticando la novità e la specificità di quel popolo che diventa popolo solo nella comunione con Cristo”.

- “Cari fratelli e sorelle, viene ora da domandarsi: la nostra Diocesi di Roma a che punto sta? In che

misura viene riconosciuta e favorita la corresponsabilità pastorale di tutti, particolarmente dei laici?”.

- “Pochi sono ancora i laici, in proporzione al numero degli abitanti di ciascuna parrocchia che, pur professandosi cattolici, sono pronti a rendersi disponibili per lavorare nei diversi campi apostolici. Certo, non mancano le difficoltà di ordine culturale e sociale, ma, fedeli al mandato del Signore, non possiamo rassegnarci alla conservazione dell'esistente. Fiduciosi nella grazia dello Spirito, che Cristo risorto ci ha garantito, dobbiamo riprendere con rinnovata lena il cammino. Quali vie possiamo percorrere?”.  

Annotiamo nelle parole del Papa un triplice tasto preoccupante:

- stanchezza pastorale e noncuranza del Concilio;

- errori di prospettiva: la chiesa è dei preti; la chiesa è di gerenti sociali, di amministratori; i laici nella parrocchia non sono valorizzati né si lasciano valorizzare;

- Domina la “conservazione dell’esistente”, del “si è fatto sempre così”, del “noi che c’entriamo?”.

          Qui potremmo aggiungere la collocazione del mondo giovanile di fronte al tema. Pensiamo che il già limitato senso di appartenenza attesti uno scarso interesse per una possibile responsabilità giovanile:

          “Siamo non di rado tollerati dai preti delle nostre comunità, gli adulti che comandano (il consiglio pastorale) ci censurano perché facciamo -dicono loro- quello che vogliamo, perché ci sottraiamo da impegni comunitari, oppure tendiamo a fare gruppo chiuso dei soliti…”. Un grumo di voci negative. Ad esso però va affiancata la testimonianza molto bella di giovani che in parrocchia, all’oratorio, nel quartiere, al centro caritas fanno gli animatori, i catechisti, i compagni di strada … 

In ogni caso vi è un salto di qualità da fare: la comunità giovanile per i giovani dentro la comunità.

* La risposta 

Ci viene incontro il Papa, di cui articoliamo il pensiero, sempre nel citato Convegno. 

- “Occorre in primo luogo rinnovare lo sforzo per una formazione più attenta e puntuale alla visione di Chiesa della quale ho parlato, e questo da parte tanto dei sacerdoti quanto dei religiosi e dei laici. Capire sempre meglio che cosa è questa Chiesa, questo Popolo di Dio nel Corpo di Cristo”.

- “E' necessario, al tempo stesso, migliorare l'impostazione pastorale, così che, nel rispetto delle vocazioni e dei ruoli dei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corresponsabilità dell'insieme di tutti i membri del Popolo di Dio”.

- “Ciò esige un cambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli «collaboratori» del clero a riconoscerli realmente «corresponsabili» dell'essere e dell'agire della Chiesa, favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato”.

- “Questa coscienza comune di tutti i battezzati di essere Chiesa non diminuisce la responsabilità dei parroci. Tocca proprio a voi, cari parroci, promuovere la crescita spirituale e apostolica di quanti sono già assidui e impegnati nelle parrocchie: essi sono il nucleo della comunità che farà da fermento per gli altri”.

Commentiamo le parole del Papa

- La formazione esige un cambio di mentalità, una conversione vera e propria: “coscienza comune di tutti i battezzati di essere Chiesa”, “corresponsabilità dell’insieme di tutti i membri del popolo di Dio”.

- Si domanda “un cambio di mentalità” riguardo soprattutto ai laici: da ‘collaboratori del clero’ (quando poi si riesce) a ‘corresponsabili’ della vita della comunità nel pensare, parlare ed agire.

- D’altra parte non va dimenticato che nella Chiesa vi sono compiti diversi, vi è una gerarchia di persone non per comandare, ma per servire meglio. Nella ‘coscienza comune’ di essere tutti responsabili, vi è –per volere di Cristo- il servizio del Papa, successore di Pietro, vi sono i Vescovi successori degli apostoli, vi sono i parroci che a nome del vescovo guidano la loro comunità.

E i giovani?

- Anche loro in quanto battezzati sono Chiesa, hanno il dovere e il diritto di sostenere la Chiesa nelle proprie mani. Anzi essa, la vecchia madre, vuole poggiare su questi figli giovani, generosi, creativi.

- Si tratta in concreto di pensare seriamente ad un impegno che Gesù stesso ricorda a chi fa comunione con Lui: “E tu che fai per la tua Chiesa?”.

- L’ambito della catechesi, dell’animazione educativa, del servizio caritas, dell’assistenza ai malati e agli anziani, del volontariato in tantissime forme … si spalanca davanti.

 

 

 

Riportiamo due testi, uno di Gesù e uno di Paolo, complementari per dire la responsabilità nella Chiesa. 

Dal Vangelo secondo Matteo 16, 13-20

          Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 

Dalla lettera di Paolo ai Romani, 12

          Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. 

Dal documento sull’apostolato dei laici del Vaticano II.

I giovani 

          12. I giovani esercitano un influsso di somma importanza nella società odierna (23). Le circostanze della loro vita, la mentalità e gli stessi rapporti con la propria famiglia sono grandemente mutati. Essi passano spesso troppo rapidamente ad una nuova condizione sociale ed economica. Mentre cresce sempre più la loro importanza sociale ed anche politica, appaiono quasi impari ad affrontare adeguatamente i loro nuovi compiti. L'accresciuto loro peso nella società esige da essi una corrispondente attività apostolica; del resto lo stesso carattere naturale li dispone a questo. Col maturare della coscienza della propria personalità, spinti dall'ardore della vita e dalla loro esuberanza, assumono le proprie responsabilità e desiderano prendere il loro posto nella vita sociale e culturale: zelo questo che, se è impregnato dallo spirito di Cristo e animato da obbedienza ed amore verso i pastori della Chiesa, fa sperare abbondantissimi frutti. I giovani debbono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani, esercitando da loro stessi l'apostolato fra di loro, tenendo conto dell'ambiente sociale in cui vivono . Gli adulti procurino d'instaurare con i giovani un dialogo amichevole passando sopra la distanza dell'età, di conoscersi reciprocamente e di comunicarsi reciprocamente le proprie ricchezze interiori. Stimolino i giovani all'apostolato anzitutto con l'esempio, e, all’occasione, con un prudente consiglio e con un valido aiuto. I giovani nutrano rispetto e fiducia verso gli adulti; quantunque siano inclinati naturalmente alle novità, apprezzino come meritano le buone tradizioni. Anche i fanciulli hanno la loro attività apostolica. Secondo le proprie forze sono veri testimoni viventi di Cristo tra i compagni.

 

 

* Saggiare il livello della propria appartenenza-responsabilità ecclesiale: totalmente estraneo? Simpatizzante? Collaboratore nelle cose materiali (feste patronali, raccolta fondi per il Mato Grosso? Co-operatore nella cura della comunità, quale catechista, animatore, guida scout...)? Testimone della fede in ambito pubblico (scuola, lavoro, sport…)?

* Riflettere insieme sulle parole del Papa a riguardo della piuttosto debole responsabilità pastorale qui a Roma. Come tocca il mondo dei giovani nella comunità parrocchiale? Dove si dovrebbe migliorare?

* Verificare lo standard di partecipazione alla pastorale della comunità (giovanile), al proprio rapporto con il parroco, il viceparroco, il consiglio pastorale: menefreghismo, giustapposizione, antagonismo, collaborazione?

* Laico sì, laicista no. Discutere la differenza tra i due modi di essere, notare quanto laicismo possa introdursi in comunità, notare pure come possa essere più attiva la propria qualità di laico cristiano.

* Essere portatori di Vangelo in luoghi privilegiati e talora disattesi: in famiglia, a scuola, nel gruppo, nel rapporto ragazzi e ragazze, con il mondo dei poveri, dei migranti… Verificare!

 

          Essere cristiano vuol dire essere responsabile di Chiesa, anzi ritenere che i confini della Chiesa passano dentro il proprio cuore, per cui la preghiera al Padre comune diventa indispensabile. Pertanto “guidati dallo Spirito di Gesù e illuminati dalla sapienza del Vangelo, osiamo dire: Padre Nostro…”. 

          Signore, che fiducia incredibile hai per ogni tuo discepolo; gli affidi la tua cosa più preziosa, la tua Chiesa. La Chiesa siamo noi: grandi e piccoli, uomini e donne, bianchi e neri, intelligenti ed anche ricchi, ma ancora di più semplici e poveri. Purtroppo noi, anche giovani, facciamo fatica ad avere una fiducia così grande nella nostra Chiesa e quindi fatalmente ci stacchiamo da te. Noi la critichiamo facilmente o peggio ancora ci disinteressiamo, tagliando scioccamente il ramo su cui siamo seduti!

          Signore che noi giovani amiamo la Chiesa come nostra madre, con tante rughe (i nostri peccati), ma dove si vede un volto restato sui trent’anni come il tuo!

http://www.notedipastoralegiovanile.it

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