L'«uomo giusto» dei Vangeli, modello e grande intercessore, per S. Teresa d'Avila, è il santo capace di aiutare chi lo invoca in tutte le necessità della vita. Non si può parlare di san Giuseppe senza fare riferimento a Maria, di cui egli era lo sposo; quindi parlando di Giuseppe si deve parlare dello sposo di Maria...
del 17 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          Non si può parlare di san Giuseppe senza fare riferimento a Maria, di cui egli era lo sposo; quindi parlando di Giuseppe si deve parlare dello sposo di Maria. È proprio questo, infatti, il posto che Egli occupa nei Vangeli, ed è bene che i cristiani di oggi che desiderano conoscere bene la figura di Giuseppe si accostino ai Vangeli in questa prospettiva.
          Nei Vangeli di Matteo e di Luca troviamo elementi di coincidenza. All'epoca del re Erode, Maria è la fidanzata di Giuseppe. A Maria, durante il fidanzamento, viene annunciato da un angelo che, senza avere avuto rapporti sessuali con Giuseppe o con altri, sarebbe diventata la Madre di Gesù. Il ruolo di Giuseppe, però, non scompare affatto in tutto questo evento, poiché anche a lui, durante il sonno, viene rivelato il mistero che gli sta davanti sempre da un angelo, il quale gli affida un compito veramente coinvolgente: «gli imporrai nome Gesù».
          I Vangeli ci dicono, quindi, che la definizione del ruolo di Giuseppe, in questo evento, non è mutuabile dal suo rapporto con Maria, anche se ciò conserva un notevole valore, ma è tutta incentrata e derivante dal suo rapporto con Cristo; quindi di natura cristologica.
          Giuseppe, però, legalmente rimarrà lo sposo di Maria sia per rendere possibile la sua paternità legale nei confronti di Gesù, sia soprattutto in ordine all'inserimento di Cristo nel popolo dell' Alleanza, in quanto «figlio di Davide» (cfr. Mt 1,1; Lc 1,32). In che cosa consiste, allora, la paternità di Giuseppe?
          Pur essendo convinti della paternità di Giuseppe, per i teologi non è stato facile determinare il tipo di paternità. Putativa? Adottiva? Legale? Nutrizia? Verginale? Bisogna tenere presente, infatti, che la cultura dell'epoca e dell'ambiente in cui si svolgono gli avvenimenti descritti dai Vangeli è molto dissimile dalla nostra. La tradizione semita, in cui Giuseppe è inserito, relativizzava la generazione biologica a favore di una generazione 'collocata' su un altro piano, che valorizzava di più la responsabilità di Giuseppe soprattutto dal punto di vista psicologico. 
Giuseppe sposo di Maria?
          Dai Vangeli sappiamo che Giuseppe, di per sé, compie tutti gli atti prescritti dalla legge, sia gli 'sponsali', che rendono Maria «promessa sposa» di Giuseppe (Lc 1,27, Mt 1,18), sia le 'nozze', per poter accogliere Maria nella sua casa (Mt 1,24) come sposa, pur convivendo in maniera verginale con lei (Mt 1 ,18-25).
          È risaputo che l'iconografia tradizionale ha raffigurato Giuseppe come un vecchio stempiato, quasi premurosa di mettere accanto alla Vergine una specie di 'eunuco', freddo protettore di una sposa non sua, ma dai Vangeli non siamo affatto autorizzati a pensare che accanto a Maria ci sia stato come sposo un vecchio e non un giovane. Se mai, anzi, gli eventi che accadono e si susseguono (viaggio a Betlemme, fuga in Egitto e altro) suppongono che, accanto alla giovane Maria (appena sedicenne), ci sia una persona matura, ma piuttosto giovane.
          È ovvio che, specialmente con la mentalità di oggi più che proclive all'erotismo, sia difficilmente comprensibile come i due, pur convivendo, siano riusciti a mantenersi talmente casti da mettere in luce, con il loro comportamento, sia gli aspetti escatologici della coniugalità ('saremo tutti come angeli di Dio'), sia l'esigenza più essenziale della comunione coniugale: quella dei cuori e degli spiriti. Anche il matrimonio di Giuseppe e Maria assume, quindi, un significato storico-salvifico che si inserisce nel mistero dell'incarnazione.
          Né si dimentichi che Giuseppe è definito dai Vangeli «uomo giusto», cioè l'uomo che cerca sempre di sintonizzarsi con Dio, in quanto profondamente religioso e con quella rettitudine morale, derivante dalla pratica della legge e dal suo cammino rivolto verso Dio e che si lascia guidare da Dio, come i suoi antenati biblici.
          Precarie, pertanto, sembrano le posizioni di alcuni Padri, a tale riguardo, quasi si trattasse di giustizia, di 'discrezione', cioè di bontà di animo, di riflessione e di giudizio e non di conoscenza della maternità divina. In tal caso, infatti, si uscirebbe da quell'orientamento cristologico, di cui è stato detto precedentemente. 
Quale tipo di culto riservare a san Giuseppe?
          La domanda è più che legittima, se si tiene conto del fatto che, nel corso dei secoli, nei confronti di san Giuseppe sono state accumulate molte pratiche devozionali: preghiere, novene, litanie ecc. AI fine di evitare che vi possa essere un certo rigetto di quello che potrebbe sembrare mero devozionalismo, nel culto da riservare a san Giuseppe ci si deve attenere anzitutto a quanto il Concilio Vaticano Il propone circa il vero culto dei santi: «non molteplicità di fatti esteriori, quanto piuttosto intensità del nostro amore fattivo» (Lumen Gentium, 51); quindi venerazione orante e, nello stesso tempo, accogliente nella propria vita, con perfetto equilibrio tra i due aspetti.
          In secondo luogo, è necessario che le varie formule di preghiera siano ispirate al mistero cristologico e trinitario, con quella dimensione biblica ed ecclesiale, di cui è stato detto precedentemente.
          Occorre, inoltre, tener conto della liturgia, la quale è culmine e fonte della vita della Chiesa, in maniera che pietà popolare e culto liturgico non procedano su vie parallele. 
Suggerimenti pratici per il culto di san Giuseppe
          Quanto affermato finora non deve affatto, peraltro, intimorire dal proporre ai fedeli il ricorso frequente all'intercessione di san Giuseppe. Occorre raccomandare a tutti i fedeli la bontà di san Giuseppe e soprattutto la sua umiltà, ciò che, in qualche modo, esprime la linea cristiana delle virtù teologali e cardinali.
          In questo spirito, è più che consigliabile fare ricorso al multiforme patrocinio di san Giuseppe: Patrono della Buona Morte, Protettore della Chiesa, Protettore della famiglia e del mondo del lavoro; Patrono degli artigiani ecc. Se il beato Pio IX volle proclamare san Giuseppe Patrono della Chiesa universale, aveva certamente tutti i motivi teologici per farlo; altrettanto dicasi del beato Giovanni XXIII, il quale incluse il nome di san Giuseppe nel Canone della messa, e del servo di Dio Paolo VI che lo proclamò Patrono del Concilio Vaticano II.
          I Vangeli, infatti, come abbiamo accennato, non tessono un particolare elogio di Giuseppe. Appare, però, evidente la sua piena disponibilità ai disegni di Dio, non alienandosi mai dal compito che gli viene affidato da Lui, e ai disegni della sua grazia.
          Tutto questo è sintetizzato magnificamente nel Prefazio della Messa di san Giuseppe, con le seguenti parole: «Giuseppe, uomo giusto, da Te fu prescelto come sposo di Maria, Vergine e Madre di Dio; servo saggio e fedele fu posto a capo della santa famiglia, per custodire, come padre, il tuo unico Figlio, concepito per opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo nostro Signore».
          In questo quadro di natura cristologica ed ecclesiologica va immessa, pertanto, la grande devozione a san Giuseppe che si può riscontrare nella vita di quasi tutti i santi. Non si può non pensare, infatti, che un santo come san Bernardo abbia potuto affermare con estremo candore: «Quando non so come pregare, mi rivolgo a San Giuseppe», mentre la grande mistica santa Teresa d'Avila è convinta che non vi sia miglior maestro, nella preghiera, di san Giuseppe. Se non si riesce a pregare, ella afferma, si cerchi di prendere come maestro san Giuseppe e non si potrà sbagliare. Per santa Teresa d'Avila, anzi, la protezione di san Giuseppe si estende addirittura ad ogni aspetto dell'esistenza: «Ad altri santi nostro Signore ha dato il potere di essere di aiuto in determinate circostanze; ma questo glorioso santo, come ho sperimentato, aiuta in qualsiasi necessità. Non ricordo di avergli mai chiesto qualcosa senza averi a ottenuta».
 
BIBLIOGRAFIA
Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Redemptoris custos,15 agosto 1989.Padre Stefano De Fiores, Giuseppe: III. Cammino storico della dottrina e del culto di s. Giuseppe in rapporto alla mariologia. IV. Prospettive per un rinnovamento, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di Stefano De Fiores e Salvatore Meo, San Paolo, 1986, pp. 646-653.Padre Tarcisio Stramare, Giuseppe: I. La testimonianza della chiesa apostolica. Il. Gli apporti teologici della tradizione ecclesiale, in Nuovo Dizionario di Mariologia a cura di Stefano De Fiores e Salvatore Meo, San Paolo, 1986, pp. 633-646.
Mons. Girolamo Grillo
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