Gioie e dolori di una giovane famiglia con il papà in missione in Afghanistan. Riportiamo un dialogo con la moglie, Bianca, madre che ha vissuto la malattia e la morte del suo piccolo Gabriele, vissuto soli 34 giorni. Ora di nuovo madre del piccolo Michele.
del 11 marzo 2011
 
 
          Riportiamo un piccolo dialogo con Bianca, madre che ha vissuto la malattia e la morte del suo piccolo Gabriele, vissuto soli 34 giorni. Ora di nuovo madre del piccolo Michele.
          Bianca, Michele è arrivato e già ha compiuto due mesi. Che emozioni hai provato nel vederlo? Ti sei resa conto subito che era un figlio diverso, oppure hai fatto fatica a non confonderlo col bimbo che quasi non hai avuto il tempo di stringere tra le braccia, il piccolo Gabriele?
          “Ho avuto spesso timore di questo, nel corso della gravidanza. Temevo la mia reazione, e mi chiedevo “riuscirò a dargli amore, o avrò sempre il pensiero verso l’altro figlio?” Ogni giorno mi tormentava questa paura. Ma quando l’ho visto mi sono sciolta come le due precedenti volte, ho subito sentito che questa vita era unica e irripetibile, ancora una volta”.
          Avendo perso un bambino per una grave patologia, come vivi la quotidianità con un bambino grazie a Dio sano… sei una mamma ansiosa, adesso?
          “Sono serena, perché vivo giorno per giorno. Il dono più grande che mi ha fatto Gabriele con la sua vita, e anche con la sua morte, è di non attaccare il cuore alle persone e alle cose. Vivo ogni giorno come un dono, come se fosse sempre l’ultimo. Questo mi permette di rimanere lucida e in pace, affrontando le cose quando arrivano, non preoccupandomi inutilmente. A volte guardo mio figlio e mi sembra di sognare, mi chiedo se sia vero”. 
          Vanessa, la vostra primogenita, ha ora sette anni: come vive il rapporto con questo fratello, dopo averlo così tanto atteso e dopo aver subìto il vuoto lasciato da Gabriele?
          “Lei è come una mammina per lui, è felicissima, ringrazia il Signore. L’altro giorno ha preso Michele in braccio e fissandolo, gli ha detto “’io ti proteggerò per sempre’”. 
          Vanessa fece in tempo a conoscere Gabriele giusto la sera prima che morisse, fu quasi un dono del cielo: lo vide di sfuggita mentre veniva portato a fare una risonanza… Parla mai di lui?
          “Si, molto spesso: dice che le manca. Lei ha molto chiaro che Michele e Gabriele sono due persone diverse. Alcuni giorni fa siamo passati davanti al cimitero, è voluta entrare, e dinanzi alla tomba del fratellino, si è messa a raccontargli del nuovo arrivato. Gli diceva “quando Michele sarà grande gli parlerò di te, gli racconterò la tua storia”. E poi con molta serenità si è messa a ripulire la lapide dalle foglie, a sistemare le piante… con amore, con cura. La stessa cura che riserva al nuovo arrivato, quando vuole cambiargli il pannolino”.
È una maturità insolita, per una bambina così piccola. Da cosa deriva, secondo te?
          “Credo dipenda da come ha visto noi vivere la perdita di Gabriele. L’ha vissuta da protagonista, non l’abbiamo messa da parte; era anche il suo dolore, non solo il nostro. Lei ha potuto così elaborare il suo lutto, nel suo modo. Alcune volte quando mi vede triste, mi dice: “mamma, non essere triste, sorridi”. Lei mi dà gioia e forza. Ringrazio Dio che la morte di Gabriele è successa quando avevo già Vanessa. Se non avessi avuto lei, non so se ce l’avrei fatta ad uscirne fuori. Lei mi ha costretta a vivere, a pensare anche alla sua, di sofferenza, a continuare la mia maternità. Ci siamo fatte forza entrambe. Anche nel corso di questa gravidanza, quando sono andata a fare la morfologica, lei ha “sentito” l’importanza di quanto andavo a fare e il carico di ansia che mi portavo dietro. Al mio ritorno, timidamente mi ha chiesto “mamma, allora…?”. E quando le ho detto che il suo fratellino stava benissimo, ha saltato dalla gioia. 
          Bianca, qualcuno un giorno ha detto che gli esami non finiscono mai. Oggi sei alle porte di un altro evento molto forte, e doloroso: la partenza di tuo marito (carabiniere paracadutista, ndr) per l’Afghanistan, la prossima settimana. Come stai vivendo questo momento?
          “Quando l’ho saputo, l’ho presa male ma ora mi sto dando forza. In questi quattro mesi dovrò pensare ai miei figli. Passeranno, i miei figli mi daranno la forza e come sempre non accenderò il televisore per vedere il telegiornale!” 
          Queste missioni sono ritenute importanti da molti governanti del nostro paese. Ci sono popolazioni che hanno bisogno dei nostri militari, ma per voi mogli il vissuto è un altro. Cosa diresti a chi ha il potere di mandare o far tornare questi ragazzi?
          “Direi loro che dividono le famiglie. C’è un’utilità sicuramente, perché gli italiani sono sempre in prima linea quando devono aiutare le altre popolazioni, ma purtroppo il prezzo da pagare è spesso troppo alto per le famiglie. In questi giorni, con la perdita di Ranzani, un altro militare, il mio cuore ha sanguinato e ho subito pregato, dicendo ‘Signore, spero che riporterai mio marito a casa in piedi’”. 
Sei ancora molto giovane, hai 32 anni, lo stesso tuo marito: pensate di volere altri figli?
          “Sinceramente no! Anche perché considerando quelli persi prematuramente con aborti spontanei, abbiamo concepito in tutto sette figli. Non ne vorrei altri, per non dover subire altri interventi, visti i due cesarei già fatti e altre vicissitudini. Certo che se dovesse arrivare un altro bambino che sfugga ai programmi, lo accoglieremmo comunque con gioia! 
          E questo, cari amici, è l’ottimismo di Bianca, che altro non significa che una sana fiducia nella vita. Fiducia che tutti dovremmo imparare ad avere, fondando sulla consapevolezza che ogni evento della nostra vita, anche il più doloroso, è portatore di buone notizie. Notizie che vogliamo contribuire a raccontarvi per aiutare anche voi a vivere immersi in questa fiducia, in questa serenità.
 
Sabrina Pietrangeli Paluzzi
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