Ho detto che bisognerebbe accusare i paesi occidentali di delitto di non assistenza a migliaia di persone in pericolo. Oggi rinnovo l'accusa, anche se cade nel vuoto. Brutta notizia: stasera ci sono i primi due casi di colera.
I ribelli del Movimento 23 Marzo hanno preso il controllo della città di Goma, praticamente senza sparare: l’esercito regolare ha abbandonato il campo, mentre i ribelli sfilavano nella periferia del capoluogo del Kivu settentrionale.
Restano, a protezione della popolazione, i caschi blu, che finora avevano appoggiato l’esercito regolare. Molti, qui, si sentono traditi: “Ci sentiamo abbandonati dal governo del presidente Kabila, non sappiamo cosa fare. Le forze di pace delle Nazioni Unite sono completamente inutili, sono stati a guardare i ribelli che prendevano la città, senza reagire. Ci sentiamo traditi”.
Una fonte dell’ONU ha confermato che, visto il ritiro delle truppe regolari, i caschi blu hanno rinunciato a difendere la città, anche per non mettere inutilmente a rischio la popolazione. Per il governo di Kinshasa è una pessima giornata. Il presidente invita comunque a mantenere la calma: “È difficile dire che dobbiamo restare calmi, ma in effetti dobbiamo mantenere la calma. Il Congo deve continuare a prepararsi e mobilitarsi”, ha detto il presidente Kabila mentre i ribelli prendevano il controllo dei posti di frontiera con il vicino Rwanda.
La situazione a Goma (20 novembre)
Albino, volontario VIS, riesce a raccontarci con questo video cosa sta accadendo a Goma. Il Centro Don Bosco Ngangi ha aperto le porte a tutti gli sfollati e i profughi. La maggioranza sono bambini. Le persone accolte sono oltre 10mila oltre i 3300 bambini e giovani che normalmente frequentano il Centro Ngangi tutti i giorni.
Abbiamo passato una giornata tranquilla: ieri notte ci sono stati scontri a fuoco fin verso le 23, poi silenzio. Stamattina abbiamo saputo che i ribelli dell’M23 hanno occupato i quartieri Nord di Goma (tra i quali Ngangi), hanno circondato l’aeroporto e continuato ad avanzare verso ovest. Durante tutta la mattinata, ci sono stati tiri, sempre più lontani per noi. A mezzogiorno praticamente tutta la città era in mano ai ribelli. I soldati dell’esercito regolare si sono ripiegati verso Sake, a 30 km da Goma. La radio nazionale dice che preparano la riconquista della città e della regione. Se è così, la popolazione di Goma dovrà ancora soffrire molto. Ci sono stati tanti morti tra i militari e anche tra i civili, uccisi da pallotole vaganti o da bombe fuori bersaglio. Speriamo che la saggezza dei dirigenti e la pressione internazionale impongano una soluzione pacifica che rispetti i diritti della gente e dei bambini. Oggi avremmo voluto celebrare la giornata commemorativa della Convenzione dei diritti dei bambini, avevamo previsto un bel programma per gli allievi della scuola: ci siamo accontentati di dare qualche biscotto nutritivo ai circa 5000 bambini rifugiati nel Centro Don Bosco.
A Ngangi, oggi è stata una giornata di attesa. I rifugiati si sono sistemati meglio nelle aule, le mucche – rifugiate anche loro – sono state portate al pascolo fuori. Data l’insicurezza in città, i camions delle ONG non hanno potuto portarci l’acqua, il cibo, i medicinali. Per fortuna, il pericolo del colera sembra ristretto a pochi casi. Nel pomeriggio, quando si è saputo che la città era interamente nelle mani dei ribelli, le famiglie dei dintorni che si erano rifugiate nel Centro per avere una più grande sicurezza sono ritornate a casa loro. Prevediamo che il movimento di ritorno potrà continuare ed allargarsi domani: pensiamo di dare, con l’aiuto del PAM (Progamma Alimentare Mondiale), un po’ di cibo per i primi giorni. Per i profughi che vengono da più lontano, speriamo che la Croce Rossa possa organizzare dei convogli di camion. Il Centro potrebbe svuotarsi in una settimana, per permettere ai 3300 allievi (dalla scuola materna alla scuola professionale) di ritrovare le loro aule e di riprendere i corsi interrotti.
Grazie a tutti voi che ci avete scritto, che ci sostenete con la preghiera e la solidarietà. I vostri messaggi ci fanno bene. Qualcuno mi ha chiesto che cosa può fare per aiutarci. Ho risposto: far girare l’informazione, per creare un movimento di opinione pubblica capace di far pressione su quelli che ci governano, perché facciano di tutto per mettere la parola fine alla guerra che in questa regione dura da quasi 20 anni.
Per un eventuale aiuto economico, si può passare attraverso il VIS:
INTESTAZIONE CONTO: VIS
BANCA: BANCA POPOLARE ETICA
IBAN: IT70 F050 1803 2000 0000 0520 000
BIC/SWIFT: CCRTIT2184D
Causale: per i rifugiati di Ngangi-GOMA.
Siamo senza elettricità, rispondiamo quando possiamo ai messaggi. Nel nostro dispensario è nato un altro bambino, il quarto in questi tre giorni. Viva la vita!
Grazie di nuovo, in comunione di missione e di preghiera.
Piero Gavioli
La situazione a Goma (19 novembre)
19 novembre 2012, 23,10
(da una conversazione Skype con Sara)
Sono di ritorno a Ngangi da stamattina, dopo aver passato cinque giorni a Kigali, dove ho partecipato, con 230 giovani della diocesi di Goma, all’incontro organizzato dalla comunità di Taizé e dalla Chiesa ruandese. Stamattina tutto era calmo, i negozi erano quasi tutti chiusi, idem le scuole, tutta la gente per strada, per aver notizie e sapere cosa fare. Poi ora, alle 14 e 45, gli spari.
Ci sono scontri tra M23 e FARDC (Forze armate della RDC), a qualche km da Ngangi (tra Kanyaruchinya e Monigi, secondo il rumore degli spari). Abbiamo aperto le porte a varie migliaia di profughi, arrivati da sabato scorso dal campo di Kanyaruchinya. Ufficialmente c'era un cessate il fuoco, ma non è durato. Ci sono tiri di fucile, e anche di mortaio o di cannone, i serabatoi vicini all'aeroporto stanno bruciando. Perché? Non so fin dove arriverà la follia degli uomini.
I rifugiati sono nella grande sala, nelle classi, in qualche tenda sul terreno di basket. Il governo vorrebbe che andassero tutti a Mugunga (un campo profughi all’altra estremità della città), ma è impossibile, e forse troppo tardi. La maggior parte dei rifugiati sono donne e bambini. La Monusco sta a guardare, in modo scandaloso.
Goma non è occupata, il governo regionale si è ritirato ieri a Bukavu, c'è la polizia, i soldati ieri erano scappati - per mancanza o incoerenza di ordini - ma sono ritornati sulle loro posizioni ieri notte e ora hanno ripreso a battersi.
Abbiamo il necessario per vivere. Ma se, come stiamo facendo, diamo da mangiare ai profughi, fra poco non avremo più nulla neppure per i nostri interni. Abbiamo avuto acqua dal CICR, con qualche biscotto, e promessa di cibo da parte del PAM. Siamo sostenuti anche da War Child e NRC.
Il personale del Centro è al lavoro, presente e molto generoso, ha fatto il censimento dei nuclei famigliari dei profughi: ci sarebbero circa 2500 “famiglie”, con in media due bambini per famiglia, per un totale di 6 o 7 mila persone. Sono rimasti con noi tre volontari del VIS: Monica è in prima linea, per fortuna è qui con la sua esperienza, e Albino e Carmen con il loro savoir faire per l'acqua e per tutto.
Brutta notizia: stasera ci sono i primi due casi di colera.
Sabato scorso sera ho partecipato alla videoconferenza organizzata dal VIS. Ho detto che bisognerebbe accusare i paesi occidentali di delitto di non assistenza a migliaia di persone in pericolo. Oggi rinnovo l'accusa, anche se cade nel vuoto.
Sara, che era a Ngangi al momento della guerra del 2008, aggiunge (via Skype, da Haiti, dove si trova): di non assistenza e di sostegno militare a tutti i gruppi per mantenere lo stato di disordine e continuare ad aproffitarne. Dalle foto di Albino che ho ricevuto, mi sembra di rivivere il 2008, tutto uguale: stesse situazioni stessi volti, stessa disperazione della gente.
Monica, presente ora a Ngangi, commenta: Nel 2008 non c’erano armi pesanti, non ci sono stati scambi di spari così a lungo. Stiamo andando verso la guerra.
Concludo: Di fronte alla follia degli uomini (al “sonno della ragione”), ci rifugiamo tra le mani del Signore. Sta deviando le pallotole perse: gli abitanti di Ngangi sono tutti vivi, ieri notte è nato un bambino, figlio di una profuga. Pregate perché il Signore ci dia il coraggio di fare tutto quello che possiamo fare, per questi fratelli e sorelle disperati e rassegnati, per i bambini e i grandi che non capiscono perché.
Dalle 20,15 non si sentivano più spari. Hanno ricominciato alle 22 e 45, e continuano in questo momento.
Piero Gavioli, Ngangi
19 novembre 2012, 21,30.
Piero Gavioli
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