Giovanni Baglioni alla FdG 2010

Giovanni Baglioni sarà uno dei testimoni della Festa dei Giovani 2010. Parteciperà allo spettacolo del mattino ambientato quest'anno nel...

Giovanni Baglioni alla FdG 2010

da Feste dei Giovani

del 19 gennaio 2010

GIOVANNI BAGLIONI, figlio del noto cantautore Claudio, in questi ultimi due anni, risulta essere uno dei nomi più interessanti ed originali nel panorama della chitarra acustica solista contemporanea italiana, meritando calorosi e convinti consensi in ogni sua esibizione live.

 

Il suo è infatti un chitarrismo assai particolare da vedere e da ascoltare, ma dotato al tempo stesso – nelle composizioni originali dell'autore – di una forza narrativa ed evocativa mai messa in ombra dal suo pur consumato virtuosismo, il quale spazia dal sapiente utilizzo del “tapping” (la più riconoscibile e visivamente efficace fra le tecniche da lui utilizzate, connotata, com'è noto, dall'uso – assai frequente – di entrambe le mani sulla tastiera dello strumento nonché dalla ritmica percussiva sulla cassa) all'impiego delle accordature alternative, agli armonici artificiali, all'uso della mano sinistra “over the neck”.

 

Giovanni Baglioni ha studiato in maniera approfondita l'opera rivoluzionaria di Michael Hedges, apprezzandola in corrispondente misura (da esecutore così come da fruitore), tanto che tuttora nei suoi concerti non mancano mai le strepitose cover di alcuni classici hedgesiani, fra cui spiccano in particolare Aerial Boundaries, The Rootwitch ed Arrowhead.

 

Il giovane artista, con l'uscita del suo primo album “Anima Meccanica” per la Sony Musica presenta dieci grandi brani con una vena compositiva solida e straordinaria, personale e inconfondibile e – al tempo stesso – sempre più variegata nella modalità e negli stili espressivi, sfociando talora in creazioni brillanti e dall'andamento assai sostenuto, mentre in altre occasioni l'ispirazione si fa più passionale o sensuale, meditativa o malinconica.

 

 

 

Giovanni Baglioni

LA FEDE È LA MIA STELLA POLARE

 

L’ultimo suo album è Anima Meccanica. «Dieci composizioni sognate, scritte e suonate da me. Mi sono sforzato di esprimere una certa varietà di sapori. Ci sono brani più allegri, altri più meditativi, altri ancora più languidi, malinconici...»

 

Baglioni, Anima Meccanica è anche il titolo di un brano. Che suggestioni ha voluto tradurre in musica con queste due parole ossimoriche?

«Ho immaginato gli orologi a cucù che si trovano in tante piazze. E ho pensato di poter esplorare il loro meccanismo interiore. Ho sbirciato la loro anima. Come se mi fossi impossessato del loro segreto. Il pezzo è tripartito. C'è un punto centrale timbricamente più aggressivo: è la meccanica più dura da esplorare».

 

Quanti brani ha già composto?

«Una ventina, da quando nel 2006 ho iniziato a raccogliere pensieri chitarristici».

 

Quando è iniziata l'avventura con la chitarra?

«A otto anni, quando i miei genitori me ne hanno regalata una. Ma il mio primo maestro aveva più a cuore le arti marziali. Poi ho fatto parte di un gruppo rock, ma la chitarra elettrica non mi appassionava».

 

La passione è arrivata dall'ascolto dell'australiano Tommy Emmanuel.

«Sì. È stato uno scossone emozionale, come buttare una sigaretta accesa su un cumulo di polvere da sparo. Ho iniziato ad appassionarmi sul serio. Poi c'è stata la scoperta dell'opera rivoluzionaria di Michael Hedges».

 

Suo padre l'ha incoraggiata?

«Ha lasciato che trovassi la mia via. E ora quando ascolta le mie composizioni, si riempie d'orgoglio».

 

È vero che le ha chiesto più volte di scrivergli un brano?

«Ogni tanto mi punzecchia. Non è una richiesta che firma in calce. Noi apparteniamo a due mondi diversi. Poi lui è ancora molto autosufficiente. Lo dice nei momenti di pigrizia».

 

Essere figli d'arte è più vantaggioso o svantaggioso?

«Ci sono entrambi gli aspetti. Più vantaggioso perchè in un certo senso hai già le porte aperte dell'ambiente, ma più difficile perchè, dopo il primo momento, devi dimostrare il tuo talento e se non lo hai, tutto si trasforma in una mortificazione. Ma io credo in quello che faccio».

 

C'è un musicista italiano di oggi con il quale si sente in sintonia?

«Sì, con Giovanni Allevi, per il suo modo fantastico di fare solismo strumentale.»

 

Che rapporto ha con la parola successo?

«Oggi c'è troppa identificazione del concetto di visibilità uguale esistenza. È quanto di più assurdo pensare che si esiste solo se si appare mediaticamente. Io non ho una visione edonistica della vita. Le vite invisibili sono molto più dignitose».

 

Lei ha dichiarato di esser “religioso”.

«Sì, anche la fede ha a che fare con l'invisibile. Pensiamo alla preghiera del Credo. Tutte le cose “visibili e invisibili”. Sento d'appartenere alla Chiesa Cattolica. Sono stato educato così. Durante l'adolescenza mi sono sentito un po' distante, ma poi c'è stata una presa di coscienza e una riconferma. Ora la fede è faro, una stella polare».

 

(Articolo tratto da L’Eco di Bergamo)

Altre informazioni su www.giovannibaglioni.com

 

 

 

Staff FdG 2010

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