Così si chiama, in Emilia, la passeggiata dei giovani nelle vie centrali della città. Si va in «vasca» per incontrarsi con gli amici, per parlare, per fare immagine.
del 06 gennaio 2008
Così si chiama, in Emilia, la passeggiata dei giovani nelle vie centrali della città. Si va in «vasca» per incontrarsi con gli amici, per parlare, per fare immagine. Capita anche a me, quando ho tempo, di andare «in vasca» per rendermi conto di come si presentano i giovani. C’è sempre ressa, specie al sabato. Sono eleganti, vestono bene, alla moda. Quello che mi dà fastidio è la ricchezza ostentata, l’esibizionismo.
Camminando in mezzo a loro, mi chiedevo l’altro giorno: «Questi giovani così belli ed eleganti, amano la libertà? Sarebbero disposti a scrivere le pagine di una nuova Resistenza, nel caso, non augurabile, di una dittatura al potere, come le hanno scritte i loro padri?».
Ci sono troppi «gregari» in giro, gente che fa mucchio, che accetta supinamente quanto viene imposto dal di fuori, che si adatta facilmente, che non si pone problemi di sorta. Questo mi preoccupa perché dalla storia ho imparato che quando la proporzione degli uomini liberi è in ribasso, c’è sempre da temere per la democrazia e per la libertà.
Lo stesso, se è troppo alto il numero dei «sazi». La sazietà addormenta la libertà, la fantasia, la creatività, la novità, la coscienza.
«Oggi credo sia davvero difficile non diventar del tutto imbecilli», scriveva Bernanos nel 1942, quando il mondo era sconvolto dalla guerra. Oggi ci sono sconvolgimenti altrettanto gravi, perché offuscano coscienze, ideali, valori, voglia di libertà, l’arte, la poesia, la musica, i rapporti tra Stati. Saremmo dei complici se accettassimo tutto con rassegnazione, passivamente, se non lottiamo di più per la libertà e dignità dell’uomo.
 Accettare passivamente un Sistema che annulla l’uomo, significa cooperare con quel Sistema, divenire complici del male che esso contiene, dell’individualismo più gretto e meschino.
Temo i giovani «in vasca», che vivono la filosofia della «vasca». Temo quelli che vanno dai «mercanti» a comperare la gioia, e non chi va come mendicante dai Viventi. I Viventi sono quelli che sperano, amano e sognano per noi, con noi. La tradizione della speranza è solo nelle loro mani, «come il segreto del merletto, che le macchine non riusciranno mai ad imitare, è nelle mani delle anziane operaie di Bruges».
Ma i Viventi non li trovi «in vasca». Sono altrove! E sono quei giovani che hanno scelto di lottare per la giustizia, per la difesa della natura. Quei giovani, ragazzi e ragazze, che si stanno impegnando nel volontariato, nel Terzo mondo.
E altrove ci sono anche i saggi, i poeti, gli artisti, che si sono prostituiti al soldo, al successo, ma da sempre stanno soffrendo, faticando nell’indifferenza di tutti, per generare un’opera nuova, per rendere più bella, abitabile la nostra terra.
Tutti perduti quella della «vasca»? No, purché ci stiano poco ed alla «vasca» preferiscano i mari aperti, dove solo i Viventi si avventurano per un sogno di libertà.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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