Gli occhi... dell'ultima ora di scuola

Ho letto con attenzione questo intervento-testimonianza e mi sono chiesto da quale vita potesse nascere.

Gli occhi… dell’ultima ora di scuola

da Quaderni Cannibali

del 11 giugno 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));            E’ l’ultima ora di “scuola di Religione” per la mia quinta A: classe enigmatica per molti colleghi, un po’ sorniona, talora omertosa. Non è stato facile vivere un anno tra le loro segrete intese che talvolta sfociavano in caricaturali imitazioni degli insegnanti, appena accennate durante la mia ora.(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

           Li invito ad uscire dai banchi (è tutto l’anno che li sfido a dire “io”…) portandosi appresso la scomoda seggiola divenuta piccola in questi cinque anni di scuola. Li faccio sedere in quella terra di nessuno abitata dal vuoto che si crea tra cattedra e banchi. Dico loro di stringersi tutti attorno a me che li voglio sentire vicini. Li guardo a uno a uno, come figli, in un silenzio che li imbarazza: avverto tutta la fragilità di questi giganti e la mia che vorrebbe trovare parole che rimangano dopo il suono dell’ultima campana.

           Poi, ad occhi chiusi, racconto loro il mio gioco di fantasia: «Sto pensando a voi tra qualche anno, alle vostre strade di adulti, alle famiglie che farete, a chi diventerete e sto vedendo la bellezza degli uomini (purtroppo ho solo maschi in classe!) che potete essere. Sì, proprio voi che siete stati la più assurda classe del nostro Istituto. Non date retta a chi vi dice che non valete niente, che fuori c’è la crisi e sarà difficile per gente come voi trovare spazio.

           La crisi è una splendida occasione per cercare gli occhi di un altro. Vi ricordate Will ne “Il circo della farfalla”, “un uomo a cui Dio stesso ha voltato le spalle”, destinato a passare la vita come fenomeno da baraccone? Passa Mendez il direttore del “Circo della farfalla”, lo guarda negli occhi come amico e lo sfida a trovare quell’anima coraggiosissima che gli farà spiccare il volo, lui bruco diventato farfalla.

           Voi siete Will; vi vedo già fuori dalle mura di una scuola che vi è stata stretta e che forse ha tradito in parte le vostre attese. Caspita che uomini potete diventare! Tutti, anche chi tra voi si sente il nano delle sue paure. Non è inibita la speranza per voi, ci vogliono solo occhi attenti…».

           Racconto loro alcune storie: quella dei miei principi - i diversamente amabili, come li definisce Gina, mamma di un ragazzo autistico - che quest’anno gestiranno il bar del circolo nautico di Chioggia nella sontuosa cornice della laguna veneta; quella di una scuola dell’infanzia intitolata quella mattina stessa a madre Teresa, e dei bambini vestiti in bianco azzurro che cantavano di quella piccola donna, la matita di Dio, che incontreranno ogni mattina entrando a scuola in un gigantesco cartello che Opera Baldo ha voluto regalare.

           «La speranza ha bisogno di volti, di nomi, di occhi che incontrino i nostri. Pensate agli occhi di Milano, di quella folla che si è fatta incontrare dagli occhi di un uomo mite e deciso. Gli occhi della speranza bisogna cercarli, desiderarli, guardarli come quelli della vostra ragazza… Quelli del Papa sono profondi, vedono più in là, avete sentito quando ha parlato del Paradiso che sarà “… come ai tempi della mia gioventù e così possiamo pensare di andare a casa andando verso l’altra parte del mondo…”».

           Suona l’ultima campana, le altre classi escono e sbirciano il nostro strano cerchio al centro dell’aula; qualcuno chiede se è l’anonima alcolisti…Per una volta la lezione va avanti oltre l’orario: si sa che gli occhi sono prensili…Mentre escono stringo la mano a ciascuno e li consegno a una Speranza che sono certo incontreranno negli occhi di qualcuno. Buon vento, ragazzi! Il Vostro prof.

Piergiorgio Bighin

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