Teresa D'Avila ce l'ha fatta: ha il suo "angolino di cielo". Il monastero di San José, nulla più di una semplice casa, è finalmente consacrato, e le prime monache vi entrano in una calda giornata dell'agosto 1562. Vi si osserva la regola carmelitana originale: stretta clausura, vivere di elemosina, digiuno.
del 31 agosto 2011
 
 Teresa d'Avila, la santa riformatrice
Carta d'identità
Nome&Cognome: Teresa de Cepeda y Ahumada Residenza: Avila (Castiglia, Spagna)Nata il 28 marzo 1515Morta il 15 ottobre 1582Professione: religiosa, mistica, dottore della Chiesa           Teresa ce l'ha fatta: ha il suo 'angolino di cielo'. Il monastero di San José, nulla più di una semplice casa, è finalmente consacrato, e le prime monache vi entrano in una calda giornata dell'agosto 1562. Vi si osserva la regola carmelitana originale: stretta clausura, vivere di elemosina, digiuno.
Sembra arrivato il momento del riposo, dopo tante fatiche.
Eppure scrive:
'Mi veniva spesso da pensare che Dio nel ricolmare quelle anime (parla delle sue compagne) di tante ricchezze, doveva avere una qualche grande finalità.' 
E ancora:
'…parendomi molte volte di essere come una persona in possesso di un grande tesoro e desiderosa di farne parte a tutti... '
           Proprio in quel periodo le arrivano da lontano tristi notizie: la Riforma di Lutero ha spezzato l'unità della Chiesa, cristiani contro altri cristiani combattono nelle guerre di religione scoppiate in Francia. Ne è sconvolta, ma nello stesso tempo ne capisce le cause: troppi consacrati sono stati infedeli alla propria vocazione. E non può che constatare che nella sua epoca anche la vita religiosa è decaduta.
Come se non bastasse, deve ascoltare racconti terribili provenienti da quelle Americhe dove un suo fratello, Antonio, era 'morto per la difesa della Fede'. Scopre le terribili atrocità subite dai nativi ad opera di certi conquistatori spagnoli, e di come in questa maniera invece di incontrare la Chiesa ne venissero allontanati. 
Teresa è afflitta, tanto da credere che la colpa di questi fatti sia sua:
'Forse sono proprio io quella che Ti ha incollerito con i suoi peccati, al punto di far piombare sulla terra tanti mali.'
Ma la santa non si perde in lamenti e commiserazioni e promette a Dio di fare 'quel poco che sta in me'. 
          E che cos'è quel 'poco'? Dopo diversi segni, consigli, richieste, lo capisce. Non la guida di un piccolo conventino sperduto bensì il disseminare per tutta la Spagna tante comunità, simili a quella che era riuscita a creare ad Avila. Tale sarà l'opera di Teresa che verrà ricordata come la Riformatrice dell'Ordine Carmelitano: alla sua morte nella penisola iberica c'erano già sedici piccoli monasteri modellati su quello originale.
Non si tratta però di un semplice girare per il Paese trattando e accordandosi per far sorgere le comunità. Deve soprattutto districarsi tra consigli sbagliati, ordini, invidie, sospetti. Deve subire anche un'indagine dell'Inquisizione, e viene a sapere che il nunzio pontificio la considera 'una donna disobbediente e vagabonda che va contro gli ordini del Concilio di Trento'. 
          Teresa sopporta tutto con pazienza, è la forza datale dalla sua passione per Cristo. Continua a diffondere il suo modo di vivere la preghiera, molto diverso da quello del tempo. Infatti era pensiero comune ritenere la preghiera come una 'fuga' dalle preoccupazioni terrene, verso il tranquillo mondo di Dio. Invece Teresa insegna che proprio la Chiesa con i suoi problemi, le sue sofferenze, le persone che la compongono, deve essere non solo lo scopo del dialogo con Dio bensì anche ciò che lo costituisce.
Ma la vita frenetica condotta dalla monaca non basta: Teresa scrive, scrive tantissimo. Non è una cosa comune nella sua epoca. Chiunque avesse potuto visitare una biblioteca cristiana del Seicento avrebbe trovato pochissimi testi scritti a una donna. L'oramai cinquantenne Teresa, stanca e desiderosa solo di potersi ritirare nel suo monastero, si trova (puramente per obbedienza) a riempire pagine e pagine dei suoi pensieri. Di fatto è la prima scrittrice donna nella storia della Chiesa.
Ci lascerà tra gli altri testi la storia del suo percorso interiore, la Vita, le cronache sulla nascita dei suoi monasteri nelle Fondazioni, e il suo capolavoro nel Castello interiore. In quest'ultima opera ella descrive l'anima come un castello ricco di migliaia di stanze, disposte concentricamente attorno alla dimora centrale nella quale abita Dio, e il percorso necessario per giungere a Lui. 
          Tra visite estenuanti per tutta la Spagna, lunghe pagine riempite d'inchiostro, fatiche quotidiane, la vita della santa scorre velocemente.
Oramai Teresa ha 67 anni quando un ultimo viaggio, ubbidientemente affrontato dalla santa, si rivela troppo per il suo fisico. Stremata, la troviamo circondata dalle sue figlie nel monastero di Alba de Tormes.
Infine, felice per potersi finalmente ricongiungere col suo Sposo, rimette la sua anima a Dio. È una sera d'ottobre del 1582. Come ultimo regalo lascia una scia di piccoli miracoli. Tra questi, uno colpisce per la sua delicatezza. Proprio sotto la finestra della cella dove Teresa sta per spirare un piccolo alberello rinsecchito, che non aveva mai dato fiori né frutti, all'alba dell'indomani viene trovato coperto da candidi fiori.
Un regalo da parte dello Sposo che Teresa aveva tanto amato, ma da cui sicuramente ancor pi√π era stata amata.
           Queste massime sono state scritte da Teresa su un segnalibro che teneva nel breviario. Evidentemente le riteneva così importanti da volerle sempre poter avere sotto gli occhi.
Niente ti turbi - Niente t'attristi,tutto dilegua -Dio non si muta,con la pazienza - tutto t'acquisti,manco di nulla - se hai Dio nel cuor: basta il suo amor. 
Doriano Peruzzi
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